La Net Economy crea occupazione in Italia

Cresce il numero degli addetti ai lavori nel segmento dell’Ict. Ma non è tutto oro quello che luccica

Secondo l’ultimo rapporto
stilato dalla Federcomin, nel 2000 gli addetti del settore Ict sono saliti a
1.395.000, il 2% in più rispetto al 1999.
Per il 2001 e il 2002 si prevedono
rispettivamente un +3,1 e un +5,4%, vale a dire poco meno di un milione e mezzo
di posti di lavoro creati dalla Net Economy nostrana.
Secondo quanto emerso
dalle pagine del rapporto, i fattori ai quali riportare i dati di successo
sarebbero almeno quattro. Primo fra tutti una sostanziale stabilità
dell’occupazione nel segmento di mercato in esame, seguito da una crescita
sostenuta delle iniziative imprenditoriali legate alla Net Economy. Quest’ultime,
solo in parte compromesse dai cattivi risultati registrati, soprattutto
nell’ultimo periodo, dall’andamento del commercio elettronico di tipo B2C. La
sostanziale stabilità nell’area dei Media e della Comunicazione, unitamente alla
maggiore diffusione di Internet come strumento in grado di creare nuove
competenze, avrebbero fatto il resto.
Constatando la crescita esponenziale
degli accessi a Internet da parte delle aziende italiane di grandi, ma
soprattutto di piccole e medie dimensioni, Federcomin si è inoltre detta certa
che le aziende di casa nostra rafforzeranno sempre di più le proprie funzioni It
e Tlc. Sembrerebbe ormai assodata l’intenzione delle aziende di demandare sempre
di più all’esterno le attività a basso valore aggiunto, facendo ricorso a
competenze di tipo consulenziale, ma anche di sviluppo e supporto. Sempre più
spesso, nuove figure professionali come il tecnico di reti locali, lo
specialista di sistemi, il gestore di rete, il Web master, ma anche il
progettista di software applicativo, l’analista programmatore e l’esperto in
linguaggi e tecnologie multimediali, prenderanno il posto di quelle più
tradizionali.
Ma non è tutto oro quello che luccica. Se da una parte il
rapporto Federcomin invoglia all’ottimismo, dall’altra un’indagine conoscitiva
condotta online tra gli addetti ai lavori della Net Economy dall’U.p.e.i. dà
voce a una realtà diversa.
Pur confermando l’incremento dell’occupazione
nelle nuove aree di mercato, l’Unione professionale esperti informatici, ha
infatti denunciato come – soprattutto nel Mezzogiorno d’Italia – le condizioni
lavorative siano decisamente precarie. La denuncia nascerebbe dalla
constatazione che l’aumento dei siti di commercio elettronico non sempre
risponde a criteri di sicurezza sul lavoro e spesso non offre garanzie
assicurative e previdenziali a chi vi lavora.

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