Isp: attenti alle nuove regole per il Voip

In un seminario di Smau Gabriele Faggioli, docente della Sda Bocconi lancia l’allarme. Per il Voip si annuncia un incremento dei costi

E’ questione di mesi, forse un anno, ma prima o poi in Italia arriveranno le
nuove normative per i servizi Voip. E per gli Isp impegnati su questo fronte, si
profila un incremento dei costi notevole, che non è detto che tutti saranno in
grado di sopportare. A mettere in allerta gli operatori del settore è Gabriele
Faggioli, docente di Sda Bocconi ed esperto giurista, che ha fatto il punto
della situazione in un seminario Smau.


“La regolamentazione riguarderà tutti i casi in cui c’è
l’assegnazione di un arco di numerazione
– ha spiegato il docente – . Inoltre, solo gli operatori che
utilizzeranno una specifica numerazione geografica e non geografica e che si
interconnetteranno alla linea Pstn (Public switched telephone network) per
originare e terminare chiamate, potrebbero essere equiparati ai fornitori di
servizi telefonici accessibili al pubblico”.
Questo significa che
che le telefonate in modalità pc to pc, o pc to phone (che non
richiedono l’attribuzione di risorse di numerazione appartenenti al Piano
nazionale di numerazione) non saranno escluse, ma sottoposte ad una
regolamentazione meno rigida rispetto agli operatori Voip in modalità phone to
phone. Il rischio (solo un rischio non una certezza) di un sensibile aumento dei
contributi amministrativi riguarda solo questi ultimi e non invece i fornitori
di servizi Voip in modalità pc to pc o pc to phone i quali, in regime di
autorizzazione generale per la fornitura di servizi di comunicazione
elettronica, non dovrebbero sopportare tale aumento di costi.


Attualmente, si sta
ragionando
su un documento di
linee guida stilato dall’Agcom (l’authority per le Tlc), che dal 2004 sta
lavorando sul tema a ritmo serrato, sempre considerando i tempi con cui in
genere si muove la macchina normativa. Sono anche stati convocati i
rappresentanti dell’offerta per una consultazione pubblica. Siamo quindi vicini
all’approvazione della regolamentazione, che prevede, allo stato delle cose,
cinque obblighi che i fornitori devono assolvere, nell’ottica generale di
classificare il Voip come servizio telefonico accessibile al pubblico. Il primo
è la portabilità del numero, quando si cambia operatore, il secondo riguarda i
servizi di emergenza (come il 113), che devono essere assicurati. Servono, poi,
garanzie sull’integrità della rete e deve essere possibile, per
la
Polizia giudiziaria, effettuare
intercettazioni, durante le indagini. Infine, è obbligatorio negoziare le
interconnessioni.

Oggi, invece, per
entrare nel mercato Voip
è sufficiente presentare al ministero una
dichiarazione, in regime di silenzio assenso, e iscriversi al registro degli
operatori di Tlc, nato 8 anni fa. Faggioli ha evidenziato, inoltre, come

la
Pubblica
amministrazione italiana abbia saputo dimostrare di essere in grado di
anticipare i tempi, dichiarando l’intenzione, a breve, di adottare il Voip. Il
primo a muoversi è stato il Cnipa (Centro nazionale informatico della Pa),
adottando al suo interno la tecnologia e creando un apposito gruppo di lavoro,
formato da vendor e da amministrazioni. Un altro provvedimento che ha avuto un
impatto notevole sullo scenario giuridico dei servizi Ict è stato il decreto
Pisanu.



Nato per
affrontare la minaccia del terrorismo
, il decreto si è occupato di una
questione di ordine pubblico legata alla necessità di reperire prove e ha
imposto agli Isp, tra l’altro, l’obbligo di chiedere la carta di identità una
licenza del questore per coloro che intendono aprire un pubblico
esercizio
o un circolo privato nel quale sono posti a
disposizione del pubblico apparecchi terminali utilizzabili per le comunicazioni
anche telematiche. In più,
il decreto ha previsto l’obbligo di
conservazione dei dati del traffico telematico per un periodo di 6 mesi (più
ulteriori 6 mesi per la repressione di particolari reati). Prima di tale
intervento gli Isp non erano tenuti a conservare i dati sul traffico avendo
invece la facoltà di mantenere i dati strettamente necessari ai fini di
fatturazione e comunque per un periodo non superiore a 6 mesi.
“E’ un
provvedimento che implica una netta compressione del libero diritto di utilizzo
– ha commentato Faggioli –, in contrasto con la filosofia di
Internet”
.
Ma il trend generale è proprio questo. Se nelle Tlc siamo
passati dal monopolio al libero mercato, nell’It sta avvenendo l’opposto, ovvero
da un quadro non regolamentato si sta andando verso regole forti. Le leggi
contro i crimini informatici o quella sulla firma digitale sono alcuni recenti
esempi.

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