Investire in ricerca, in Francia è più vantaggioso

Grazie al credito d’imposta, le aziende trovano terreno fertile per le loro attività ad alto contenuto tecnologico, come avviene nella regione Rhône-Alpes

Investire in ricerca e sviluppo può essere un buon antidoto alla delocalizzazione nei paesi emergenti e alla conseguente fuga di capitali verso l’estero. La Francia è il paese che più d’ogni altro, a livello europeo, sta iniettando risorse e incentivi fiscali per attirare le aziende sul suo territorio aumentandone la competitività. Una regione particolarmente attiva in questa direzione è Rhône-Alpes, considerata uno dei quattro motori continentali insieme a Lombardia, Catalogna e Baden-Würtemberg. Il credito d’imposta per la ricerca è uno degli argomenti discussi al recente Forum delle imprese Francia-Italia di Milano, insieme alle prospettive di collaborazione tra i due paesi in campo commerciale.

L’esempio della regione Rhône-Alpes
Rhône-Alpes è una zona cruciale per l’economia francese: sei milioni d’abitanti, una rete sviluppata di trasporti, seconda regione transalpina per l’insegnamento e la formazione (230mila studenti, il 15% del totale), 30mila ricercatori, di cui 3mila stranieri accolti ogni anno, 15 centri nazionali e 650 laboratori. L’economia riflette una vocazione internazionale, con 10mila imprese esportatrici, di cui 2200 impiantate anche oltre confine (300 in Asia). Di converso, l’Asia è il primo fornitore e secondo cliente della regione. Rhône-Alpes, come ha ricordato il presidente delle Camere di commercio francesi all’estero, Pierre-Antoine Gailly, conta 15 poli d’attrazione in vari settori industriali: biotecnologie e nanotecnologie (i centri mondiali Lyon Biopole e Minalogic), aeronautica, software e videogiochi, turismo e tempo libero, energie rinnovabili.

L’Italia, grazie anche alla vicinanza geografica, è il primo paese investitore sul suolo transalpino, con il 15% della torta nel 2007. I due paesi rappresentano, l’uno per l’altro, il secondo partner commerciale con scambi per 74 miliardi di euro nel 2007. Ci sono vari vantaggi che inducono all’esterofilia in versione francese: estesa rete integrata di trasporti, minor costo dell’energia, ampie aree industriali, semplificazione amministrativa e i già citati incentivi per le attività di ricerca e sviluppo. Questi hanno ricevuto un impulso proprio dall’inizio del 2008, come punto cardinale delle politiche pubbliche per favorire l’innovazione.

Incentivi fiscali per le aziende innovatrici
Il credito d’imposta (Cir) è una riduzione sull’imposta della società, in base alle spese sostenute in ricerca e sviluppo dalle aziende di qualsiasi settore e dimensione, comprendendo gli stipendi ai ricercatori, i materiali, il controllo tecnologico e i brevetti. L’ultima Finanziaria ha riformato il meccanismo del Cir, rendendolo più vantaggioso e semplice da gestire. Innanzi tutto, il Cir è calcolato sul volume totale delle spese, non più sul loro incremento rispetto all’anno precedente. L’aliquota di copertura sale dal 10 al 30% per la fascia fino a 100 milioni.

Le imprese che utilizzano il Cir per la prima volta, ottengono un’aliquota speciale del 50% il primo anno e del 40% il secondo. Il nuovo tetto limite per gli investimenti passa da 16 a 100 milioni di euro, oltre il quale si applica un’aliquota ridotta del 5%. L’ammontare del credito è raddoppiato dal 2006 al 2008, passando da 1,4 a 3 miliardi e dimostrandosi il più efficace sistema di premio fiscale per attività R&S in Europa. Il beneficio è percepibile soprattutto per le Pmi, perché nella maggior parte dei casi vedono l’intero importo delle loro spese coperto dal Cir (l’86% delle aziende che usufruisce del credito ha meno di 250 dipendenti).

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