Il valore strategico ed economico dell’It

La tecnologia non è una semplice fonte di costo, come molti imprenditori ancora credono. Sta al responsabile dei sistemi far capire la realtà dei fatti. Ne parliamo con Casti e Loro Piana

Soldi, soldi, soldi, tanti soldi. Il famoso ritornello di una canzone italiana degli anni 60 ben si adatta alla visione, purtroppo ancora diffusa, che i sistemi informativi rappresentino principalmente un costo e non una risorsa strategica. Due testimonianze avvalorano, loro malgrado, questa tesi, concordando sul fatto che il comparto It è ancora visto come una spesa anziché come una concreta opportunità per il business: Giuliano Pirola, responsabile dei sistemi per l’area retail della divisione Prodotti finiti di Loro Piana (società che produce filati di lusso, 1.600 dipendenti) e Valeria Tonelli, a capo dell’It di Casti (gruppo con più di 3.000 dipendenti e quattro divisioni: alberghiera, costruzioni, fonderie e minuterie metalliche).


«È difficile che l’It sia percepita da tutti allo stesso modo – esordisce Pirola -. Nel mio caso, il team è costituito da quattro persone, alcune viste come garanti di procedure quotidiane e altre come cavalieri delle novità. La verità è che la tecnologia è un mezzo che sta diventando sempre più strategico. Non dobbiamo, però, diventarne schiavi cercando costantemente l’ultima release. Bisogna saper utilizzare al meglio gli strumenti di cui si dispone. Non credo che attualmente esista anche un solo Cio che possa permettersi di essere improduttivo e godere della posizione raggiunta».


Tonelli, in Casti dal 1996, porta il discorso su un piano diverso, sottolineando che gli imprenditori vedono l’It come una spesa, perché i software costano troppo e i vendor spesso adottano due pesi e due misure, applicando prezzi diversi. «È il mercato a essere sbagliato – afferma -, la globalizzazione dell’informatica non è corretta».


Un problema di tempi


Per stare al passo con una tecnologia che procede a velocità accelerata non si può pensare che gli investimenti fatti coprano un arco temporale troppo ampio. La difficoltà sta nel far percepire questo concetto al management. Loro Piana e Casti sono società di proprietà, in mano alle famiglie fondatrici. «Abbiamo un’impostazione padronale – spiega Tonelli – e non esiste un sistema informativo centralizzato. Fino a pochi anni fa, addirittura, ogni azienda del gruppo era dotata di un proprio sistema, con l’eccezione delle due fonderie. Nel 2000, con le problematiche legate all’euro, abbiamo realizzato una intranet per collegare le località italiane dove sono presenti le varie imprese. Ora, gestiamo i domini delle aziende e abbiamo creato un centro di comunicazione con accesso al Web, ma siamo riusciti a installare Sap solo in quattro società, pur avendo proposto il medesimo progetto a tutte». Tonelli parla con amarezza anche quando ricorda che, fino a poco più di un anno fa, il gruppo non adottava nemmeno le medesime procedure e non aveva un approccio comune agli acquisti. L’obiettivo, comunque, è quello di riuscire a portare tutte le aziende sullo stesso Erp di riferimento, almeno per quanto riguarda la parte contabile, la tesoreria e il controllo di gestione.


Anche la divisione Prodotti finiti di Loro Piana (che si occupa del datawarehouse centrale e, a livello applicativo, dell’informatica di negozio) non è ancora riuscita a trovare il giusto equilibrio tra esigenze aziendali e tecnologia. «Quest’area è nata da una decina di anni – indica Pirola -, ma ha avuto un boom negli ultimi cinque, con l’apertura dei punti vendita di proprietà. I sistemi informativi, ovviamente, risentono di queste iperboli, perché non riescono a trovare il tempo necessario per la sedimentazione. In questa fase, stiamo standardizzando i sistemi, nati velocemente, e rifacendo le procedure che dovevano rispondere all’emergenza temporanea e che, invece, sono in uso da anni. La direzione, comunque, capisce lo sforzo che stiamo compiendo. Con tempi sempre più stretti e la revisione dei sistemi informativi in corso, pianificare diventa difficile. I sistemi seguono la corsa dell’azienda, cercando di consolidare il più possibile e di lavorare sul contorno. In particolare, stiamo puntando sull’area dell’intelligence, sul portale e sulle infrastrutture di supporto». Il Cio, quindi, deve da un lato garantire il regolare svolgimento delle procedure giornaliere e dall’altro valutare eventuali richieste, adattarsi alle esigenze del business e, al contempo, proporre nuove iniziative, prevedendo le future necessità.


«È una questione di cultura prima di tutto, che poi riporta agli investimenti – aggiunge, Tonelli -. Bisogna partire valutando budget e obiettivi. Normalmente, già l’importo iniziale spaventa e l’imprenditore, spesso, non si sente tutelato a sufficienza. Solo gli operativi si rendono conto che il sistema informativo permette di fuire di maggiori informazioni». Addirittura, in una realtà frammentata come Casti, Tonelli fatica a coordinare le attività dei sistemi informativi perché sia alcune persone del suo gruppo sia la maggior parte degli utenti finali ritengono prevalente l’appartenenza alla specifica azienda e al soddisfacimento delle priorità interne rispetto alle esigenze del gruppo. «A volte ci è difficile agire ma questo non significa che non ci vengano date responsabilità, anzi, se emergono dei problemi, è subito colpa dei sistemi informativi e non si indaga mai sulla mancanza di comunicazione interaziendale e sulle responsabilità dell’organizzazione. In bilico resta la formazione: è più facile ottenere l’intervento di un consulente esterno in caso di problemi che non il permesso per organizzare giornate di training per i dipendenti. E ciò è sbagliato, perché le persone sono una risorsa per l’azienda e devono avere l’opportunità di crescere professionalmente». Aspetto che Tonelli non trascura nella gestione della squadra It, composta da una ventina di persone sulle 17 aziende collegate, che cerca di coinvolgere e motivare, condividendo obiettivi e decisioni.

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