Itanium ritarda, ma l’onda di Intel e ancora lunga

Intel ha riportato un utile quasi raddoppiato nel secondo trimestre grazie a un mercato del chip che continua nella sua cavalcata positiva. A far da contraltare alla notizia, ci sono le incertezze sulla disponibilità definitiva di Itanium, la nu …

Intel ha riportato un utile quasi raddoppiato nel secondo trimestre
grazie a un mercato del chip che continua nella sua cavalcata
positiva. A far da contraltare alla notizia, ci sono le incertezze
sulla disponibilità definitiva di Itanium, la nuova generazione, a 64
bit, dei processori Intel. Visti i tempi ancora lunghi dei test
finali della piattaforma, i contabili avvertono che Itanium non potrà
essere fonte di fatturato prima del quarto trimestre, non del terzo
come previsto in origine. Un portavoce della società ha riferito che
i tecnici hanno incontrato alcuni ritardi nelle procedure di
qualificazione di Itanium presso gli utenti beta in seguito alla
particolare complessità di prove che coinvolgono diversi strati di
applicazioni, middleware e sistemi operativi. Per Intel non c’è nulla
di sorprendente e anche i commentatori rilevano che l’introduzione di
ogni nuova architettura comporta questo tipo di rischi. In ogni caso,
Intel ha annunciato di essere in grado di consegnare i primi
processori Itanium per le installazioni pilota "in tempi brevi" e nel
frattempo continua a lavorare su un ulteriore chipset a 64 bit
insieme a Hewlett-Packard. Intel ha infine precisato, senza scendere
in altri dettagli, che la prossima generazione dei Pentium IV per
sistemi desktop dovrebbe essere disponibile entro la fine dell’anno.
Tornando ai dati finanziari, Intel ha raggiunto un utile di 3,5
miliardi di dollari, pari a un dividendo di 50 centesimi nel
trimestre conclusosi il 30 giugno. Un anno fa nello stesso periodo
l’utile era stato di 1,78 miliardi, poco più della metà. I volumi di
fatturato sono aumentati del 23%, raggiungendo gli 8,3 miliardi di
dollari. I dati sono comprensivi di una operazione di disinvestimento
azionario che ha portato in cassa 2,3 miliardi di dollari e dei 200
milioni di spese legate alle schede madri difettose recentemente
segnalate.

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