La convinzione unanime che la formazione in ambito Ict sia alla base dei futuri sviluppi non solo del settore, ma dell’intero Sistema Paese, si scontra con il mondo dell’offerta, non sempre in grado di soddisfare le attese delle aziende. Anche l’e-learning va approcciato con cognizione di causa.
Nellambito della formazione, in qualsiasi sua declinazione (in aula, a distanza o mista), il trend mondiale promette numeri interessanti, malgrado la rivisitazione dei dati espressi dagli analisti a seguito del "settembre nero" che ha sancito la brusca frenata dei mercati. Sulla carta, dunque, è vero che i risultati italiani del 2002 ad oggi non registrano una crescita rispetto al 2001 (fonte Idc) ma ci sono aree di business più sensibili alla questione che, per motivi evidentemente strategici, stanno muovendo passi significativi, soprattutto verso le-learning: mondo It (30,7%), banche e istituzioni finanziarie (28%), medium e large enterprise (11,9%), settore scuola/università (12,4%), Pubblica amministrazione (9%), sanità e farmaceutico (8%). Si tratta di realtà differenti tra loro che, in maniera diversa, riconoscono nella formazione un prezioso strumento competitivo anche se costi e gestione hanno un impatto sulle logiche aziendali che genera diverse dinamiche di sviluppo. Formare e continuare ad aggiornare la massa critica del personale aziendale, anche utilizzando il Web, in tempi più che rapidi attraverso una gestione il più possibile controllata è una necessità che il management più accorto ha percepito sapendo guardare al di là del bilancio di fine anno, dei budget preventivabili o delle voci di spesa a libro paga. Perché, in sintesi, è questo lo zoccolo duro che ha frenato per anni lo sviluppo di una nuova cultura professionale proattiva e matura, per cui la formazione è un capitale, anche se non monetizzabile nellimmediato. Tutte queste problematiche sono state affrontate in una recente tavola rotonda a Milano, durante uno dei convegni a Voicecom.
"Numerose ricerche dimostrano che più il management ci crede, più alte sono le redemption di un progetto formativo Web based – sottolinea Clementina Marinoni, responsabile progetti formazione Poliedra -. Il mondo delle banche e delle assicurazioni è stato il primo a muoversi, ma anche la Pa ha avviato diversi progetti articolati attraverso tecnologie Ict. Nonostante le dichiarazioni di intenti, invece, le Pmi hanno sempre altre priorità e si muovono soprattutto quando ci sono in gioco i fondi sociali europei. Il loro problema non è solo la diffidenza al mezzo quanto, piuttosto, la mancanza di una tecnologia che possa supportare pienamente questa metodologia. Lipotesi di lavoro? Scegliere soluzioni Asp, consorziarsi o rivolgersi ad associazioni di categoria che possano supportare adeguate piattaforme di investimento infrastrutturale. Daltro canto, anche gestire la conoscenza è difficile".
Lapproccio per moduli, ereditato dal mondo anglosassone e sublimato nel media informatico, consente ai dipendenti di usufruire dei contenuti quando effettivamente servono loro, secondo una metodologia definita del "learning by doing". In pratica, pillole di conoscenza per ottimizzare gap cognitivo e voglia di apprendere.
"Un grosso limite, oggi, sta nella pertinenza dello strumento in relazione alla sua accessibilità al contesto – osserva Jan Reister, business manager di Altoprofilo -. Come supporto alla sua performance è utile che un utente possa usufruire del modulo didattico "imparo quando mi serve". Oggi, però, la tecnologia non è ancora parificata a una maturità di utilizzo e questa è una grossa pecca. Inoltre, rispetto allofferta, mancano standard di pertinenza comune rispetto ai discorsi di qualità, omogeneità e certificazione, parametri che determinano lefficienza o meno di un progetto formativo Web based".
"È vero, lofferta di e-learning, per esempio in questo momento è più ampia della domanda – fa eco Walter Faioni, direttore commerciale di Global Knowledge -. Lutente è confuso tra piattaforme, componenti, modalità sincrone e asincrone, contenuti, tracking, redemption e obiettivi. Un altro punto focale delle-learning è che deve essere fruito con soddisfazione dallutente e che quando si parla di contenuti di qualità non bisogna pensare soltanto al livello dello skill erogato".
Rispetto allelaborazione dei contenuti, va aggiunta una nota: costruita su di unarchitettura di sistema accessibile e intuitiva a cui il dipendente possa liberamente accedere, consapevole di essere monitorato nelle sue attività, linterfaccia non deve essere soltanto "grafica" quanto, piuttosto accattivante e suggestiva.
Con il commitement della direzione generale, sponsor e promoter di questo nuovo modo di pensare alla formazione, può avere origine una nuova cultura dimpresa, in cui si riorganizzano gli obiettivi aziendali, vengono identificate nuove figure professionali (tutor, amministratori di sistema, manutentori che si occupino anche degli aggiornamenti), si potenziano i sistemi premianti (crediti formativi, bonus, riconoscimenti economici), si ingegnerizzano i processi relativi agli skill e al know how aziendale, che possono essere così messi a disposizione di tutti i dipendenti e aggiornati costantemente. "Il problema delle Pmi è che non investono in formazione – dichiara Antonio Depalmas, responsabile Education Cisco Italia -. Non cè la percezione che questa sia un valore. Anche le-learning viene letto come tecnologia mentre, al contrario, è una nuova cultura che comporta un cambiamento a 360° nellimpatto dei processi organizzativi aziendali, indipendemente dalle dimensioni dellazienda".
Interoperabilità, contenuti certificati, personalizzabili, riutilizzabili, diverse modalità di fruizione, disponibilità 24×7: dal punto di vista dei plus, le-learning presenta diversi aspetti che lo rendono immediatamente interessante. E se la paura di allontanarsi dallambiente dellaula tradizionale è una forma di resistenza che porta a scegliere la strada della formazione sincrona, va sottolineato che la forza maggiore delle-learning sta proprio nella sua possibilità di fruire dei contenuti in modalità asincrona.
"Le-learning è una scommessa – commenta Marinoni -. Da un lato è un fenomeno globale che coinvolge mutinazionali e società innovatrici. Dallaltro è un fenomeno locale, perché bisogna trovare risposte specifiche e ambienti con la stessa maturità tecnologica", in cui, aggiungiamo, deve verificarsi una stretta collaborazione tra team It, responsabili della risorse umane, formatori e management. Un progetto formativo, infatti, implica che si debbano fissare obiettivi di business e obiettivi di apprendimento; lazienda che sceglie la strada delle-learning deve avere al suo interno persone dedicate ed esperte. Solo così le-learning può valorizzare la formazione.