“La dotta” punta su opensource e virtualizzazione

Il comune di Bologna ha rivisto l’infrastruttura server nell’ottica delle risorse in griglia, aprendosi agli ambienti operativi a sorgente libero

Da sempre il comune di Bologna ha avuto un ruolo di avanguardia nell’adozione
di nuove tecnologie, con l’obiettivo di essere più vicino ai propri cittadini e
di rendere loro più semplice l’interazione con i vari uffici pubblici. Fin dal
1995, infatti, si è dotato di una rete civica, Iperbole, attraverso la quale i
cittadini possono accedere a una serie di servizi utili per le loro attività
personali e professionali. Molti permessi e certificati possono essere da tempo
richiesti e ottenuti online, con tutti i relativi vantaggi di tempo e traffico
che questo comporta. Nel corso del 2005, il settore Sistemi informativi e
tematici del Comune, sotto la guida di Massimo Carnevali, ha deciso di avviare
un progetto di virtualizzazione.


Il progetto ha riguardato la componente x86, quella che
riguarda servizi fondamentali quali la scuola, la polizia municipale,
l’assistenza al cittadino, i servizi sociosanitari e la gestione del territorio.
L’infrastruttura informatica estesa del comune vede anche una componente
mainframe, sulla quale girano le applicazioni legacy che gestiscono, tra le
altre, anagrafe, protocollo e tributi. La x86 esistente prevedeva quattro server
Windows, accoppiati a formare due cluster. Si trattava di macchine datate, sulle
quali si appoggiavano tutte le istanze applicative. “C’erano problemi di stabilità – ricorda Marco Neri, coordinatore dell’unità operativa Tecnologie per applicativi del comune di Bologna –, in quanto le istanze spesso interferivano tra loro, per problematiche di prestazioni e manutenzione. In pratica, ogni volta che si doveva aggiungere una nuova istanza, si doveva fermare l’intero sistema, con ovvie ripercussioni sui servizi all’utente”.



Per risolvere questo problema di
fondo
si è deciso di cambiare completamente architettura, con un
progetto che prevedesse la virtualizzazione dei server, ma anche il passaggio a
un’architettura opensource. I server adottati sono macchine Fujitsu Siemens,
mentre per la parte di virtualizzazione è stato scelto VMware Esx Server.



Le attività di analisi sono partite
inizialmente
a settembre 2004, in collaborazione con il system
integrator Scc, mentre di elaborazione concreta del progetto si è iniziato a
parlare a febbraio dell’anno dopo. Da lì, il team di lavoro, formato da due
persone del comune e consulenti Scc, ha operato arrivando a chiudere i lavori a
settembre 2005. A fine luglio è stato rilasciato un ambiente di test, a inizio
settembre le nuove macchine sono andate in produzione e a fine settembre tutte
le istanze (diventate 37, rispetto alle 27 presenti all’avvio del progetto)
erano state trasferite. Il progetto di virtualizzazione è andato di pari passo
con il passaggio dei sistemi da Windows a Linux. Ora i database Oracle girano,
infatti, su un sistema operativo Red Hat Linux.

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