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Perché adottare un’infrastruttura iperconvergente

Perché le aziende dovrebbero adottare un’infrastruttura iperconvergente adesso? Per fare chiarezza ne abbiamo voluto parlare con un esponente di una società che propone il concetto di infrastruttura iperconvergente, Red Hat. Abbiamo così posto a Gerald Sternagl, EMEA Business Unit Manager Storage, alcune questioni. Prima fra tutte, quella della convenienza.

Quali sono i vantaggi concreti che un’azienda trarrebbe da un’infrastruttura iperconvergente?

Le aziende stanno considerando le infrastrutture iperconvergenti con l’obiettivo di ottenere diversi vantaggi. Possono ottenere risparmi economici netti, perché l’iperconvergenza porta con sé il fatto di accorpare più funzioni – elaborazione, storage, networking – sullo stesso server fisico. I risparmi derivano dai minori consumi energetici, dalla riduzione dei sistemi hardware e delle licenze software, dai costi di gestione e dallo spazio minore che sarà necessario nel data center.

Gerald Sternagl di Red Hat

Oltre alla riduzione dei costi, le aziende possono avvantaggiarsi ulteriormente dal fatto di avere un budget unico, un unico team per la gestione dell’infrastruttura, attività semplificate per planning e procurement, deployment e management più lineari e un unico stack per il supporto – un solo vendor da chiamare in caso di problemi.

L’iperconvergenza è particolarmente utile nel caso di uffici periferici e filiali, il cosiddetto edge computing. E nel caso in cui uffici remoti debbano implementare applicazioni mission-critical su infrastrutture locali, cosa comune in molti settori, come finance, telco, energia e retail.  Questi uffici si trovano ad affrontare problematiche specifiche, come la carenza di spazio e necessità di alimentazione/condizionamento, oltre alla presenza limitata – o all’assenza – di personale tecnico on-site. Le organizzazioni che si trovano in questa situazione possono accedere a servizi potenti integrati su un unico server con possibilità di scale out.

Un’infrastruttura iperconvergente apre la strada alla robotizzazione?

Iperconvergenza e robotizzazione non per forza vanno assieme. E’ vero che l’IT in generale si sta muovendo verso commoditizzazione e automazione, con un percorso lento ma costante, ma le soluzioni HCI esistenti non includono necessariamente una grande dose di automazione.

Red Hat lavora verso la robotizzazione con piattaforme di management come CloudForms, che aiutano le aziende a gestire il ciclo di vita delle loro macchine virtuali e le supporta in modo automatico, oltre ad aiutarle a prepararsi al cloud ibrido. Soluzioni iperconvergenti virtuali possono essere viste come uno step intermedio per coloro che intendono utilizzare un’infrastruttura on-premise e vogliono prepararsi a un’infrastruttura cloud, privata o pubblica. CloudForms è lo strumento che aiuta a guidare questa migrazione.

Come si distingue l’approccio di Red Hat all’infrastruttura iperconvergente rispetto a quello degli altri vendor?

La Red Hat Hyperconverged Infrastructure è l’unica offerta software-defined e production-ready basata su uno stack di infrastruttura completamente open source, sviluppato, venduto e supportato da un unico vendor. E’ basato su Linux, tutte le sue API sono aperte ed è conforme agli open standard.

Un approccio open source e community-based permette di evitare il vendor lock-in tipico di un approccio proprietario, e offre ai clienti l’innovazione più veloce che discende dalle community open source. Nostro obiettivo è fornire una soluzione completa e cost-effective, oltre che concedere ai clienti massima libertà sulla scelta dell’hardware – sono molti sul mercato i sistemi certificati su Red Hat Enterprise Linux. In questo modo, la soluzione Red Hat diventa particolarmente interessante anche per i partner, come i system integrator, che possono integrarla nella loro offerta.

Offrendo una soluzione di infrastruttura iperconvergente con componenti software-defined provenienti dallo stesso vendor, Red Hat punta ad aiutare i clienti a ridurre al minimo i problemi legati a troubleshooting e supporto.

L’iperconvergenza significa anche avere un unico punto di controllo per tutta la rete?

Arrivare a un unico punto di controllo è un obiettivo che abbiamo tutti. Al momento offriamo una gestione centralizzata di VM, risorse storage e rete virtuale, il tutto da un’unica console, permettendo così al team che segue l’infrastruttura di ottimizzare le attività quotidiane. Questo aiuta a generare risparmi non solo legati agli investimenti ma anche ai costi operativi, riducendo il carico delle attività di gestione.

Un buon esempio è il settore del retail, dove le catene distributive tipicamente hanno piccoli datacenter decentralizzati. Sono spesso sovraccarichi con la gestione delle nuove tecnologie cloud e non hanno le risorse per gestire componenti individuali come apparati storage e di rete. La HCI li aiuta a standardizzare su una soluzione semplificata, con un footprint ridotto.

Ci sono anche molte aziende che vorrebbero creare un cloud privato ma non hanno le risorse o le competenze necessarie per costruire o mantenere l’infrastruttura, che può essere complessa. Le organizzazioni credono in un modello condiviso e dinamico di consumo del cloud, e vedono la HCI come un’opzione più semplice per la sua installazione e manutenzione.

Come è possibile con un’infrastruttura iperconvergente arrivare a una gestione delle performance dell’intero sistema enterprise?

Avendo a disposizione in modo integrato tutto quello che serve per creare un’infrastruttura, può essere molto più semplice raggiungere un performance management end-to-end. Se in azienda ci sono componenti storage, di rete e virtuali di differenti vendor, può essere complesso individuare uno specifico collo di bottiglia, che invece può essere trovato più facilmente all’interno di una soluzione completa dello stesso fornitore.

 

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