Italia digitale, andante ma non troppo

Dall’analisi di Sirmi sul comportamento del nostro paese verso l’innovazione, emergono alti e bassi, che devono far riflettere il mondo dell’utenza e quello dell’offerta

L’appuntamento con l’analisi dei dati del mercato Ict in Italia relativi al 2006, viene inaugurato da Maurizio Cuzari, amministratore delegato di Sirmi, che ha presentato le sue stime (già in parte anticipate su Linea Edp n° 6) durante un convegno che ha visto le testimonianze anche di altre realtà come Sanpellegrino, Microsoft, AlmavivA, Telecom Italia, Esprinet, Comune di Milano, Lotto sport Italia. L’analisi dello scenario digitale in Italia ha fatto da filo conduttore al meeting, che ha offerto l’occasione per diversi spunti di riflessione sulla situazione del Sistema Paese. «L’Italia digitale è più gaudente che professionale, ha luci e ombre con le quali ormai siamo abituati a convivere – ha osservato Cuzari -. Il mercato digitale è frutto di una crescita esponenziale dell’informazione, del proliferare della comunicazione innovativa e della digitalizzazione diffusiva del mercato consumer, che cresce più di quello business». In questo contesto le aziende digitali pongono attenzione allo sviluppo sostenibile e al Roi in un contesto in cui talvolta l’It manager rappresenta un freno all’evoluzione. Il problema, secondo Cuzari, è che quando si avvia la digital tecnology si pone meno attenzione verso i flussi rispetto ai benefici attesi, mentre i processi e la loro gestione sono fondamentali per l’attività dell’impresa. Il mercato della Digital technology estesa si presenta come un nuovo mondo nel quale rientrano non solo Tlc e It, ma anche il consumer electronic, l’office, il broadcasting e media & content. Si ha, quindi, un processo di convergenza del mercato, e non solo di tecnologia, che porta a dei cambiamenti strategici quali: da possesso delle tecnologie a uso delle funzioni, da applicazioni separate a un ambiente digitale unico, al cui interno le infrastrutture sono l’elemento chiave. Quindi come osserva Cuzari «dalla convergenza delle diverse discipline nasce un nuovo modo di interpretare il futuro passando per il presente. Emergono nuove modalità di accesso e gli spazi diventano sempre più critici per la competizione all’interno delle aree di business tradizionali. Il rischio nel mondo della Digital technology è che le persone corrano più velocemente della tecnologia, in quanto vanno seguite nella loro unicità durante i diversi momenti della giornata.» Cuzari, quindi, ha interpretato lo scenario che dovrebbe presentarsi entro il 2008 e si è lanciato in 20 prediction, di cui diamo alcuni spunti. La prima prevede un abbandono definitivo da parte dei global vendor del modello “product driven” e un affiancamento al processo di ingaggio diretto sui clienti strategici, con un approccio da service company (consulting, system integration e outsourcing). Le telco spazieranno dell’It alla Tv: il digitale ha come asset strategico i servizi di rete e 5play (voce, dati, Tv, It e finanza). Proseguiranno i processi di acquisizioni, fusioni e integrazioni. Scomparirà la barriera fra device business e consumer, l’elemento differenziatore saranno i servizi e le applicazioni centrali. Nuovi player toglieranno spazi di business a quelli più tradizionali e ai loro partner. Il software sarà a servizio, nelle sue diverse accezioni. Ci saranno un cambio generazionale di Ict manager, imprenditori e specialisti del sistema di offerta e una crescita dal basso dei criteri di definizione della qualità del servizio (Itsmf per Itlil e certificazioni per Pmi). Il made in Italy del digitale è poco, selettivo e a isole, ma alcune aree si fanno sentire come Vas, identity e Rfid, nanotecnologie, distribution e system integration.


Il ruolo degli utenti e quello dei vendor


Il mercato It «va benino» osserva Maurizio Cuzari, amministratore delegato di Sirmi nel presentare i dati del 2006 e cresce del 2,2%, pari a un valore di 22,488 miliardi di euro (più delle Tlc salite all’1,7% e a 41,690 miliardi). Il fatto preoccupante è che l’It è concentrata attorno agli investimenti fatti dalle prime 500 aziende utenti, che fanno registrare un +3,8% (pari a 10,403 miliardi, circa il 46,3% dell’intero valore del settore). All’interno di queste realtà, analizzate in base alle attività di mercato, emerge la predominanza delle banche, che rappresentano il 23% della spesa, seguite da industria (19%), Tlc (17%), Pa centrale (14%), servizi (12%), assicurazioni (7%), Pa locale (5%) e commercio e distribuzione (3%).


«Sono le Pmi che, purtroppo, continuano a risparmiare, – afferma l’analista – ma il rischio è che facciano la fine dell’asino di Buridano, che è morto prima di aver imparato a mangiare».


La valutazione di Sirmi si è spinta anche ad analizzare il mondo dei primi 25 vendor, che sono cresciuti del 3,5%, e i primi 25 distributori, che sono saliti di oltre il 5%. E ancora i primi 10 Isv (Independent software vendor) internazionali sono aumentati di quasi il 4% mentre i primi 10 Isv nazionali hanno toccato il 6%. Proseguendo nell’analisi, i 50 top system integrator e Var (Value added reseller) hanno visto ritornare di poco in attivo le loro revenue (da un -2,3% del 2005) contrariamente ai primi 20 corporate reseller che hanno superato il 7%.


Alla fine, i consigli di Cuzari per essere leader nella Digital tecnology vertono sulla capacità di saper anticipare i processi evolutivi dei clienti per offrire loro i migliori prodotti, servizi, soluzioni digitali in modo da metterli nelle condizioni di trarre i massimi benefici.Essere pionieri significa riuscire a dominare i repentini cambiamenti e le evoluzioni del mercato, focalizzandosi sul valore, per dare ai clienti un vantaggio competitivo.

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