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La posta elettronica “per il resto di noi”

Mail 6 ha forse tutto ciò che serve in un moderno client di posta elettronica, ma c’è quel forse che continua a spingere gli sviluppatori verso nuove proposte e a far sperare certi utenti nostalgici.

Il web come soluzione
Sono sempre più gli utenti che gestiscono la propria posta elettronica direttamente dal web e le software house, Apple inclusa, si sono sforzate per darci interfacce in tutto e per tutto simili. Prendiamo Mail 6.5 e la corrispondente versione web mail accessibile da iCloud: sfidiamo neofiti ed esperti a individuare al primo colpo se siamo di fronte al client o alla versione web-based.

In passato, con i server che usavano perlopiù il protocollo POP (post office protocol), era necessario scaricare tutti i messaggi sul computer e di questo si interessava appunto il client, ossia il programma di posta elettronica. In genere avevamo solo un computer e la posta si controllava una volta al giorno, magari di sera dopo il rientro a casa. I messaggi venivano spediti sempre dallo stesso computer e tutto il nostro archivio, costituito peraltro da centinaia e non da migliaia di e-mail come oggi, era custodito nel disco rigido dell’unico computer.

Negli anni ‘90, grazie ad Apple che nel 1991 introdusse per prima il layout, ancora in uso oggi nei portatili, con tastiera in posizione addossata allo schermo e lo spazio per la trackball e le aree per appoggiare i polsi più vicino all’utilizzatore, ci fu un’impennata di vendite di computer portatili. Con la diffusione dei laptop iniziarono i primi problemi di gestione dei messaggi perché il protocollo POP non permetteva agevolmente, e comunque con peripezie non alla portata dell’utente medio, la sincronizzazione della posta. Accadeva così che un messaggio spedito dal portatile non fosse visualizzabile nel computer di casa e viceversa.

Per i messaggi in arrivo era possibile operare una sorta di sincronizzazione, settando il client in maniera tale da lasciare tutti i messaggi sul server e di trasferire una copia sul disco rigido. In questo modo al successivo lancio del programma da un altro computer sarebbe stato possibile effettuare di nuovo il trasferimento di tutti i messaggi. Anche se i messaggi non erano voluminosi come quelli di oggi e non erano formattati in HTML, ma in modalità solo testo, la lentezza delle connessioni di quel tempo rendeva l’esperienza di “scaricare la posta” molto poco gratificante (col modem si arrivava al massimo a 56 kb al secondo, contro i 5-10 megabit, ossia 5000-10.000 kb, di oggi).

Qualcuno, per avere tutte le cartelle sincronizzate, sia quelle in entrata sia quelle in uscita, si inventava stratagemmi e work-around come dicono gli anglofoni: chi scrive, ad esempio, era solito viaggiare con un floppy su cui aveva installato il suo programma preferito e da qualsiasi computer gli fosse fornito era in grado, lanciando il programma direttamente dal floppy, di avere sempre a disposizione l’intero archivio dei propri messaggi. Coll’aumentare delle dimensioni dei file è quindi passato agli ZIP da 100 MB e infine, con l’avvento della USB, alle chiavette. Ha tenuto duro finché il suo programma preferito, Eudora, non ne ha più voluto sapere, rifiutandosi di funzionare con gli OS X più recenti, a causa del mancato supporto di Rosetta da parte di OS X 10.7 Lion e 10.8 Mountain Lion.

Nel corso degli anni, il protocollo POP è stato affiancato dal più moderno IMAP (Internet Message Access Protocol) che consente la sincronizzazione delle cartelle, sia in entrata sia in uscita, ma al tempo stesso permette l’utilizzo anche in modalità off-line, come accadeva per POP. Questo significa che una volta scaricata la posta, anche se in questo caso à preferibile usare il concetto di sincronizzazione tra client e server, i messaggi continuano a essere accessibili anche se il computer non è più collegato a Internet. Un simile approccio è comodo perché i messaggi non devono più essere rimossi dal server e in qualsiasi momento, da qualsiasi parte del mondo siamo in grado di accedere al nostro archivio.

È evidente che per un funzionamento a prova di errori serve un bel po’ di spazio, oggi misurabile in termini di gigabyte. Ecco così spiegato il fiorire di servizi come Gmail, Dropbox, iCloud ecc.

Per concludere la carrellata introduttiva non resta che spiegare come il passaggio tra client IMAP e sistemi webmail sia stato davvero breve: con le tariffe flat alla portata di tutti, in molti sono passati alle soluzioni web-based e lentamente i programmi di posta, i client, sono stati trasformati dagli sviluppatori al punto da renderne le interfacce del tutto sovrapponibili.
Dopo questa introduzione sembrerebbe che ormai i client abbiano i giorni contati, soprattutto, potrebbe aggiungere qualcuno, in considerazione dell’ampia diffusione di smartphone e tablet. Invece, in questo settore si sta verificando un processo in controtendenza: non sono le soluzioni per dispositivi mobili a copiare da quelle per computer, ma esattamente l’opposto.

Seguiteci in questo ragionamento, prima di passare in rassegna le soluzioni più gettonate come eventuali sostituti di Apple Mail. La maggior parte degli utenti di computer usa l’e-mail attraverso il web, mentre qualsiasi smartphone o tablet è dotato di un client proprietario per la posta elettronica: di fatto si è assistito a una sorta di inversione di tendenza in cui gli utenti di computer usano il web e quelli di dispositivi mobili le App specifiche, di fatto dei client in carne e ossa, magari senza rendersene conto. Chi scrive ha fatto una breve indagine tra un discreto numero di studenti universitari per scoprire che la maggior parte di essi non ha alcun client configurato per la posta elettronica e che accede semplicemente tramite webmail, lamentando la farraginosità del computer “che ti obbliga a cambiare pagina per ogni account”.

Una delle situazioni più divertenti era quella di una studentessa che per accedere ai suoi tre diversi account su Gmail, Hotmail e Yahoo, usava, rispettivamente, Chrome, Firefox e Safari, identificando ciascun browser come un diverso client configurato per uno specifico servizio: “ma perché non fanno come sull’iPhone che i messaggi dei diversi account te li ritrovi tutti lì insieme, come gli sms?”. Le software house queste cose le sanno, meglio di noi: i nuovi programmi di posta elettronica non hanno potenti capacità di catalogazione e di ricerca perché in questo campo gli account gestibili con webmail offrono molto di più di quello che un client potrebbe offrire. Prova ne sono le difficoltà che certi sviluppatori stanno incontrando nel tentativo di replicare le impressionanti funzioni dei client storici degli anni ‘90 (vedi box: we want Eudora).

Ecco così che nell’arena dei client alternativi a Mail non ci sono solo soluzioni professionali (i professionisti e le aziende peraltro hanno già saltato il fosso e si sono dotati di servizi specifici come quelli di cui abbiamo parlato nel numero di Gennaio), ma una quantità di programmi che cercano di replicare sul desktop la freschezza e la semplicità d’uso dei client per iOS. Come dire: quando il Mac va a lezione dall’iPad…

Cambiare o no?
In passato, fatta eccezione per un paio di tentativi, forse prematuri di Apple (Cyberdog ed eWord), i Mac user erano costretti a soluzioni di terze parti e gli unici contendenti erano Claris Mailer ed Eudora. Poi con OS X Apple, dapprima in sordina, poi con prepotenza, si è affacciata nel settore dei client di posta elettronica con Mail. Negli anni, Mail ha subito un lento e progressivo affinamento e con la versione 3, fornita di serie con Mac OS X 10.5 Leopard, ci trovammo finalmente di fronte a un software completo, moderno e gratuito! Vediamo perciò cosa offre Mail.

Apple Mail 6.5
Mail, nella versione 6, ha mantenuto l’interfaccia e l’aspetto della versione precedente a differenza di quanto era avvenuto nel passaggio precedente. Si nota come Mail, a differenza dei concorrenti, si stia indirizzando verso un utilizzo più professionale: prova ne è l’inclusione del comando di ricerca, attivabile tramite il comando Mela + F, o dal menu Composizione, per trovare parti di testo contenute nel corpo di singoli messaggi o di conversazioni. A uso e consumo dei neofiti, ricordiamo che l’organizzazione dei messaggi in conversazioni, thread, in Inglese, è una comoda funzione di Mail che permette di raggruppare tutti i messaggi con lo stesso oggetto sotto un unica cartella. Sempre a caccia di funzioni “pro” ci siamo imbattuti nell’attribuzione dello status di VIP a determinati indirizzi: per far ciò basta selezionare la stella che appare alla sinistra dell’indirizzo  e Mail aggiungerà l’utente bella cartella VIP nella colonna di sinistra dell’applicazione..
Una volta creato un VIP, il suo status ce lo ritroveremo anche in tutti i dispositivi iOS. Diciamo che con Apple Mail 6 anche gli utenti pro possono cominciare a dire addio al mastodontico Outlook, che a oltre due anni dall’introduzione non è ancora riuscito a far breccia nel cuore dei vecchi utenti di Entourage.

Thunderbird 16
Mozilla www.mozilla.com
Nemmeno questa ennesima versione riesce a convincere i più incalliti Mac user: troppe funzioni che Mail offre di default qui vanno aggiunte attraverso plug-in e add-on, ossia dei piccoli programmi che offrono funzioni aggiuntive. L’interfaccia ha tratto in inganno più di un Mac user di vecchia data, poiché somiglia molto, col suo look fine anni ‘90, a quella di Eudora.
Ma non facciamo confusione!
Sebbene ci sia stato un tentativo di ricreare un programma simile a Eudora, almeno nell’interfaccia, a partire da Thunderbird, quel progetto si è arenato ed è fermo a una vecchia versione.

Gli strumenti di ricerca sono però interessanti e veloci e ci sentiamo di consigliare Thunderbird a chi fosse alla ricerca di un client con questa priorità. Insomma, non proprio un programma per il resto di noi, ma così modulare ed espandibile da far felici i più smanettoni.
Ad esempio il programma offre la possibilità di inviare allegati voluminosi tramite file sharing, però, in luogo dei più noti, come Dropbox, Thunderbird di default propone tre servizi di archiviazione pressoché sconosciuti . Tutto ciò rientra forse nella filosofia degli sviluppatori Open Source, ma quando si sceglie un client di posta elettronica per lavorare, all’utente andrebbero risparmiate le lotte di religione.

MailMate 1.6
Freron http://freron.com
Proprio dalla pagina web del produttore gli sviluppatori ammiccano al Mac User più incallito con la classica frase “The email client for the rest of us”. Quindi, proprio con lo spirito del Mac user duri e puri ci siamo impegnati a valutare MailMate senza fare sconti di sorta e, pur con la severità di chi valuta un programma che si professa “per il resto di noi” prima ancora di mostrare le carte, dobbiamo ammettere che ci è piaciuto. Molto. MailMate non ama i messaggi in HTML e lo grida ai quattro venti: chi volesse continuare a farsi e farci del male, intasando la rete e le caselle dei malcapitati con improbabili messaggi colorati e variopinti, può sempre ricorrere a Markdown (http://daringfireball.net), un software open source, supportato da MailMate per la formattazione in HTML dei messaggi.
In effetti è un po’ riduttivo presentare Markdown come un programma per abbellire le e-mail.
Markdown è uno dei più potenti e intuitivi strumenti per la conversione di testi in HTML. Ne riparleremo in futuro, ora andremmo fuori tema. L’interfaccia è ancora più banale di quella di Apple Mail: sfondo grigio, cartelle in perfetto stile OS X.
Il programma, di default, non mostra le immagini nel corpo dei messaggi e questo ci pone al sicuro da phishing e simili. Ricordiamo che la maggior parte dei messaggi di phishing capiscono se abbiamo aperto o meno il messaggio in virtù di un minuscolo pixel, di fatto un immagine, inglobata nel testo e in grado di far sapere al malintenzionato che la nostra casella di posta è attiva.
MailMate supporta solo il protocollo IMAP, ma è in grado di importare velocemente e senza indugi le nostre cartelle. MailMate, in effetti, quando strizza l’occhio ai Mac User lo fa tenendo anche in considerazione gli utenti più smaliziati e così offre un set completo e modificabile di scorciatoie da tastiera. Infine, e qui siamo davvero a livelli di eccellenza, la funzione di ricerca è davvero completa, persino esagerata, anche per molti power user. L’interfaccia è configurabile a piacere nei classici pannelli o in viste alternative: c’è persino la vista “Statistics” che consente di sapere chi è che ci scrive più spesso e con quale client e ordinare le e-mail con il criterio che più ci interessa.
Insomma, gli affranti utenti dei monolitici programmi degli anni ‘80, Eudora in primis, e tutti i pro che fanno della ricerca dei messaggi il loro pane quotidiano non possono non provare MailMate.

Postbox 3.0.8
Postbox Inc. www.postbox-inc.com
Postbox è Thunderbird sotto mentite spoglie, anzi diciamo che ne è un po’ la versione a pagamento. Un utente poco smaliziato nemmeno si accorgerebbe delle sue origini, tanto pulita e moderna è l’interfaccia. Postbox, a differenza di MailMate, si rivolge a un’utenza più moderna e meno professionale: supporta Facebook, Twitter, Linkedin e Dropbox per un’esperienza assolutamente rilassante, nella certezza di gestire tutto dalla sua interfaccia chiara e lineare. Postbox ha un utile Inspector Pane, ossia un pannello con cui mostra le informazioni rilevanti del messaggio: link, date, orari, immagini e allegati. Un’altra comoda funzione, che evita di fare ricorso a programmi specifici come TypeIt4Me (www.typeit4me.com), è accessibile dalle preferenze, nel pannello Composizione e permette di salvare frasi da ripetere abitualmente all’interno dei messaggi. Una volta salvate queste frasi sarà sufficiente richiamarle dal menu Responses della barra dell’applicazione. Un ottimo sostituto di Apple Mail, anche se gli amanti dell’open source, soprattutto quelli che troppo spesso confondono il concetto di “open” con quello di “gratis”, potrebbero storcere il naso, apprendendo che ci vogliono 10 dollari per godere di un interfaccia più ordinata e di un programma più funzionale di Thunderbird!

Inky
Arcode Corporation 2012 http://inky.com
Ricordate l’esempio fatto nell’introduzione dell’utente che se ne andava in giro col floppy con il client favorito da dare in pasto a qualsivoglia computer in qualsiasi parte del mondo? Ebbene, Inky estremizza il concetto e lo porta ai giorni d’oggi sul cloud. Vediamo come. Il programma si incarica di conservare tutti i nostri parametri di accesso ai vari account di e-mail. Dal loro sito gli sviluppatori garantiscono che nessun dipendente dell’azienda potrà mai accedere ai nostri dati, in virtù del fatto che nel server di Arcode Corporation 2012, questo il nome della software house, non transita alcun messaggio: il programma conserva solo i parametri di accesso, criptati e accessibili solo con la password che l’utente sceglie al momento della registrazione. C’è da fidarsi, anche se in termini di privacy, l’accortezza non è mai troppa. Inky mostra tutte le mail di tutti gli account in un’unica finestra e si incarica di gestire in automatico la rilevanza dei messaggi per un’esperienza un po’ diversa dal solito. Non sappiamo se Inky farà breccia tra gli utenti meno evoluti, ma una prova va fatta.

MailForge 3
Macsimize Software www.macsimizesoftware.com
Questo programma merita un discorso a parte. Nell’ormai lontano 2007 uno sviluppatore lanciò dal suo sito la notizia che a breve sarebbe stato lanciato il progetto Odysseus per una nuova applicazione in tutto e per tutto simile al mitico Eudora. Da allora sono passati sei anni e il progetto Odysseus ha dapprima cambiato nome in MailForge e poi anche la proprietà. Ora la palla è passata a tre simpatici ragazzi che hanno fondato la Macsimize Software e si sono messi a lavorare alacremente sulle macerie delle versioni precedenti. Di tempo ne è passato e se forse nel 2007 un reale successore di Eudora sarebbe stato ben accetto anche da parte dei neofiti, oggi le cose sono cambiate e se all’utente base Apple Mail basta e avanza, per sperimentatori e utenti pro le soluzioni non mancano. Tra i client passati in rassegna ne citiamo due: Inky per i novizi e MailMate per i power user. Oggi, quindi, anche se gli sviluppatori di Macsimize riuscissero nell’intento di ricreare le funzionalità di Eudora, impresa peraltro gravosa, non siamo certi del successo di una simile applicazione, soprattutto in considerazione del fatto che i nostalgici ex utenti di Eudora sono pochi e che negli anni le alternative hanno fatto passi da gigante. Di fatto, al momento, MailForge è un software ancora in versione beta, e a detta di qualche utente del forum addirittura in versione alfa. A favore degli sviluppatori, sia di quelli attuali sia del precedente, va detto che gestiscono un ottimo forum attraverso il quale informano gli utenti dei futuri sviluppi, della road map e rispondono ai quesiti più disparati sulle molteplici funzionalità del programma. Purtroppo, il livello di conoscenza di certi ex utenti di Eudora è elevatissimo e, a nostro avviso, gli sviluppatori non conoscevano a fondo le caratteristiche del programma originale. Per questo motivo ne è scaturita una sorta di tela di Penelope, che dopo ben 7 anni non sta dando ancora i suoi frutti. Il programma, sia nell’interfaccia sia nelle preferenze si mostra ormai obsoleto e persino i più conservatori utenti di Mac ed Eudora hanno perso ogni speranza. Se i nuovi programmatori saranno in grado di fare il miracolo e di darci un programma stabile e in grado di permettere a chi ancora non è passato a OS X Lion e Mountain Lion, di fare il grande passo, noi saremmo i primi a parlarne. Per ora lo consigliamo solo a chi vuol provare l’ebbrezza di tornare agli anni ‘90.

Quindi?
L’abbiamo affermato diverse volte: l’e-mail è cambiata e con essa il nostro modo di interagire con questo importante strumento per comunicare con i nostri simili. In linea di massima possiamo concludere che se Apple Mail oggi offre forse anche più di quello di cui il normale utente necessita, esistono diverse applicazioni che colmano certe lacune introducendone di nuove. Sta all’utente capire di cosa ha bisogno e a quelli che fanno il nostro mestiere dare suggerimenti e far scoprire le nuove tendenze.


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