Kerry contro l’outsourcing

Nel programma per le presidenziali americane anche l’ipotesi di togliere le agevolazioni fiscali a quelle aziende che utilizzano l’offshore per risparmiare sui costi del personale.

C’è anche l’outsourcing offshore
nella campagna per le presidenziali di John Kerry, che critica
in modo piuttosto deciso le decisioni prese in materia da George Bush.
Senza
entrare in dettagli eccessivi, nel programma di Kerry è espressa l’intenzione di
eliminare alcune agevolazioni fiscali attualmente concesse alle aziende che
portano all’estero parte delle loro attività.
Per Kerry si tratta
semplicemente di premiare quelle realtà che cercano di mantenere il lavoro (e
l’occupazione) nel luogo cui appartiene. Ovviamente gli Stati Uniti.
E
ovviamente di parere opposto i consiglieri di Bush, secondo i quali una
limitazione all’outsourcing potrebbe creare nel lungo termine seri contraccolpi
all’economia americana.
In ogni caso, se pure nell’indeterminatezza che
finora caratterizza il piano,  Kerry fa una distinzione tra le aziende che
mandano all’estero parte della loro forza lavoro per ridurre i costi e quelle
che aprono sussidiarie per servire i loro clienti in altri Paesi. Ed
evidentemente il trattamento fiscale dovrebbe essere diverso in un caso e
nell’altro.

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