La Bi piace a marketing e controllo gestione

La Business intelligence come chiave di ottimizzazione delle decisioni aziendali è diventata una pratica consolidata anche per il nostro paese. I principali investitori continuano a essere telco, media e retail, così come il largo consumo e, soprattutt …

La Business intelligence come chiave di ottimizzazione delle decisioni aziendali è diventata una pratica consolidata anche per il nostro paese. I principali investitori continuano a essere telco, media e retail, così come il largo consumo e, soprattutto, le imprese di intermediazione finanziaria, ma le ricerche segnalano una buona sperimentazione anche tra le multiutility, il ramo turistico, l’entertainment e molti comparti del manifacturing.

Se i livelli e le modalità di penetrazione variano da settore a settore, è interessante notare come una diversità impatti, più ancora, da ufficio a ufficio, e questo indipendentemente dalle dimensioni aziendali. Gli analisti dell’Osservatorio Business Intelligence della Sda Bocconi, infatti, hanno rilevato una curiosità di scala, secondo cui il più alto indice di diffusione della Bi risulta presente proprio tra le piccole e medie imprese, le quali sono maggiormente vivaci nell’utilizzare questa tipologia di soluzioni in termini di numero di persone raffrontato al totale dei dipendenti.

I perché della scelta

Le motivazioni che hanno portato alla diffusione della Bi sono diverse. Secondo i dati di un’indagine condotta da Idc a livello world wide, la Bi è nata in risposta ad alcuni cambiamenti in atto tra cui, per metà del campione intervistato, la rispondenza alle normative fondamentali. La necessità di introdurre nuovi prodotti e servizi è stata segnalata dal 48% del campione, mentre l’aumento dei costi è stato votato dal 46%, a pari merito con l’internazionalizzazione dei processi. Un altro driver che spinge le aziende a identificare soluzioni di intelligence più spinta sono i processi di fusione, integrazioni societarie o acquisizioni, denunciato dal 36% del campione. Tra le principali scelte in ambito It di tipo tecnologico o organizzativo che l’azienda intende adottare per venire incontro ai cambiamenti individuati, gli strumenti di Bi e supporto decisionale risultano votati come fondamentali dalla metà esatta del campione, seguita con il 38% da azioni in ambito sicurezza, datacenter, business continuity, disaster recovery e, con il 33%, da opzioni di esternalizzazione dell’It.

Chi la utilizza

Dando un’occhiata alla tipologia dei fruitori di Bi, le rilevazioni di Idc vedono svettare gli executive, che supereranno la soglia del 60%, seguiti di poco dai manager che passeranno al 58% dall’attuale 40%, mentre gli analisti interni da meno del 40% sfioreranno entro la fine dell’anno il 50%.

Più critica la rilevazione bocconiana, secondo cui l’esperienza della Bi è incrementata a dispetto del fatto che la capacità analitica del management medio rimane ancora bassa. A fare un uso intenso della Bi risultano le unità di staff, soprattutto quelle di marketing e controllo di gestione.

«L’esperienza di Business intelligence sta conquistando uno spazio sempre più ampio nel portafoglio applicativo delle aziende – puntualizza Paolo Pasini, docente e vice direttore dell’area sistemi informativi di Sda Bocconi, nonché responsabile dell’Osservatorio dedicato alla Bi -. In alcuni casi, è diventata un vero servizio applicativo regolato da Sla interni, come per le applicazioni operative e transazionali. La possibilità di calare nel software applicativo le best practice aziendali, infatti, si è estesa dalle soluzioni Erp alle applicazioni analitiche di Bi (Business analytics, ndr) che oggi presentano in molti casi grandi possibilità di parametrizzazione per adattarsi allo specifico contesto decisionale. Peccato che queste nuove opportunità siano ancora poco riconosciute e perseguite, a eccezione della nicchia di soluzioni per il budgeting e il forecasting o per il consolidamento contabile». Secondo gli esperti, paragonate alle possibilità effettive, le soluzioni organizzative adottate per gestire la Bi all’interno o all’esterno della funzione It sono ancora piuttosto semplici, poco strutturate a volte inesistenti, fatta eccezione per qualche grande impresa che ha addirittura al suo interno un Bi competence center.

Difficoltà di migrazione

Percepita soprattutto come un sistema che, facendo leva sull’informazione, riesce a ottimizzare le prestazioni aziendali assicurando dati integrati, precisi e attendibili, la Bi subisce ancora alcuni freni, come esposto da Pasini, nel commentare i risultati raccolti dall’Osservatorio Business Intelligence su un campione di 3.500 aziende di diversi mercati. Permangono, infatti, aspetti irrisolti nel disegno dell’architettura, del portafoglio applicativo e della composizione degli skill necessari.

Tra i vari elementi che concorrono al successo dei progetti di Bi, un unico linguaggio aziendale è considerato strategico, con la definizione del significato dei dati contenuti in questo tipo di sistemi, le loro modalità di calcolo e le regole di manutenzione.

Trainata da alcuni trend tecnologici come la convergenza dei motori di ricerca con la Bi, atti a garantire un accesso e un’analisi integrata dei dati anche non strutturati o delle tecnologie di collaboration, che consentono una condivisione in tempo reale delle informazioni prodotte a ogni livello organizzativo, la Bi 2.0 stenta tuttavia a decollare. Per la metà delle aziende italiane intervistate (49%), il limite principale è rappresentato dalla fisiologica mancanza di tempo da dedicare all’intelligence e all’analisi dei dati ma fa riflettere anche come il 28% consideri scarsa la capacità analitica del management. «Il contributo dei manager all’evoluzione dei sistemi di Bi è determinante – conclude Pasini -, in quanto aiuta a definirne il contenuto». Il suo coinvolgimento attivo sui progetti di sviluppo centrati sull’utilizzo della Bi può ampliare il grado di copertura dei fabbisogni informativi, aumentando la proattività dei sistemi su una scala temporale che declina diversi livelli di Bi: real time sul momento, operativa sulla giornata, tattica sulla settimana, strategica sull’anno e predittiva sul futuro.

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