La piccola grande rivoluzione della tecnologia Rfid

La diffusione dei tag a radiofrequenza sta aprendo la strada a interessanti possibilità nell’ambito manifatturiero e della distribuzione. Si prepara un mercato vivace, in cui operano già molti fornitori It, tra cui Ibm, Intel, Microsoft, Sap e Sun.

Sono molti anni che è disponibile, ma è solo ora che la riduzione di costo ne sta alimentando la diffusione. Stiamo parlando della tecnologia Radio frequency identification (Rfid), ovvero di un sistema di identificazione automatica basato sulla comunicazione a radiofrequenza. Il sistema prevede l’uso di piccoli microchip dotati di un’antenna integrata, che vengono detti “tag”, e di un dispositivo di lettura a radiofrequenza. I tag possono essere passivi o attivi. Quelli attivi sono dotati di batteria mentre, quelli passivi, sono alimentati dalla corrente indotta dall’accoppiamento tra il segnale a radio frequenza generato dal sistema di lettura e l’antenna presente sul tag. In entrambi i casi il microchip provvede a modulare in modo opportuno il segnale ricevuto e a inviarlo al lettore, che lo converte in dati digitali. In questo modo è possibile memorizzare, all’interno di una di queste “etichette” miniaturizzate, alcune semplici informazioni per identificare e caratterizzare il prodotto su cui viene inserita.


Attualmente la tecnologia Rfid si indirizza soprattutto ai settori manifatturiero e della distribuzione in applicazioni che variano dalla gestione del magazzino e dei rifornimenti, ai sistemi di tracciabilità attraverso la filiera produttiva. Grazie alla tecnologia Rfid, infatti, è possibile registrare, documentare e tracciare la movimentazione di beni inventariati attraverso il magazzino centrale, durante la distribuzione o in vendita sullo scaffale. L’uso di questi tag espande le possibilità offerte dai tradizionali codici a barre (anche se il basso costo di questi ultimi non lascia prevedere, per ora, un passaggio di consegne), eliminando la necessità di porre in vicinanza tra loro il lettore e l’etichetta: è sufficiente che il tag Rfid si trovi nel range di azione del sistema di lettura.

Il fermento del settore


Il costo, oltre alla mancanza di uno standard unico, è stato finora il principale ostacolo per la diffusione Rfid. Attualmente il prezzo di un tag può partire da circa 40 centesimi, ma arrivare anche ad alcune decine di euro (in funzione delle caratteristiche), mentre per acquistare un lettore sono necessari quasi mille euro.


La realizzazione di alcune importanti installazioni, la riduzione dei costi indotta anche dallo sviluppo tecnologico e una maggiore attenzione verso un processo di standardizzazione, stanno ora alimentando in modo particolare questo mercato.


Tra le società che gli stanno dedicando attenzione vi è Sun Microsystems, che considera i sistemi di identificazione automatica una tecnologia “di rottura” in grado di rappresentare uno degli elementi chiave verso la realizzazione di un mondo in cui ogni cosa è connessa in Internet. Sun considera la tecnologia Rfid come un’estensione che si colloca all’interno del mondo dei Web service e ha reso disponibile un’infrastruttura che comprende hardware, software e servizi; è, inoltre, attiva sul fronte delle iniziative indirizzate alla definizione degli standard.


Anche Ibm, che ha avuto un ruolo nella ricerca che ha contribuito a definire la tecnologia, sta lavorando per fornire soluzioni ad ampio spettro nell’ambito Rfid. In particolare, Big Blue è impegnata nello sviluppo di middleware e si propone come consulente e integratore di riferimento per l’implementazione di progetti basati su questa tecnologia.

Un mercato nelle mire di tanti


La posizione di Intel sembra, invece, in fase di definizione. La società, dopo aver annunciato, l’ottobre scorso, la propria intenzione di non voler intervenire nel mercato Rfid (definito “penny-a-chip”) sembra stia rivedendo la sua posizione, forse in considerazione del fatto che le richieste attuali da parte di grossi player della grande distribuzione lasciano prevedere interessanti sviluppi. Intel, infatti, ha recentemente costituito il Product retail user group Epc (Electronic product code), insieme a retailer europei del calibro di Carrefour, Tesco e Metro. La tecnologia Epc prevede un sistema di numerazione a 96 bit per il tracciamento merceologico che si propone come successore dei codici a barre nell’ambito della supply chain per il retail e che si adatta a essere inserito all’interno dei chip Rfid.


Anche Sap ha recentemente annunciato una soluzione Rfid indirizzata al settore della supply chain e sviluppata appositamente per integrare, all’interno dei propri processi gestionali e delle funzioni Erp e Scm, i dati acquisiti attraverso le etichette Rfid. La soluzione di Sap è basata su Java e integra la nuova Sap Auto-Id Infrastructure. Attualmente è disponibile in versione pilota e il rilascio di una soluzione pacchettizzata è previsto per metà anno.


Non poteva mancare a questo appuntamento Microsoft, che ha recentemente annunciato il suo primo progetto pilota di Scm basato su Rfid per la società danese KiMs (il principale produttore di snack del Paese). La società di Redmond prevede di indirizzare i suoi prodotti verso società di dimensione media e il mid-dleware sviluppato per questo progetto pilota dovrebbe servire alla compagnia di Bill Gates per la fase di sviluppo e test in vista dell’integrazione Rfid all’interno del software Axapta Warehouse Management previsto per il prossimo anno.


Mentre questa tecnologia comincia ad affermarsi, si affaccia già il suo primo competitor. Si tratta di una tecnologia messa a punto da Wheels of Zeus (Woz), la società fondata dal co-fondatore di Apple, Steve Wozniak che, insieme a Motorola, sta mettendo a punto una soluzione di tracciamento per cose, persone e animali basata su tag a radiofrequenza e il sistema satellitare Gps. Il sistema Woz consentirebbe di estendere il range di tracciabilità su scala globale; ma i primi prototipi non si vedono ancora.

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