La nuova giovinezza di Turbolinux

La società chiude per la prima volta un esercizio in positivo e trova nuovi spazi sui mercati asiatici. E ora guarda all’India.

C’è una sorta di inversione di tendenza per Turbolinux. La
società, che per anni non è stata in grado di raggiungere la profittabilità, è
riuscita finalmente a chiudere un esercizio in nero, grazie alle strategie
attuate sui mercati cinese e giapponese, alle buone relazioni ormai intrecciate
anche a livello governativo ed evidentemente anche alla nuova considerazione
della quale Linux ormai gode.
Negli ultimi due anni la società ha vinto
importanti contratti con grosse aziende giapponesi (si parla ad esempio di
un contratto per 300.000 thin client in 5 anni), con le Ferrovie cinesi e con
alcune organizzazioni governative.
E proprio grazie a questi contratti si è
innestato una sorta di circolo virtuoso, che ha generato ulteriori vendite,
contribuendo di conseguenza allo sviluppo del business complessivo della
società, che per altro non è nota per la particolare economicità delle sue
soluzioni, ma è ugualmente riuscita a collocarsi come secondo player cinese alle
spalle di Red Flag.
E ora per Turbolinux pare sia iniziata una nuova fase di
espansione. Nel mirino il terzo grande mercato asiatico: l’India.
Qui la
società ha già iniziato la distribuzione dei suoi prodotti, ma sta cercando di
organizzare in modo differente il supporto, non solo ampliando la rete
distributiva, ma anche iniziando a creare una presenza diretta nel
Paese.

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