La Corte dei conti bacchetta Consip. E il Senato pensa alle modifiche

Sotto la lente l’anomalia dell’accentramento in contrasto con la tendenza verso il federalismo e l’impossibilità di verificare i reali risparmi

24 luglio 2003 Piccoli, ma interessanti passi avanti sulla questione Consip sono stati compiuti proprio in questi giorni.
Protagonisti il Senato e la Corte dei Conti. Il primo sta
lavorando a una serie di emendamenti da apportare all’articolo 24 della
Finanziaria 2003 considerata restrittiva e lesiva in diversi punti. Fondamentale
è la possibilità di acquistare senza Consip là dove prezzi siano uguali o
inferiori (ribaltato il principio della base d’asta) ai contratti conclusi
dal  “centro acquisti”. Inoltre, è stata approvata la modifica
dove decade la responsabiltà personale contabile e amministrativa da parte di
chi andrà ad approvvigionarsi “fuori Consip”. L’avvocato Roberto Cerminara, responsabile dell’osservatorio legislativo e sulla Pubblica amministrazione di Confcommercio aggiunge: “C’è però ancora molta chiarezza da fare. Ad esempio non è dato sapere quali siano gli enti che possono stipulare questi contratti senza Consip, mentre è da evidenziare che è ora possibile fornire servizi ‘indipendenti’, ma solo nel caso in cui questi siano caratterizzati da alta qualità e da bassa intensità di lavoro”. Cerminara termina di commentare dicendo “Non sono risolti tutti
i problemi, ma lo considero un segnale da parte del Governo che fa del
federalismo un suo cavallo di battaglia”
, mentre, ovviamente Consip risulta essere una macchina che risponde più a logiche accentratrici.
Intanto, la Corte dei Conti ha presentato un primo bilancio
sulle attività della Spa di proprietà del ministero dell’Economia. E il
giudizio non è certo favorevole. Gli occhi sono puntati sulla totale mancanza di
una metodologia scientifica di analisi dei risparmi. I conti e i risparmi
presentati sarebbero frutto di analisi empiriche e statistiche (con evidente
conflitto di interessi perché la Consip avrebbe sostanzialmente valutato
esclusivamente il proprio operato) senza la possibilità di rifarsi a una
comparazione, proprio perché nessuna amministrazione aveva proceduto
precedentemente a una rilevazione dei costi. Ma la magistratura contabile ha
espresso dubbi anche sulla scarsa qualità dei prodotti che arriverebbero alle
amministrazioni attraverso le procedure di acquisto di Consip. La
standardizzazione, di fatto, colliderebbe con lo sviluppo tecnologico. Le lunghe
durate dei contratti fanno sì che non si rispetti l’evoluzione e lo stato
dell’arte della tecnologia, mentre non sarebbe da sottovalutare il formarsi di
cartelli di fornitori per orientare verso l’alto i prezzi. “Perché una cosa
è certa ed emerge con forza
– dice Luigi Genuardi di Comufficio –
neppure chi vince le gare di appalto ci guadagna, se non eventualmente in market
share”.
Affermazione con la quale concorda Corrado Coraglia di Elettrodata, azienda che sta ancora gestendo una commessa di pc vinta l’anno scorso.
Sotto esame della Corte dei conti anche la
metodologia di consegna dei prodotti esenti da qualsiasi attività di controllo.
Una volta esclusi i dealer locali dalla fornitura è difficile avere i prodotti
giusti al momento opportuno con il rischio di dover chiedere in prestito, come
si è sentito chiedere Bruno Greco dealer di Roma, toner e consumabili che poi
sarebbero stati restituiti a consegna Consip.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome