Intel, Barrett e il fascino della lettera aperta

Il ceo della casa di Santa Clara l’ha inviata a 80mila dipendenti e immediatamente è diventata di dominio pubblico.

29 luglio 2004 Una lettera aperta a
80.000 dipendenti
. Difficile che resti segreta.
E così, nel giro di
pochi giorni, la strigliata che Craig Barrett ha riservato ai
suoi uomini è diventata di pubblico dominio.
Non ammette scusanti, Barrett, e
deplora i ritardi nel rilascio dei nuovi prodotti, i problemi in fase di
produzione e una serie di altri aspetti che hanno pesato sull’azienda e in
termini di risultato e in termini di immagine.
Argomenti già discussi con il
top management, ma che ora vengono ribaltati sull’intero staff aziendale, che
viene richiamato dal Ceo ad assumere “azioni e atteggiamenti
idonei a migliorare in modo significativo le perfomance aziendali.
Perchè a
questo punto, è il poco equivoco messaggio, non ha davvero importanza la
dietrologia.
C’è un risultato evidente: clienti meno soddisfatti, Intel meno
competitiva.
E così non deve essere.
Un segnale
forte
, una sorta di risveglio dal sonno sui confortevoli allori di
risultati finanziari certamente brillanti.
Tutti richiamati all’ordine, dai
senior manager ai fattorini.
E per il mercato un segnale
importante.
Perchè mai, dicono le cronache, un manager Intel ha fatto
pubblica ammissione di errori.
E di sicuro Barrett lo aveva ben presente,
quando ha scelto la formula della lettera aperta.
Parlare alla nuora perchè
suocera intenda, è il detto.
E sicuramente anche questo è un modo per mandare
dei segnali al mercato.

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