La lunga strada per l’e-business

L’evoluzione verso la net economy induce le aziende a una ridefinizione strategica e a nuovi modelli di business

Il processo evolutivo che negli ultimi decenni ha
portato all’affermarsi dell’economia digitale ha spostato il concetto di
valore dai beni di consumo all’informazione e, di conseguenza, ha
portato a un’evoluzione dai processi di business basati sulla
trasformazione dei beni materiali, a quelli determinati dalla
trasformazione delle informazioni.
L’evoluzione delle tecnologie degli
ultimi anni non ha fatto altro che accelerare ulteriormente l’elaborazione,
la distribuzione e la fruizione di queste informazioni, con il risultato di
rendere tutto più veloce.
In quest’economia veloce il servizio è venuto
ad assumere una vera proposta di valore, che ruota attorno agli aspetti di
tempo, personalizzazione e vantaggio competitivo.
In questa rinnovata
catena di valore, il cliente finale è quello che condiziona l’evoluzione
delle scelte produttive e di offerta in un processo inverso rispetto al
passato, in cui dapprima si individuano i mercati e solo successivamente i
prodotti con cui andare a coprirli.
Si tratta di una trasformazione che ha
portato all’interno delle aziende manifatturiere una rivoluzione nei
processi, passando da una successione di funzioni in modalità batch a una
distribuzione reticolare delle stesse, con la disseminazione di informazioni
e la massima riduzione possibile dei tempi di latenza.

Ripensare alla
strategia aziendale
Il modello di azienda richiesto
dall’e-business implica estrema flessibilità e capacità di relazione diretta
con ogni cliente. Per affrontare queste necessità si profilano nuove
modalità di fare business; alcune sono già sufficientemente mature, almeno
tecnologicamente se non come utilizzo, mentre altre cominciano a
profilarsi nei loro aspetti più essenziali, a testimonianza che stiamo
attraversando un periodo autenticamente di transizione.
L’evoluzione verso un
modello di networked company richiede innanzitutto di considerare la
strategia di e-business come parte integrante della strategia
corporate.
In questo modello l’azienda ridefinisce i rapporti con l’ambiente
di business e si apre, permettendo ai partner di entrare nei propri
processi. Tuttavia questa interazione è basata su convenienze reciproche
che possono anche essere transitorie, con la possibilità di rimappare
rapidamente le relazioni con i business partner.
L’azienda deve anche
predisporre un piano per l’elaborazione di progetti a breve implementazione
(in modo da poter cogliere le opportunità di mercato), concentrandosi solo
sulle funzionalità che rispondono alle effettive esigenze aziendali e
individuando criteri per misurare il ritorno e l’efficienza dell’azione di
business. Fare questo porta all’adozione di nuove modalità di intervento,
caratterizzate dall’integrazione tra sistemi, applicazioni e processi
(interni ed esterni), da tempi di latenza dei processi manuali minimi e
soprattutto in un’ottica virtuale: un obiettivo che gli americani
sintetizzano con molte “a”: anywhere, anytime, any device, any
application.
L’evoluzione delle infrastrutture di comunicazione (pur
suscettibili di ulteriori miglioramenti), ha certamente aperto le porte ai
concetti di anywhere e anytime, mentre la questione della compatibilità
tra device si sposta sull’adozione degli standard.
Elemento fondamentale
resta quello applicativo. La disponibilità di “any application” è
condizionata innanzitutto da una certa rigidità, dato che le applicazioni
aziendali sono pensate in genere in una logica di singolo fornitore; questo,
se da una parte risolve i problemi di compatibilità, limita la diffusione di
un modello autenticamente e-business.

I nuovi modelli di
business
Molte aziende affrontano la questione realizzando portali
in cui creare valore per i propri utenti ospitando al proprio interno tutte
le applicazioni e i servizi con una logica di fidelizzazione. Questo, da
un punto di vista generale, porta alla creazione di una serie di “mondi
business” ognuno autonomo e in competizione con gli altri con un aumento
della complessità generale. L’estremizzazione di questo approccio porta a un
modello di Internet mainframe, in cui cioè la società si pone come punto di
riferimento per qualsiasi tipo di utenti.
È una possibilità che si può
considerare per aziende con risorse enormi e capacità di agglomerazione a
livello mondiale, del calibro di Aol e simili. Un ulteriore elemento di
complessità è dato dal fatto che i portali devono essere multicanale e
personalizzabili in funzione del terminale di accesso.
Si tratta di un
approccio che alcuni considerano controcorrente rispetto a una tendenza che
porta verso servizi con una granularità più fine. Il profilarsi di un
aumento esponenziale del numero e tipologia di applicazioni, della loro
complessità d’uso e, soprattutto, di gestione, suggerisce di considerare
applicazioni più modulari e flessibili, da usare con una logica di
provisioning via Internet e di pay-per-use.
Ciò ha portato
all’affermazione del modello Asp, in cui alcuni fornitori affittano
applicazioni sulla base di Sla, attraverso i loro data center remoti e
accessibili via Rete. In questo modo si passa dal concetto di singola
applicazione a quello di Web service offerto da un broker (scelto con una
logica di best of breed) e in cui la questione della standardizzazione si
sposta sull’interfaccia di accesso, che rappresenta in genere un problema
meno complesso. In Italia questo modello ha buone prospettive di successo,
poiché l’uso dei servizi Asp da parte delle Pmi offre il vantaggio di
rendere accessibili applicazioni altrimenti troppo costose, con un ridotto
tempo di implementazione e disponibilità di software aggiornato.

Tuttavia le entusismanti previsoni dei mesi scorsi sono state fortemente
ridimensionate dal mercato.
Un’ultima questione da segnalare riguarda la
convergenza delle diverse tecnologie di distribuzione dell’informazione, tra
voce e dati, Internet e tv, telefono fisso e mobile: insomma una situazione
in cui l’informazione, elemento centrale dell’e-business, non è più
distinta tra diversi tipi ma rappresenta solo un insieme di bit.
Questa
tendenza porta alla ribalta un modello di business basato su servizi
interattivi e contenuti autenticamente multimediali, in cui la televisione
(o qualcosa di similare) diventa il mezzo per operare attraverso la Rete,
avere accesso alle applicazioni e alle funzioni di comunicazione. Un
ostacolo a questa prospettiva è dato dalla banda: un concetto che non si
limita all’alta velocità, ma include anche la disponibilità diffusa di
connessioni permanenti. Negli ultimi 10 anni la capacità della Rete è
cresciuta enormemente, a un ritmo di raddoppio ogni 6 mesi e a questa
crescita ha fatto seguito quella della capacità di generare ed elaborare
informazioni, con prestazioni dei processori che seguono la cosiddetta
“legge” di Moore (raddoppio ogni 18 mesi a parità di prezzo).
Il collo di
bottiglia resta l’ultimo miglio, ma il recente successo incontrato dai
dispositivi palmari e l’imminente avvento delle tecnologie wireless di terza
generazione (quali Umts) portano a una semplificazione in tale direzione,
aprendo la strada a una nuova classe di dispositivi per l’accesso ai
servizi

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