Il Web 2.0 è un torneo

Microsoft e Google sono ormai speculari, ma non va dimenticata Ibm.

Una dozzina di anni fa a Seattle uno sviluppatore ci persuadeva che quella relativa all’incorporazione del browser nel sistema operativo era una battaglia di retroguardia che sarebbe stata superata dagli eventi. La cosa importante era capire cosa farne della rete, non tanto in che modo la si doveva aprire. Aveva ragione.

Il prossimo anno Microsoft metterà a disposizione su Web una versione gratuita del proprio software Office. Azione significativa, definibile quasi una pietra miliare, se non ne fossero state poste già abbastanza nel mondo Internet.

Il senso molti, quasi tutti, lo hanno trovato nella volontà della casa di Redmond di reagire a Google scendendo a giocare la partita sul campo scelto dal rivale. Partita, va detto, che non necessariamente potrà vincere, ma che deve essere comunque disputata per poter far parte del “campionato”.

La stessa Google, peraltro, ha da poco cominciato a parlare di sistema operativo, cioè del componente che le mancava per avere una composizione d’offerta speculare a quella di Microsoft e che si aggiunge al browser e ai servizi cloud.
I nomi in campo sono Bing, Azure, Office Web, Google (motore di ricerca), Premier Apps. Ma anche LotusLive.

Non va dimenticato, infatti che all’ipotetico torneo per il “titolo” del Web 2.0 partecipano anche altri, come appunto Ibm, che del cloud computing sta facendo più che una bandiera. Ibm ha altrettante idee e mezzi e ha un’esperienza nel campo dei servizi che è di lunga data.
E che nello scenario aperto del cloud, dove la tecnologia diventa una commodity, sia la capacità di servizio a stabilire i differenziali è più che una ipotesi.

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