
La società ha annunciato un importante piano di ristrutturazione triennale che prevede 10.000 licenziamenti, la chiusura di 11 delle 65 fabbriche e la dismissione delle attività non più strategiche. Obiettivo: arrivare nel marzo 2008 a un margine del profitto operativo del 5%
Alla fine è arrivato il momento dei tagli anche per
Sony: si parla di 10.000 licenziamenti, circa il 7% del personale attualmente
assunto. A onore del vero, erano diverse le avvisaglie di un forte desiderio di
mettere fine alla crisi che da qualche tempo sta attanagliando la società. Il
passo più eclatante è stata sicuramente la decisione di assumere “uno straniero”
come Ceo. È così arrivato il gallese Howard Stinger, per altro uno già di casa
visto che ricopriva la carica di presidente di Sony Corporation Usa. Preso atto
che l’iPod aveva ormai fatto dimenticare il vecchio Walkman, che gli schermi a
cristalli liquidi dei concorrenti hanno preso il posto della tecnologia
Trinitron e che il settore gaming non è più in grado di far fronte alle perdite
di altre divisioni, Stinger è passato alle maniere forti.
Al via quindi un piano triennale che entro il marzo 2008 dovrebbe portare a
un risparmio di 200 miliardi di yen (circa 1,47 miliardi di euro). Al primo
posto di tale piano troviamo appunto la riduzione del personale che, entro la
fine del 2007, dovrebbe portare a 5.000 licenziamenti sul fronte amministrativo
e altrettanti su quello produttivo. Globalmente, la riduzione del personale
riguarderà per il 40% il Giappone e per il restante 60% il resto del mondo.
Ma ovviamente le misure correttive non si fermeranno qui. Sony ha fatto
sapere che apporterà una drastica riduzione degli impianti produttivi: si
passerà da 65 a 54. Stop anche ai prodotti non più strategici. In questo senso,
la società sta valutando l’opportunità di chiudere le linee produttive della
tradizionale tecnologia a raggi catodici per spostare le risorse (non ritenute
in eccesso) sul versante dei cristalli liquidi e della retroproiezione.
In futuro, Sony si concentrerà principalmente sui videogiochi (e la Ps3
dovrebbe dare il prossimo anno un importante aiuto in questa direzione), sulle
videocamere e sulle Tv (in particolare ad alta definizione), sulla telefonia
cellulare e sulla convergenza audio-video-foto. Maggiore focalizzazione ma anche
grande impegno, marketing e economico, nella promozione di propri prodotti, al
fine di riportare il marchio Sony ai fasti di un tempo e di riappropriarsi di
quello share che ha ceduto alla concorrenza.
Gli impegni presi da Stinger prevedono una spesa di 210 miliardi di yen fino
al marzo 2007. Ma l’obiettivo è di raggiungere un margine nel profitto operativo
del 5% su un potenziale fatturato globale del gruppo di circa 8.000 miliardi di
yen (59.000 miliardi di euro).
Proprio in virtù della ristrutturazione che intraprenderà, per l’anno fiscale
in corso (si chiuderà nel marzo 2006) Sony prevede una perdita di 20 miliardi di
yen (147 milioni di euro), contro i 30 miliardi di yen (220 milioni di euro) di
profitti previsti in precedenza.