“Telecom Italia vendera tutto o parte di quello che restera di Italtel, dopochi Siemens si sar` portata via la propria “”quota””. La societ` statunitenseha avanzato un’offerta per il 30% dell’azienda ed e l’acquirente piu accreditato”
Dopo l’uscita di Siemens, prevista per l’inizio dell’anno prossimo, quel
che resterà di Italtel sarà ceduto da Telecom Italia al miglior offerent
e.
Più che un’ipotesi è una certezza e se ne parla da tempo, ma un’ulterior
e
conferma arriva dalle indiscrezioni riportate ieri dal Sole 24 ore. Secondo
il quotidiano della confindustria, sarebbe già stato raggiunta una prima
intesa tra l’ex gestore monopolista e Cisco Systems. L’unico problema
sarebbe il prezzo. Altre società interessate sarebbero Alcatel, Lucent e
Marconi.
Cerchiamo di inquadrare lo scenario. Italtel è un gioiello tecnologico, ch
e
ha sofferto la gestione Telecom, perdendone in efficienza. Ma, soprattutto,
che si è visto "spogliare" da Siemens di importanti fiori all’occhiello e
risultati della ricerca e sviluppo. Non a caso, Siemens ha deciso di
mollare il partner. La società tedesca, infatti, ha pian piano spostato in
Germania tutto lo sviluppo sulla tecnologia fissa, appropriandosene. Come
se ciò non bastasse, Siemens si porterà in casa, come buonuscita, la
tecnologia radiomobile (il cui sviluppo, invece era stato spostato tutto in
Italia) e, con essa, circa 7.300 dipendenti.
A ciò si aggiunga che , nel 1998, il profitto di Italtel era in rosso.
Tutti aspetti negativi che controbilanciano l’enorme potenzialità di
un’azienda comunque tecnologicamente molto avanzata e che vanta anche
un’importante esperienza nei servizi, nonché una discreta presenza sul
territorio. Telecom Italia, quindi, valuta il valore di Italtel in poco
meno di tremila miliardi di lire. Mentre altre valutazioni, cui fa
riferimento Cisco, dimezzano tale cifra. Sulla base di queste stime, la
società californiana si è offerta di rilevare il 30% di Italtel, o, megl
io,
di quello che ne resterà.
Colaninno ha bisogno di capitali, per sanare i debiti di Tecnost, e
cercherà di guadagnare il più possibile, ma Cisco sembra un partner molt
o
importante che potrebbe far comodo a Telecom Italia. L’ipotesi più
accreditata, infatti, vuole che il gruppo cercherà altri soci, prima di
aprire Italtel al mercato libero.
Per Italtel, però, il rischio è che si ripeta il gioco già riuscito a
Siemens: uno o più partner potrebbero "raccogliere" quanto di loro
interesse, lasciando dietro di loro una società sempre più "povera" di
tecnologia e appeal.
Del resto, Cisco potrebbe offrirsi di comprare anche tutta Italtel. Si
porterebbe in casa dell’importante know how sui dispositivi di
telecomunicazioni per la fonia e dell’accesso remoto. Ma dovrebbe anche
gestire 5.400 dipendenti, con il rischio di doverne licenziare una parte,
contrariamente alla politica di acquisizioni fin qui adottata dalla societ
à
statunitense. Comunque, venendo meno i pezzi che si porta a casa Siemens,
Cisco potrebbe dover effettuare altre acquisizioni per ricostituire il
portafoglio prodotti. Mentre con il 30%, Cisco ottiene la tecnologia e deve
"pagare" solo un terzo dei dipendenti.
Se Cisco è quello più accreditato, tra gli altri potenziali acquirenti,
Alcatel sembra quello meno probabile. La società francese ha già
un’importante presenza in Italia e la base clienti di Italtel sembra meno
interessante per lei. Inoltre, si verificano anche problemi di ridondanza
tecnologica, per cui altri investimenti potrebbero facilmente risultare pi
ù
appetibili.
Lucent, invece, potrebbe mettere i bastoni tra le ruote della casa di San
José. L’ex costola di At&T, infatti, se è interessata in minima parte al
la
tecnologia, è fortemente intenzionata ad aumentare il proprio peso sul
nostro mercato. In tal senso, il numero di dipendenti potrebbe spaventare
meno la società statunitene, anzi. Inoltre, anche per Lucent le referenze
di Italtel sono importanti, ancorquando già presente sul mercato dei
carrier, Lucent in Italia accusa ancora dei ritardi rispetto alla
concorrenza europea, Siemens, Ericsson e Alcatel in testa.
Infine, c’è l’outsider Marconi, che, fino a ieri si chiamava Gec, cui i
soldi non mancano. Marconi già possiede importanti attività in Italia e
il
management vedrebbe di buon occhio di poter spostare il baricentro della
società più verso la nostra Penisola. Senza contare che, tecnologicament
e,
Marconi, dentro cui è confluita anche Fore Systems, è, di tutti i
pretendenti, quello più complementare a Italtel.