Illùminati!

L’energia alternativa potrebbe fare bene al canale. Suggeriamo agli imprenditori di seguire con attenzione l’argomento anche per poter rivendere questi servizi

Mentre l’Italia litiga ancora su dove e come costruire i suoi rigassificatori, ai rivenditori di Ict si sta presentando una bella e nuova occasione: quella della vendita di energia. Alternativa magari.
Il business c’è, dato che Greenpeace e l’Epia (Associazione europea degli industriali del fotovoltaico) stimano che entro qualche anno (le statistiche dicono il 2025) due miliardi di famiglie dovrebbero essere interessate a utilizzare energia elettrica fotovoltaica. La stessa che sarà in grado di creare oltre due milioni di posti di lavoro (il dato è riferito al 2020) trasformando tutto ciò in una vera alternativa ai combustibili fossili per consumatori familiari, ma anche per le aziende.
Intanto, nel 2006 il giro di affari legato all’energia solare dovrebbe attestarsi attorno al miliardo di dollari, per poi triplicare nel giro di quattro anni (i dati sono emersi dalla fiera del settore: l’European Photovoltaic Solar Energy tenutasi nell’autunno scorso).

Si parte
dalle municipalizzate

Ma questo è soltanto uno dei possibili ragionamenti che potrebbero stuzzicare l’imprenditorialità delle aziende che fanno parte del canale Ict.
Sempre all’imprenditore suggeriamo di dare un’occhiata alla proposta delle varie municipalizzate italiane che, logicamente, non si stanno facendo sfuggire il business e iniziano a proporre energia alternativa ai propri clienti (leggi anche alle vostre aziende). L’Aem di Milano ne è un esempio. Lo spirito è quello di inquinare il meno possibile, e nel contempo attrarre quei clienti sensibili a questa tematica. Così, è possibile acquistare energia verde anche da Aem. In cambio si utilizzerà energia prodotta da fonti rinnovabili. Un po’ più costosa, forse, ma per niente inquinante.

Oltre alla normale
utenza

E intanto c’è anche del business vero e proprio da fare. Perché l’idea che vi proponiamo è di diventare, magari, agenti che promuovano l’offerta di prodotti e servizi di energia.
Il battage pubblicitario (vi ricordate, per esempio, un contadino così potente da alzare addirittura una vacca?) di aziende come Sorgenia, Dalmine Energia, Edison è iniziato da tempo con l’obiettivo di far proselitismo sui nuovi clienti.
Contemporaneamente, però, queste aziende si stanno muovendo nella selezione e organizzazione di un proprio canale. E guarda caso proprio il canale Ict (nella sua forma più variegata, agenti, Var, system integrator e installatori in genere) può fare al caso loro.
Sorgenia offre su un piatto d’argento 300mila clienti che definisce prospect “allocati nelle periferie dei grossi centri urbani e nelle zone artigianali e industriali”.

Siccome tendenzialmente queste aziende sono manifatturiere e artigiane ovvero le classiche Pmi che sono già “clienti” degli operatori di Ict, va da sé che il Var non farà altro, forse, che presentare i propri clienti all’azienda energetica in questione, allargando la propria copertura fornitori e il proprio portafoglio di offerta.
In cambio, visto che il mercato in questione è ancora abbastanza vergine, si può prospettare un sistema provvisionale interessante (niente a che fare con i margini risicati dell’Ict) e con un calcolo di incentivi prosperoso. Almeno, così queste aziende mettono per iscritto sui loro siti Internet.
Va da sé che bisogna mettere sul piatto della bilancia formazione e capacità di supporto di una materia come quella dell’energia elettrica alternativa che a ben vedere non è proprio nel Dna dell’Ict, gruppi di continuità permettendo.

A proposito di servizi e di opportunità
Ma di cosa andiamo parlando in queste pagine dal punto di vista dei servizi e dei “prodotti” da offrire ai clienti?
Tutto parte dalla produzione di elettricità alternativa legata a impianti idroelettrici, eolici, fotovoltaici, ma anche di ciclo combinato a gas naturale o repowering. Quest’ultima è ancora legata all’offerta di Sorgenia (conosciuta fino all’inizio del 2006 come Energia Spa) che gestendo una quota della Tirreno Power (ex gruppo Enel) sta ripotenziando la produzione in Ccgt (il termine sta per Combined circle gas turbine) che in italiano si traduce in “impianto a ciclo combinato”, ovvero impianto di generazione elettrica il cui principio di funzionamento è la presenza accoppiata di una turbina a gas e di una a vapore. Il che pare essere anche molto più “pulito” di tante altre alternative.

E i clienti come la pensano?
Ma siamo sicuri che i clienti siano sensibili al tema energia alternativa? Il dubbio ci sta, ma alcuni dati sono confortanti, tant’è che si parla già di una Kyoto per i Cio. A proporla è stata Gartner, che parte da una considerazione econcomica: quello che oggi è un costo che assorbe il 10% del budget It, è molto probabile che nei prossimi anni assurga alla metà. Si sta parlando di costo per far funzionare un data center, ossia della spesa per il consumo di energia dei centri dati. Consumo che si riflette sia sul piano economico, sia, giocoforza, su quello ambientale.
E in questo senso la società di analisi in un recente rapporto ha raffigurato questo scenario pari al da 50 per cento dei costi dell’energia la cui contabilizzazione, per materia e competenza è a carico dei Cio.
I motivi della crescita esponenziale preconizzata sono molteplici: si va dall’aumento generalizzato del costo di fornitura energetica al maggiore consumo da parte dei dispositivi presenti nel datacenter.

Per determinare una simile prospettiva l’analista è partito dall’esame dei dati dell’ultimo anno, da cui si evince che la spesa in server ad alta densità è generalmente aumentata. Questi sistemi, mediamente, consumano molta più energia di quelli tradizionali, vuoi anche per i sistemi di raffreddamento che richiedono.
Si stima che l’energia elettrica che complessivamente serve per assicurare il buon funzionamento di un server blade ad alta densità sia superiore di 10-15 volte rispetto a quella necessaria per gestire un sistema tradizionale. A ciò va aggiunto che normalmente anche un semplice server, quando è inserito in un data center, fa raddoppiare il costo base di gestione dello stesso, se si considera che in tale ambiente è collegato a dispositivi di storage, a controller di rete, a gruppi di continuità e a sistemi di condizionamento.

La soluzione del problema va trovata in un mix di attività, tutte di stampo programmatico. Nell’agenda dei Cio, si suggerisce, dovranno entrare, da subito, attività di studio del budget della spesa energetica, oltre che attività di lobby presso i produttori, per la creazione di sistemi che tengano in alta considerazione la tematica energetica.

Intanto all’estero…
Nel frattempo, nel mondo spuntano anche dei veri e propri centri informatici alimentati a energia solare. Il primo nasce a metà dello scorso anno nel Sud Pacifico a opera di Via Technologies (impegnata nello sviluppo d’innovative tecnologie nell’ambito dei chip al silicio e pc platform solution). Sviluppato con il Samoan Ict Secretariat, il centro è una delle prime realizzazioni concrete del Via Solar Computing rivolta a promuovere un’informatica attenta alle problematiche ambientali.
Dal Pacifico all’Oceano passando per gli States dove in California i fornitori di data center sono in gara per ricevere il “bollino” premio dall’azienda energetica locale. Lo si ottiene solo se si riesce a dimostrare che i propri server consumano meno. Sun Microsystems il bollino lo ha già ricevuto. E se ne fa vanto. Tutta pubblicità che tira acqua sul tema che, scommettiamo, sarà sull’agenda di molti in questo 2007 appena iniziato.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome