ItDay 2005: “Fare di Ravenna un centro per l’innovazione”

Dalla pubblica amministrazione agli Enti locali, dalle imprese utenti a quelle che fanno innovazione: una serie di contributi per inquadrare il tema dell’innovazione.

Creare a Ravenna un polo tecnologico che trovi nell’Ict
il suo “motore” e in un sistema di relazioni con gli enti locali la “benzina”
per decollare e crescere.
E’ questa l’ambiziosa idea di Andrea
Farina
, imprenditore ravennate, fondatore e amministratore delegato di
ItWay e oggi anche creatore di un “movimento” costituito da imprese,
rappresentanti del mondo politico e dell’Università che punta a fare della
provincia di Ravenna un centro di eccellenza per l’innovazione.
Il primo
sigillo ufficiale per questa iniziativa arriva l’ItDay 2005, un
evento che, forse non a caso, richiama nel nome la ItWay di Farina e che ha
riunito a Ravenna un folto gruppo di imprese, di rappresentanti della politica
locale e regionale e di attori del mercato Ict.
Cosa fare e come agire per
far crescere la sensibilità e la spinta verso l’innovazione da parte di tutti
gli attori del mercato e della società?
In questa non facile domanda è
racchiuso il senso dell’evento che ha avuto il merito di produrre delle
risposte.
La più sostanziosa è arrivata da Duccio
Campagnoli,
vice governatore della Regione Emilia Romagna nonché
assessore alle attività produttive e al piano telematico.
Campagnoli ha
ripresentato a breve distanza dal lancio ufficiale la grande novità di Lepida,
ovvero il progetto della nuova rete regionale della Pubblica Amministrazione.

Per l’assessore si tratta di uno strumento essenziale per favorire i
processi di innovazione in tutta la Regione che garantirà l’accesso ai servizi
online della pubblica amministrazione a tutti, sia agli abitanti dei grandi
centri, sia a quelli più piccoli sia a quelli più periferici, come ad esempio i
comuni situati sull’Appennino.
E in Regione sono decisi “a non farsi mancare
niente”.
La rete sarà infatti al 90% basata su fibra ottica e sfrutterà i
collegamenti satellitari per raggiungere le aree più periferiche.
La
politica è intenzionata a fare la sua parte e questo piano rappresenta già una
prima risposta alle istanze poste da Claudio Manganelli, membro
del Cnipa che ha ricordato alla sala alcuni contenuti basilari del Codice
dell’Amministrazione Digitale tra i quali appunto il diritto per tutti i
cittadini di avere accesso ai servizi e alle fonti informative sottolineando che
l’innovazione arriva anche attraverso gli “sportelli per le imprese” o la “carta
d’identità elettronica” ovvero nella misura in cui la Pubblica Amministrazione
valorizza il lavoro delle imprese anziché frenare il loro sviluppo.
Ma
quando si parla di infrastrutture e di pubblica amministrazione si parla
inevitabilmente di scelte politiche e su questo tema, ricorda maliziosamente
Maurizio Cuzari, amministratore delegato di Sirmi, è sempre
molto difficile che la politica faccia partire degli investimenti strutturali
seri se questi rischiano di “far perdere le elezioni”. In altre
parole lo sguardo della politica rischia di essere sempre sul breve periodo
mentre per fare realmente innovazione è necessario guardare oltre le scadenze
elettorali.
Per l’innovazione – sostiene Cuzari – serve uno
sforzo bipartisan
”.
Non ci possono essere discontinuità sul tema
delle infrastrutture
” ha osservato Tomaso Tommasi di
Vignano
, presidente di Hera, multiutilities con cuore in Emilia
Romagna.
E per un operatore così “radicato” nel territorio innovazione vuol
dire uso intensivo dell’It.
Un esempio di innovazione totale è
rappresentato dalle Telco
company – ha aggiunto – La nostra
Acanto è un laboratorio di innovazione sia per i servizi offerti sia per il
lavoro di riposizionamento che è stato effettuato allo scopo di ridare a questo
tipo di impresa un ruolo nuovo rispetto a quello che le telco company credevano
di ritagliarsi alla fine degli Anni ’90
”.
Per Mario
Bonzano
la necessità numero uno è quella di nutrire un ecosistema di
operatori locali che abbiano gli strumenti per capire le tecnologie e per
modellarle sulle esigenze locali.
I grandi, coloro che sviluppano
tecnologia di base
– sottolinea il senior vice president south Europe di
Oracle – hanno il cuore altrove. Ma è l’innovazione che si fa a livello
locale quella che può effettivamente concretizzarsi poi nelle imprese e nei
servizi pubblici al cittadino
”.
Per Matteo Mille
direttore marketing strategico di Finsiel per le imprese italiane c’è spazio
solo per una innovazione di processo. L’innovazione di base, quella sulle nuove
tecnologie richiede risorse e tecnologie che non sono più alla portata delle
nostre realtà.
Ma Mille sottolinea anche che l’innovazione di processo non è
innovazione di “serie B”.
Ne è ben convinto Paolo Cederle
amministratore delegato di I-Faber che accetta di essere presentato come un
“sopravvissuto” della Bolla speculativa di Internet ma che sottolinea
orgogliosamente che con l’innovazione di processo di I-Faber “sono state
gestite 2800 gare e sono stati risparmiati 130 milioni di euro
”.
E
forse è anche di esempi come questi che c’è bisogno per parlare di innovazione e
per rispondere alla fatidica domanda: “ma a cosa serve?”.
A
risparmiare, a rendere i servizi più efficienti, a vendere meglio. A
vivere meglio.
E’, come recita il titolo del convegno fortemente voluto da
Andrea Farina, la “Tecnologia che aiuta a sorridere”.

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