Ognuno dei 15 Pesi che rientrano nell’Unione Europea ha infatti adottato la direttiva generale inerente il trattamento dei dati personali, ma aggiungendovi peculiarità specifiche a ogni singolo Stato.
Con l’avvento dell’Unione Europea e delle nuove
leggi adottate dai Paesi che vi rientrano, le cose per le multinazionali
statunitensi si sono complicate. E non di poco. Basti pensare all’ostacolo
burocratico nato per le società d’Oltreoceano che, con filiali e clienti sparsi
in tutto il Vecchio Continente, si trovano ora a dover chiedere formalmente il
permesso per utilizzare anche fuori dai confini europei i dati personali
degli utenti. Come se non bastasse, pur partendo da una direttiva comune, ognuno
dei 15 Paesi che partecipano all’Unione Europea ha pensato bene di adottare, o è
in procinto di farlo, provvedimenti peculiari alla propria costituzione. Un
fatto questo abbastanza disorientante se si considera che solo la Germania, per
esempio, possiede tante leggi sulla privacy e sul trattamento dei dati personali
quanti sono le regioni che la compongono.
Si tratta comunque di un problema
già affrontato l’estate scorsa e che ha portato alla creazione del Safe Harbor,
una sorta di compromesso tra Ue e società statunitensi che operano in Europa per
garantire a queste ultime il diritto di entrare in possesso dei dati
personali degli utenti con i quali sono in contatto per motivi di business.