It tricolore: quattro addetti per impresa

Un settore frammentato che è secondo in Europa per numero di imprese e terzo per addetti. Prevale il software.

Il settore dell’It in Italia è uno dei più importanti del tessuto economico nazionale e tra i primi a livello europeo. Infatti, con 97.000 imprese attive e 390.000 addetti, l’It realizza un valore aggiunto del 2,8% sul totale del tessuto industria e servizi, che lo colloca al quarto posto dopo i settori fabbriche produzione in metallo, meccanica e industrie alimentari.

Questi primi dati (i più recenti sono relativi però al 2006) sono stati presentati da Ennio Lucarelli, presidente uscente di Assinform, l’Associazione italiana per l’Information technology che con la Camera di Commercio di Milano ha realizzato il 1° Rapporto sul settore It in Italia.

Il ritratto che emerge dallo studio è quello di un comparto produttivo che presenta luci e ombre e che Lucarelli ha analizzato nei suoi vari aspetti.

Partendo, innanzitutto, dalle luci, ha sottolineato che il capitale umano per unità di prodotto mette l’It al secondo posto in Italia dopo ricerca e sviluppo ma prima di fabbriche produzione in metallo e industrie tessili.

Inquadrata a livello europeo, l’It nazionale in fatto di numero di imprese risulta al secondo posto dopo il Regno Unito e al terzo in fatto di numero di addetti dopo Regno Unito e Germania, il che evidenzia che l’Italia è uno dei paesi a più elevata intensità di lavoro It in Europa, risultato che un po’ sorprende dal momento che come popolazione abbiamo una cultura digitale in perenne ritardo rispetto ai paesi europei più industrializzati e che come industria investe poco in innovazione.

L’attività delle 97.000 aziende nazionali è per il 92,4% dedicata al software, contro un 3,6% di hardware e 4% di assistenza tecnica.

In particolare Lucarelli ha sottolineato che il solo nucleo delle 40 medie imprese nazionali che producono hardware fattura 1.500 milioni di euro (dati 2006) contro i 1.300 realizzati dalle 46 medie imprese inglesi, mentre gli altri paesi sono molto distanziati.

Sul fronte software e servizi, le 106 grandi imprese e le 533 medie, con oltre 19 miliardi di fatturato, si collocano al quarto posto dopo Uk, Germania e Francia, per cui sono in grado di competere in fatto di innovazione con le grandi d’Europa.

Analizzando il settore in base alla distribuzione territoriale, emerge che la Lombardia con 11,2 miliardi (pari al 27% del fatturato totale dell’It) si colloca al primo posto seguita dal Lazio con 6,95 miliardi.

Ma oltre alle luci ci sono numerosi punti deboli. Uno è dato dall’estrema frammentazione del settore, che ha una media di 4 addetti per impresa (contro una media della Ue a 15, che è di 6 addetti). Questa frammentazione, come ha sottolineato Lucarelli, può creare problemi sul fronte dell’innovazione e sulla capacità di competere a livello globale. Per cui il mercato rimane vincolato alla domanda locale dove la concorrenza si basa molto spesso sui prezzi, per cui le imprese alla fine hanno bassi margini operativi.

Il settore, inoltre, risente di un deficit della bilancia commerciale, in quanto importa per 7 miliardi ed esporta per 1,9 (valori 2008).

Concludendo, quindi, l’It italiana ha un buon capitale di imprese, professionisti e ricercatori di alto profilo, ma questo potenziale internamente è ancora poco utilizzato e valutato, dal momento che il mercato dell’It nel 2009 entrerà in forte recessione. In particolare, vista la frammentazione del tessuto produttivo italiano, sono proprio le Pmi che investono meno e che risultano penalizzate da una carenza di offerta di nuove tecnologie.

Per cui è auspicabile che non solo tra It e settori industriali nascano del alleanze per promuovere l’aggregazione della domanda, ma che anche il Governo nell’ambito di Industria 2015 sostenga l’It come motore dell’innovazione del paese.

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