Il vertice di Tunisi non decide. E l’Icann continuerà a occuparsi dei domini. Bene così dice Vinton Cerf
Il vertice dei paradossi non ha prodotto nulla. L’Icann, (la società privata
sottoposta al controllo del governo Usa che gestisce l’assegnazione dei domini)
rimane negli Stati Uniti e di un eventuale cambio di proprietà se ne
parlerà fra un anno. Mentre fuori dalle sale, dove si discute del
futuro della Società dell’informazione, giornalisti francesi e belgi venivano
menati dalla polizia tunisina causa domande troppo insistenti sul rispetto dei
diritti civili nel Paese, all’interno campioni di democrazia come la Cina hanno
cercato di spostare il controllo dell’Icann, ma non c’è stato nulla da fare.
L’unica cosa che gli oppositori (fra i quali c’era anche il Brasile) sono
riusciti a ottenere è stata l’istituzione di un forum sotto egida
Onu che si riunirà l’anno prossimo ad Atene. Ma i contorni e i futuri
contenuti del summit sono ancora vaghi.
L’unica certezza è che Internet, nata con capitali americani
e sotto il controllo peraltro non particolarmente pressante del governo Usa,
non cambia padrone. Una situazione condivisa anche da “padri
della rete” come Robert Kahn e Vinton Cerf secondo i quali “L’idea di
impadronirsi dell’Icann è un po’ un’assurdità visto che non è attraverso
l’assegnazione dei domini che si controllano i contenuti delle pagine web: la
censura avviene, benissimo, già adesso e responsabili non sono gli americani ma
i governi che decidono di farla. La Cina, per
esempio.





