Internet motore di un nuovo modello di economia

Il rapporto di Idc puntualizza il ruolo che la rete delle reti assume nelmercato globale. Il trend di crescita degli utenti Internet e maggiore inEuropa che negli Usa. Previsto il fiorire di nuovi canali, basati sul selfservice.

L’analisi della turbolenza portata dal nuovo modello di economia che sta
creandosi attorno a Internet è stata il filo conduttore dell’annuale
briefing organizzato recentemente da Idc Italia. L’industria dell’It, è
ormai assodato, stimola l’economia mondiale. Per dare un’idea, gli Usa, che
sono notoriamente il paese più avanzato in fatto di investimenti nell’It,
nel ’93 avevano una crescita dell’economia del 9% mentre nel ’98 è stata
del 15%. Questo trend ha anche generato un aumento dell’occupazione, che
sempre nel ’98, negli Usa è stata del 3% contro una media mondiale
dell’1,4%. Oggi, inoltre, bisogna fare i conti con Internet e con il nuovo
modello di economia che si sta affermando. Il business mondiale generato
dalla Rete, secondo un’analisi di Idc, nel ’98 valeva 211 miliardi di
dollari, che dovrebbero salire a 1.500 miliardi di dollari nel 2003.
E in Europa come stanno le cose? La penetrazione di Internet rispetto alla
popolazione è molto diversa tra le nazioni. In Italia è del 5%, in Franc
ia
del 7,5%, in Germania del 13% e nel Regno Unito del 15%, per non parlare
dei picchi dei paesi nordici.
Ritornando ai valori mondiali, l’e-commerce a livello mondiale nel ’98 ha
rappresentato un business di 50 miliardi di dollari di cui 38 realizzati
negli Usa, mentre nel 2002 dovrebbero salire a 750 miliardi, di cui 223 in
Europa.
L’impatto dell’e-commerce sta diventando invasivo in tutti i settori, per
cui sta cambiando il modello di business in generale. Elemento fondamentale
è il ribaltamento di impostazione delle aziende che con questo approccio
possono produrre solo quando il prodotto è stato venduto. Inoltre tramite
Internet, è possibile conoscere il profilo dei visitatori e quindi
realizzare i prodotti in base a queste informazioni. Stanno, di
conseguenza, cambiando all’interno dell’azienda i modelli con cui i
processi interni si relazionano con l’esterno..
Come tutto questo va a impattarsi sulle architetture per l’e-business?
Secondo Idc sarà necessario creare dei canali diversificati di interazione
basati sul self service, dotarsi di architetture middleware per
l’integrazione con l’esterno (clienti e fornitori), creare un contatto tra
i sistemi legacy e le nuove applicazioni Web-enabled e realizzare
infrastrutture tecnologiche di non-stop computing che funzionino 24 ore su
24 per sette giorni (24×7).
Roberto Masiero, presidente di Idc Europa ha annunciato cinque strategie
che consentiranno alle società di avere successo da qui al 2003. La prima
consiglia di cercare di anticipare il profilo del nuovo utente. Se oggi
oltre 70 milioni di utenti (su un totale di circa 150) sono in Usa e di
questi quasi la metà donne, nel 2003 dei 500 milioni di utenti previsti un
35% circa sarà negli Usa e un 35% in Europa. Quindi sul Vecchio Continente
Internet avrà un trend di accelerazione superiore agli Stati Uniti. La
seconda strategia è quella di cercare di capire quale sarà il profilo de
lla
nuova impresa on line e quali tipologie avranno le migliori prospettive,
quale sarà l’acquirente del business on line. Terzo punto, cercare di
soddisfare i bisogni dei nuovi clienti. Queste esigenze sono, come già in
parte accennato in precedenza, supporto business 24×7 on line, costi di
manutenzione più bassi, integrazione tra il business virtuale e quello
reale, maggior efficienza nel trasformare i visitatori del sito in
compratori, prodotti internazionali supportati a livello globale. Quarta
strategia, cercare di essere percepiti come Internet player e infine quinto
punto, sviluppare un nuovo "Internet channel". In definitiva, ha concluso
Masiero, la parola d’ordine è "com-petere", sottolineando la doppia valenz
a
della parte iniziale "com".
Riguardo all’andamento del mercato nazionale dell’It, Idc ha stimato che
nel ’98 settore abbia raggiunto 31.200 miliardi di lire, pari a una
crescita del 9,2% (il Rapporto Assinform l’ha valutato 26.535 miliardi con
un incremento dell’8,5%). Per l’anno in corso il trend di crescita dovrebbe
scendere al 9% e all’8,9% nel 2000. Va sottolineato, però, che si tratta d
i
una crescita reale e non drogata da aspetti inflattivi. Una grossa spinta
al mercato è arrivata dalla vendita dei pc, che ha quasi raggiunto i due
milioni di unità e realizzato un incremento del 18%. Dei 31.200 miliardi
relativi al mercato It, gli acquisti delle grandi aziende hanno
rappresentato una quota del 48,7%, le Pmi un 47,6% e il consumer un 3,7%.
Spazio per crescere il mercato ne ha però ancora molto, visto che su 3,4
milioni di aziende che rappresentano il tessuto industriale italiano, meno
di un milione risulta informatizzato. Per questo, forse, le previsioni di
crescita dei prossimi due anni potrebbero essere ancora superiori alle
attuali previsioni. Per l’anno 2001, i driver tecnologici saranno ancora
voci come gli Erp, che rappresenteranno il 35% della spesa It, seguiti da
data warehouse (26%), call center (18%), Rdbms (13%), sales force
automation (5%), knowledge management (3%).

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