Instant messaging e “presenza” verso Sip

Un gruppo di lavoro dell’Ietf (Simple) sta definendo gli standard che consentiranno un uso professionale delle chat, utilizzando il Session initiation protocol e l’infrastruttura dell’Ip telephony.

La telefonia Ip è ormai uscita dalla fase pionieristica. Le soluzioni in commercio, basate sul protocollo H.323 e, da poco, anche su Sip (Session initiation protocol), sono ormai numerose, mentre i problemi di interoperabilità sono stati perlopiù risolti. Si stanno affacciando al mercato anche diverse proposte basate su piattaforme open source, destinate sicuramente a diffondersi e consolidarsi nel prossimo futuro.


A questo punto, il mondo della comunicazione è pronto per imboccare nuove strade che conducono verso modi di comunicare più avanzati rispetto alla semplice telefonia e che consentono di agevolare il lavoro a distanza di gruppi di persone. Fra queste, conosciute con il nome di soluzioni di collaborative working, si vanno affermando l’Instant messaging e la presenza (presence in inglese), che ne dovrebbe migliorare l’utilizzo. L’instant messaging, ormai piuttosto diffuso, consiste in uno scambio di messaggi in tempo quasi reale fra due o più utenti, principalmente di testo, ma anche di foto e file di diverso tipo. È una via di mezzo fra la mail e il telefono: l’utente vede che l’altra persona è online, gli manda un messaggio e, se questa non è impegnata, risponderà quasi subito, magari chiedendo di risentirsi più tardi.


La presenza, che è invece una soluzione ancora in via di affermazione, può essere definita come la disponibilità di un utente a far conoscere il suo stato ad altri utilizzatori del sistema. Lo stato può essere, in prima battuta, online od offline, a indicare se si è o meno collegati in quel momento al sistema, ovvero con il pc acceso e connesso a Internet. In questo caso, si può ulteriormente specificare se si è impegnati, per esempio al telefono o in riunione, se si è fuori dal posto di lavoro, per esempio a pranzo, e via dicendo.


La reazione immediata davanti a una soluzione siffatta è il timore di interferenze nella propria privacy, l’idea di essere sotto controllo durante la giornata. In realtà, è l’utente a decidere quale messaggio di presenza inviare al mondo esterno, dal momento che il sistema chiede l’autorizzazione a rendere pubblico lo stato, e che tale autorizzazione può essere revocata in ogni momento.

I vantaggi di Sip


I prodotti di Instant messaging più diffusi sono Skype, Yahoo! e Msn, quest’ultimo preinstallato sui pc Windows. Tutti funzionano con protocolli proprietari e consentono di scegliere un nome utente e lo stato con cui apparire in rete, informazioni rese note alla propria comunità di amici e colleghi. La chat, anche fra più utenti, è uno strumento utile anche per lavorare: consente di scambiare file, condividere applicazioni e comunicare in voce, anche se il funzionamento non è sempre ottimale come per la chat testuale.


Volendo fare di questi software un uso professionale, va osservato, però, che tutta la comunicazione transita su un server esterno all’azienda, di cui non si ha controllo. Inoltre, si tratta di sistemi chiusi, che non si collegano alla rete telefonica.


Da questi limiti è nata l’esigenza di realizzare sistemi di instant messaging utilizzando Sip, ovvero il protocollo che si sta imponendo per il VoIp. Ietf ha creato un working group chiamato Simple (Sip for Instant Messaging and Presence Leverage Extension), con l’obiettivo di creare una serie di standard che descrive esattamente presenza, scambio di messaggi e altri parametri come i profili d’utente. Perché è importante usare Sip, ovvero avere un unico protocollo per telefonia e instant messaging? Perché vengono unificati sia l’identificativo sia l’infrastruttura: un’unica password e, un unico sistema di gestione degli utenti, a beneficio dell’amministratore. In più, si verrebbe a creare un sistema completo, in cui poter telefonare e usare il pc per la presenza e realizzare una comunicazione multimediale nonché, dal punto di vista tecnico, una perfetta integrazione con server Sip. Sopra questa infrastruttura è poi possibile costruire altre applicazioni, per esempio in ambiente di call center o basate sull’agenda condivisa.

Lo stato degli standard


Esistono già Rfc legati a Sip che descrivono come utilizzare il protocollo per notificare degli eventi (Rfc 3265) e come utilizzare questo meccanismo per monitorare lo stato di presenza (Rfc 3856).


Inoltre, sul fronte dell’Instant messaging è stato messo a punto uno standard (Rfc 3428) che definisce un pacchetto Sip, chiamato Message, il cui compito è quello di trasportare dei dati in qualunque formato, con un meccanismo eredidato dalla posta elettronica. Questo metodo Sip può essere paragonato a un Sms. In dettaglio, due terminali utente interagiscono attraverso il Sip Proxy register server, già presenti in azienda perché gestiscono la telefonia su Ip (si veda la figura in basso). Per conoscere lo stato di un altro utente, basta mandare un messaggio di richiesta al proxy, che lo inoltra alla persona desiderata, che risponde. Il sistema, poi, notifica ogni variazione di stato. Tutto questo viene realizzato semplicemente aggiungendo un client sul pc e utilizzando l’infrastruttura telefonica Sip esistente in azienda. L’utente potrebbe utilizzare un pc per l’instant messaging, la presenza, i servizi video e la voce, oppure per quest’ultima utilizzare un telefono Ip, spesso preferito per vari motivi.

I problemi da risolvere


Al momento permangono, tuttavia, alcuni problemi tecnici.


In primo luogo, l’informazione dello stato di presenza è gestita direttamente dagli endpoint.


Se il client manda un messaggio che l’utente non è in rete, e questo non è vero, un esperto può facilmente capire che si tratta di una falsa informazione, aprendo un problema di privacy. Un’altra difficoltà riguarda la sincronizzazione dei terminali, cioè tra telefono, pc, palmari e via dicendo, per gestire le autorizzazioni e i contatti: ogni client deve avere l’elenco degli utenti autorizzati e di contatti.


Un altro problema è legato al pacchetto Message, che, come visto, presenta analogie con l’Sms poiché viaggia sulla rete di segnalazione, non sui canali della voce. Se usato impropriamente, per trasferire file, potrebbe portare a un sovraccarico della rete, facendo sì che l’instaurazione delle chiamate VoIp risulti rallentata.


Ecco perché è necessario, in alcuni casi, creare una sessione, non limitarsi a una sorta di Sms. Questo è il terreno su cui stanno principalmente lavorando i working group Simple prima citati.


Esistono tre soluzioni. La prima, già tradotta in standard, consiste nel dedicare un nuovo server alle informazioni di presenza. Il presence server, è quindi il nodo di rete deputato a gestire le informazioni che si vogliono far arrivare ad altri utenti della rete in modo centralizzato. Quando si riceve il messaggio che l’utente non è in rete, questo arriva da un server, risolvendo il problema illustrato prima e legato alla privacy.


Le altre due soluzioni sono rappresentate dai protocolli, in via di definizione, Xcap (Xml configuration access protocol) e Msrp (Message session relay protocol).


Xcap è basato su Xml e progettato per gestire i dati di configurazione, sia lato terminale utente (per esempio quali proxy usare) sia i parametri personali quali le liste di contatti. Basato su Http, trasforma queste informazioni personali in un documento Xml e permette di accedere a un insieme di informazioni oppure di sapere se un utente è autorizzato o meno. Uno standard alternativo a questo si chiama WebDav. Msrp ha invece l’obiettivo di trasformare lo scambio di messaggi in una sessione.



* L’articolo è tratto dalla presentazione di Andrea Ghittino, responsabile di laboratorio di Csp, al recente seminario Teach "La telefonia su Ip".

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