Il VoIp ripensa l’azienda

Sette professionisti dell’It vedono nella voce su Internet un motore di cambiamento

Il risparmio non è tutto. Un buon punto di partenza che, nell’analisi del VoIp, ha accomunato sette uomini dell’It. Il saving, infatti, nel convegno organizzato da Iosi Bocconi in collaborazione con Italtel e Cisco, è emerso come un punto di partenza ma non come obiettivo di arrivo nell’adozione del Voice over Ip. Ora che i limiti tecnologici più grandi sono stati superati (anche se alla voce su rete dati viene ancora attribuito uno stato embrionale), il passaggio importante deve riguardare la diffusione di massa e l’integrazione tra Tlc e It, tra reti fisse e mobili.


Proprio della convergenza tra Ip e Information technology hanno parlato Alessandro Bufacchi, Cio di Enel, che si sta occupando, tra l’altro, di ridisegnare la rete per tutti i nuovi servizi, tra cui il contact center su Ip, e Vincenzo Musella, responsabile sviluppo reti Tlc di Poste Italiane, società che ha in corso lo sviluppo di tutta l’infrastruttura in direzione del content delivery network e conta 11.000 uffici collegati in banda larga (3.000 sono ancora penalizzati dal digital divide) e oltre 60.000 apparati telefonici. «In realtà – ha puntualizzato Musella – parlare di VoIp in senso stretto diventa quasi banale». Più sensato, infatti, è guardarlo in ottica di collaboration, allargando il discorso anche alla videoconferenza e alla Web Tv. Perché, per Vincenzo Giannelli, Cio di Fiat Auto, il driver fondamentale del VoIp è proprio la trasformazione della produttività individuale. Al punto che la società sta valutando una migrazione in termini globali. Infatti, secondo il manager, per un’azienda che produce autovetture la spesa in Ict rappresenta circa l’1,5-2% del fatturato, di cui il 10% è networking e il 40 Tlc.


Nazario Sauro Sicchiero, direttore settore Ict di Inres (Istituto nazionale Consulenza, Progettazione, Ingegneria di Coop), è ancora più convinto. La sua azienda dal 2004 ha virato verso il VoIp anche perché il manager ci vede una grande possibilità di integrazione futura, con cambiamenti nei processi e un valore aggiunto legato a un diverso contatto con i consumatori.


La voce su Internet come motore di ripensamento dell’impresa, dunque, che non ha il nocciolo duro nel contenimento dei costi. Almeno non più. Per troppo tempo, infatti, sono stati visti l’uno come la conseguenza diretta dell’altro, mentre, Mauro Nanni, direttore Net Centric It Services di Telecom Italia, ha messo in luce come l’impiego del VoIp (di cui la sua società è ampiamente utilizzatrice) permetta di essere più duttili, di recuperare spazi fisici e risorse. Così è anche per Eni, che pone il VoIp all’interno di un piano strategico quadriennale, ma già lo usa nei propri siti geograficamente sparsi per il mondo, per circa 30.000 utenti e una previsione di 80.000 telefoni entro l’anno. Gianluigi Castelli, Cio della società petrolifera, si sente tranquillo anche dal punto di vista della sicurezza. In accordo con Giannelli, poi, il manager ha aggiunto che «la riduzione dei costi è stata significativa, anche se ci sono ancora passi da compiere, ma il miglioramento maggiore si ha nell’integrazione tra il Knowledge management e la produttività individuale». Servizi integrati di networking che possono dare frutti anche nelle applicazioni di back e front office.


Crede nel VoIp anche Massimo Messina, responsabile del Servizio Infrastrutture Tecnologiche di Intesa Sanpaolo, gruppo bancario che vanta 700 filiali già attive con questa tecnologia e altre 2.000 che lo saranno in tempi rapidi (con un ritmo di circa 80 al mese). Il manager, però, è consapevole che il VoIp non possa risolvere da solo la complessità delle comunicazioni aziendali: «Oltre ad un impianto tecnologico robusto occorre anche una valente organizzazione a supporto» e non dimentica quei costi nascosti che possono celarsi dietro ai centralini tradizionali e alla loro manutenzione e che rappresentano un’ulteriore ragione per migrare alla nuova tecnologia. Ma l’innovazione deve creare valore, anche se, come sottolineato da Nanni, esiste una differenza di disponibilità nell’uso della tecnologia tra grandi imprese e Pmi. «Va introdotta con gradualità e il lato tecnologico calibrato con quello di business» ha detto Castelli, al quale ha fatto eco Giannelli secondo cui per raggiungerla, nel VoIp, ma non solo, serve sensibilità e un giusto compromesso tra standardizzazione e flessibilità. Sicchiero, poi, ha ribadito l’esigenza di un management predisposto, Musella ha parlato di miglioramento dei servizi all’utenza e Bufacchi ha suggerito di utilizzare un approccio bottom-up.

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