La Pa centrale verso il VoIp

Lo stato dei lavori in corso sull’infrastruttura di rete della pubblica amministrazione italiana.

Lo scorso anno è partito il progetto quinquennale Spc (Sistema pubblico di connettività), che ha raccolto l’eredità della Rupa, la Rete unitaria della Pa. La Rupa ha messo in rete 27mila siti della Pa, nel 94% dei casi con tecnologia Dsl e nel 70% con velocità superiore a 2 Mbps: un grande lavoro, che ha permesso, tra l’altro, la diffusione capillare dell’e-mail compiuto interamente da Telecom Italia dal 2000 al 2006 e coordinato dal Cnipa (centro nazionale per l’informatica nella Pa), agenzia della Presidenza del Consiglio che supporta operativamente il Ministero della Funzione Pubblica e dell’Innovazione.

Ora però, la Pa vuole fare un passo avanti: il nuovo progetto prevede la realizzazione di una rete multiservizio (fonia, dati e video) a uso della Pa centrale e la migrazione al Voice over Ip, oltre a nuovi sistemi di sicurezza.

A differenza della Rupa, l’Spc non è affidato all’operato di un solo provider ma di quattro, che hanno vinto la gara d’appalto aggiudicandosi quote differenti. Si tratta di Fastweb (60% dell’intero progetto), Bt Italia (25%), Wind (10%) e Telecom Italia (5%).

L’Spc, inoltre, ha un’appendice internazionale, la Ripa, destinata a collegare con l’Italia, in banda larga, le oltre 300 sedi diplomatiche (ambasciate e consolati), gli uffici della Difesa, delle Dogane e dell’Enit, presenti in 120 Paesi.

La rete multiservizio servirà anche per veicolare la telefonia Ip, consentendo di tagliare in modo significativo la bolletta telefonica attuale. Per il VoIp, sono stati coinvolti due vendor, con il ruolo di partner tecnologico dei provider: Avaya per Fastweb e Bt, Alcatel per Wind e Telecom Italia.

Emilio Frezza, responsabile dell’Area infrastrutture nazionali condivise del Cnipa, ha reso noto che, secondo stime cautelative, il risparmio rispetto alla spesa attuale potrebbe essere di almeno il 30% l’anno. Il manager ha affermato che «sarà anche possibile accedere in movimento a Internet e alle proprie banche dati utilizzando tecnologie Wi-Fi e telefonia mobile, in uno scenario in cui è garantito un elevato grado di sicurezza e di protezione dei dati sensibili dei cittadini e delle imprese».

Nello specifico, i lavori per la migrazione al VoIp hanno preso il via all’inizio del 2007, dopo un paio d’anni spesi in attività di analisi delle esigenze, studio dei percorsi di migrazione, verifica di compatibilità fra “vecchie” e nuove tecnologie e fra vendor differenti, compatibilità agli standard e via dicendo.

Un gruppo di lavoro, composto da diversi soggetti coinvolti, ha portato a produrre uno dei cosiddetti “Quaderni di Cnipa” con le linee guida per il VoiP nella Pa, di cui si è tenuto conto nell’indire la gara.

Patrizio Di Carlo, Sales Director di Avaya Italia, fa sapere che «il primo cliente con cui Avaya ha siglato il contratto, attraverso Fastweb, è Enac, Ente Nazionale Aviazione Civile, ed è attualmente in corso una sperimentazione con Inail. Gli enti che saranno coinvolti nel progetto sono una quarantina, per la parte di competenza di Fastweb e Bt, alcuni con dimensione particolarmente grande, come il Ministero della pubblica istruzione. Si va da qualche centinaio fino a 300mila utenti, numeri che richiedono una pianificazione della migrazione al VoIp su un arco temporale di 18-36 mesi».

In effetti, si tratta sempre di soluzioni miste, in cui il VoIp va ad affiancarsi alla telefonia tradizionale: «Nessun cliente di queste dimensioni – spiega Di Carlo – fa una migrazione completa al VoIp, per tante ragioni. Innanzitutto vuole capire se le nuove tecnologie sono affidabili quanto le precedenti e se hanno gli stessi livelli di servizio. Poi ci devono essere due condizioni di base: una rete dati di nuova generazione, che è l’oggetto principale della gara, che raggiunga tutte le sedi interessate, e delle reti locali su cui si possa far viaggiare anche la voce. Alcuni clienti già sono in queste condizioni, altri si devono adeguare».

Dal punto di vista dell’architettura, il contratto prevede due alternative: hosted o managed. In quest’ultima tutte le tecnologie VoIp, compresi in server che ospitano i software applicativi ed erogano i servizi, sono allocati presso il data center del cliente, mentre nella versione hosted i server sono presso il service provider.

Il principale vantaggio del passaggio al VoIp consiste nel fatto che le diverse amministrazioni possono parlarsi fra di loro senza spese. Infatti, lo scorso aprile è stata assegnata un’ulteriore gara per la realizzazione di un nodo di interconnessione per il VoIp che avrà il compito di interconnettere i domini realizzati da ciascun provider.

«Se l’Inail effettua una chiamata verso il Ministero dell’Agricoltura – esemplifica Di Carlo -, anziché transitare sulla rete pubblica, con tariffa a consumo, questa passerà, tramite il nodo di interconnessione, su una rete dedicata a Cnipa, come se fosse una chiamata interna». Questo vantaggio crescerà man mano che andrà aumentando il numero delle amministrazioni in rete.

Un altro beneficio è relativo alla mobilità del personale, che potrà essere raggiungibile anche fuori dalla propria stanza o in un altra pubblica amministrazione. In particolare, per il futuro il Cnipa prevede di introdurre l’integrazione fra fisso e mobile, cioè l’utilizzo di telefoni dual mode Gsm/Wi-Fi. Infatti, all’interno della Pa ci sono circa 1 milione di utenze mobili aziendali ed è noto che la maggior parte delle comunicazioni fra utenze fisse e mobili avvengono all’interno degli edifici. Con la voce sulle wireless Lan è possibile raccogliere queste chiamate, abbattendo notevolmente il costo del traffico mobile.

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