Internet, l’e-gov e “L’Innovazione tradita”

Un libro di due esponenti della Margherita riavvia il dibattito sull’innovazione. Che non ha bisogno di un ministero ad hoc

Primavera 2001: A “Porta a porta” Silvio Berlusconi annuncia il nome dell’uomo che avrà il compito di
dare forma e peso a una delle famose tre “I” , quella di Internet. Lucio Stanca, ex brillante manager Ibm, è il primo ministro dell’Innovazione, di un Paese che invece di lì a qualche anno sarà accusato di essere in pieno declino.

Non tutto è andato per il verso giusto, anzi, secondo Paolo
Zocchi e Giuseppe Iacono, esperti del mondo Ict della Margherita, questo
governo e il ministro meritano un insufficienza piena
. Avevano in mano
una eccellente eredità lasciatagli dal precedente governo che sono riusciti a
dilapidare.





La loro analisi è presentata
nel libro “L’innovazione tradita”
(Editori Riuniti, pagg. 254, 16 euro)
che si spera dia nuova linfa a una discussione vitale per il futuro del Paese.

Zocchi e Iacono (docente
di e-gov e consulente di aziende hi tech il primo, e curatore dei libri bianchi
sull’innovazione della Margherita il secondo) nella prima parte del libro
mettono a fuoco il lavoro di Stanca criticandone con dati alla mano i
risultati
, l’impegno del governo verso il digitale terrestre, l’azione
con la Pa e la scuola. Sapendo però che ormai non è più tempo di sole critiche
gli autori dedicano la seconda parte del libro al disegno
dell’Innovazione che verrà
con l’avvento del centrosinistra. Un
progetto che non prevede un ministero che si è rivelato di scarso peso politico
come quello dell’Innovazione (aldilà della persona di Stanca), ma una
figura forte (il vicepresidente del consiglio) che si occupi
dello sviluppo dell’hi tech nella Pa, scuola e imprese e che non divida la
responsabilità con altri enti.



L’architettura di governo per l’innovazione proposta da Zocchi e
Iacono


Pur con qualche dimenticanza

(Wi-fi e il ruolo del ministero delle Comunicazioni) “L’innovazione tradita” ha il merito di indicare una strada per arrivare a una visione di sistema dell’innovazione perché “I governi hanno bisogno di un’agenda per l’innovazione che coinvolga anche l’information technology e non di un’agenda per l’information technology. Insomma non si tratta di fare qualche iniezione di Internet, Impresa o Inglese, ma di una rivoluzione copernicana del sistema dell’innovazione nel suo complesso”.
Ma Zocchi e Iacono chiedono ancora di più. E vogliono che l’innovazione “diventi parte integrante del Dna del riformismo come oggi lo sono il welfare, la solidarietà, la pace e la sostenibilità dello sviluppo economico”.

Un salto epocale che può trovare ispirazione nelle
esperienze di Paesi come Finlandia e India e che deve vedere il governo centrale
muoversi insieme agli enti locali.
Con gran parte delle regioni in mano al
centrosinistra il compito potrebbe essere più facile.

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