Internet mobile atto secondo: solo la pubblicità è pronta

La comunicazione che accompagna il lancio delle offerte Gprs dei principali operatori ricorda le inverosimili promesse che accompagnarono i servizi Wap di un anno fa. Siamo daccapo?

Tim, Blu e Wind hanno ormai aperto le porte: i nuovi servizi di accesso a Internet in mobilità sono disponibili anche al grande pubblico e non solo alle aziende. Omnitel promette di fare altrettanto dopo l’estate. Già si vedono cartelloni e messaggi pubblicitari che inneggiano alle meraviglie del Gprs e la stampa di queste settimane racconta che i nuovi servizi sono destinati a soppiantare il fallimentare Wap.

E a questo punto sappiamo che c’è puzza di bruciato. Affermare che il General Packet Radio Service soppianterà il Wireless Application Protocol, è come dire che Windows 2000 verrà sostituito dal Pentium 4.

Il Gprs è infatti una tecnica di trasmissione radio che nasce per far funzionare il protocollo Wap con efficienza e velocità superiori rispetto al semplice Gsm. Diciamo che per l’Internet mobile, il Gprs rappresenta quel che Isdn significò per l’Internet della prima ora: connessioni più veloci e stabili, una banda passante superiore.

E, continuando con il paragone, possiamo già capire che sarà accessibile a pochi e avrà una diffusione lenta. Possiamo dire che l’odierno Gprs significa per le applicazioni mobili quel che il 386 a suo tempo significò per Windows 3.0: una piattaforma abbastanza potente da consentire il decollo della piattaforma; però, alla pari del 386, c’è ancora molta strada da fare prima che diventi un prodotto di massa.

Tutto quel che manca
Il problema non sta solo nell’infrastruttura, peraltro ancora fortemente sottosviluppata, ma nell’approccio dei principali attori di questo mercato. I fabbricanti di telefonini sono in forte ritardo e hanno di fatto determinato l’insuccesso del Wap di prima generazione con apparati difficilissimi da usare e da configurare.

Solo adesso, dopo più di un anno di sofferenze, cominciamo a vedere telefonini che offrono un accesso “relativamente” agevole all’Internet mobile. Siemens e Sony si distinguono particolarmente in questo senso, ma certo non rappresentano quote significative del mercato.

Se guardiamo ai telefonini Gprs la situazione è poco allegra. L’unico modello disponibile in Italia, per ora, è il Motorola T260 che è pure difficile da trovare. Di tutte le novità annunciate al Cebit, per ora non c’è traccia.

Sul fronte dei servizi, il problema diventa ancora più profondo. Ogni operatore è convinto di dover circondare la propria rete con una barriera insormontabile e usare i servizi unicamente come strumento per fidelizzare i propri clienti. È una situazione simile ai primi giorni dell’Sms, quando si potevano mandare messaggi solo agli abbonati dello stesso operatore. Evidentemente nessuno ricorda che solo con l’abbattimento di tale barriera il traffico Sms è potuto esplodere ai livelli attuali.

In Giappone, Ntt Docomo ha costruito la fortuna del servizio I-mode sulla disponibilità di 35.000 fornitori di servizio indipendenti. In Italia ce ne saranno forse una decina. Il lavoro, quindi, è appena cominciato.

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