La multicanilità di Credem, via Iona

In Credem è nata nel 1998 la prima idea di quello che Enrico Baldisserri (oggi responsabile organizzazione di Credemtel e fino a poco tempo fa coordinatore di progetto per l’istituto di credito emiliano) chiama «la virtualizzazione dei dati, consistent …

In Credem è nata nel 1998 la prima idea di
quello che Enrico Baldisserri (oggi responsabile organizzazione di Credemtel
e fino a poco tempo fa coordinatore di progetto per l’istituto di credito
emiliano) chiama «la virtualizzazione dei dati, consistente nel
disallineamento delle operazioni sull’host con la replica asincrona del
database su server di tipo Sql
». Un anno dopo è partita la seconda fase
del progetto, con l’aiuto di Hewlett-Packard e di Accenture (allora Andersen
Consulting), che avrebbe dovuto portare all’attuale struttura di servizi
multicanale per i clienti. Il gruppo di lavoro di Accenture ha scelto di
orientarsi tecnologicamente su Java in virtù di una maggiore solidità
dell’architettura proposta (J2Ee), e con un server Corba (di Iona) in
qualità di tool per l’orchestrazione degli oggetti di business. Il progetto
di multicanalità concepito da Credem doveva agire su un’architettura
che, sempre con le parole di Baldisserri, «da informativa doveva
diventare dispositiva, abilitando i dispositivi periferici, come le
postazioni Web dei clienti, i loro telefoni, i call center, a
intervenire direttamente sulle operazioni, in qualsiasi momento delle 24
ore
».
Il team di sviluppo del progetto, globalmente, ha coinvolto 20
persone di Accenture, 16 di Credem e 20 di Karana, per la
personalizzazione del gateway di front office, cioè BroadVision 6.0.
Nel
lavorare all’abilitazione della multicanalità, ha ricordato Baldisserri,
«non volevamo modificare il lavoro sul mainframe, e tantomeno il codice
Cobol o la struttura del Db2, ma volevamo tenerlo in azione, disaccoppiato
dalle attività multicanale che recepivano i dati, proprio a beneficio
dell’attività di tipo host
».
Tipicamente, queste attività o sono
informative (e sfruttano la replica notturna dei dati su database Oracle) o
dispositive. Per questo motivo è stato scelto un modello
“store&forward”, con uso di code di messaggi che provengono dal mondo
multicanale e che sono parallelizzate se trovano l’host impegnato a eseguire
operazioni pesanti, a seconda del tipo di richiesta che prevedono (cioè se
si tratta di un bonifico o di un banale estratto conto).
L’intervento di
Iona Orbix E2a è stato necessario per creare la logica di business
necessaria a mettere in connessione diretta l’host con i clienti
multicanale, anche se il mainframe sta svolgendo altre operazioni. Gli
oggetti di business che fanno questo lavoro sono scritti in Java e seguono
tutti gli avvenimenti su un database che contiene i dati dei clienti.
I
clienti multicanale interagiscono con Credem grazie alla presenza di uno
strato BroadVision, che è stato adattato alle reali necessità di
segmentazione d’utenza.
Di fatto, per Credem, BroadVision fa il server side
script, ovvero richiama i servizi Web e ricostruisce i dati da collocare sul
lato server.
Teniamo presente che il tutto serve 40mila clienti
cosiddetti “virtuali”, cioè il 10% del totale dei correntisti Credem (un
dato in linea con i rapporti che attribuiscono tale percentuale a tutto il
comparto bancario).
Con Iona Orbix E2a, quindi, in Credem hanno sdoppiato
gli oggetti di business sull’host e ricostruito la logica, in totali sette
mesi.

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