Il thin client diventa mobile

I computer leggeri, scarni, che funzionano solo se il loro lavoro è coordinato da un server che contiene tutte le informazioni, hanno senso solo per realtà ben organizzate e con numerose postazioni client. Nati qualche lustro fa, i thin client sono pas …

I computer leggeri, scarni, che funzionano solo se il loro lavoro è coordinato da un server che contiene tutte le informazioni, hanno senso solo per realtà ben organizzate e con numerose postazioni client. Nati qualche lustro fa, i thin client sono passati per la fase del “network computing” (proposta da Sun), quando si idealizzava che tutti i pc potessero essere collegati a una grande rete a cui affidare anche parte della capacità di elaborazione. Poi le cose hanno preso una piega diversa, il fenomeno si è ridimensionato e si è stabilizzato, rimanendo, comunque, interessante.

Quello dei thin client oggi è un settore che vale un paio di miliardi di dollari all’anno. Wyse è da sempre un attore primario del mercato, di cui detiene la quota maggiore (altro nome di riferimento, e non solo in Italia, è la trentina Praim, acquisita nel 2006 da CompuMaster). Ma poco importa qui. Più interessante è notare come oggi la società californiana compia un passo in avanti, incorporando nell’idea di thin client le caratteristiche del mobile computing, rilasciando veri e propri notebook, gli X90, che, privi di disco fisso e di qualsiasi dispositivo di memoria, funzionano in rete, anche Wi-Fi, consentendo di equiparare il lavoro di un utente mobile a quello seduto a una scrivania con un pc fisso. Il thin client, quindi, ora diventa wireless e lo si può usare ovunque, purché si abbia un server logico (Citrix, Vmware o Microsoft) a cui appoggiarsi e senza il quale il client può comunque funzionare, ma solo per la navigazione Web fruita tramite un hot spot Wi-Fi.

C’è un secondo vantaggio annunciato, forse anche più importante di quello della completa operatività da remoto: la sicurezza. I thin client mobili di Wyse non hanno dispositivo di memoria, nemmeno flash, ossia non ha caricati dati che consentono di risalire all’utente. Il che significa che in caso di rottura, di smarrimento o di furto, l’utente e l’azienda non perdono un dato: tutto quanto conta è sui server della società. Logico, in questo paradigma di funzionamento, il server deve essere più che sicuro e devono essere resi impenetrabili i meccanismi di accesso. Ma sono operazioni fattibili e ben controllabili. In sostanza, in caso di sottrazione da parte di malintenzionati, quello che si perde è un oggetto da 1,8 chilogrammi con schede e processore (Via, da 1,2 GHz) e basta.

La proposta di Wyse è riconducibile a un’ispirazione strategica, che la società chiama “zero client”, ossia riduzione dei costi tradizionali dei pc. A partire da quelli di ammortamento, dato che queste macchine sono destinate a durare almeno 5 anni, non necessitando di aggiornamenti continui nel software e nel firmware. Le operazioni di adeguamento vanno effettuate tutte sul server, una volta e per tutti i client che vi accedono.

“Zero client” per Wyse significa anche taglio dei consumi. I nuovi dispositivi per iniziare a funzionare richiedono 6 Watt. A pieno regime ne consumano dai 13 ai 15. Un normale pc assorbe 130 Watt. Il risparmio promesso, quindi, è di uno a dieci. La società dispone di uno studio, effettuato in un datacenter con server Dell, a cui si sono collegati 1.000 pc e 1.000 thin client (a 3 server). I primi hanno consumato 70,51 KW all’ora, i secondi 7,14 KW.

Il datacenter destinato a implementare una modalità di lavoro di questo tipo dovrebbe avere, oltre al silo di dati legacy attualizzato per la fruizione via Html, una delle tre applicazioni di gestione dei terminali più diffuse sul mercato: Citrix Application Delivery, Microsoft Terminal Services, Vmware Virtual Desktop. Questa struttura sarebbe “coperta” con il thin client manager di Wyse e il sistema Zero client provisioning si occuperebbe di gestire le relazioni con i vari terminali, thin client, notebook sparsi per il mondo.

Perché di mondo si tratta, dato che non esistono limiti di fruizione a un’architettura informativa così costruita: per l’utente è sufficiente un accesso hot spot di una rete Wi-Fi per entrare in collegamento con il proprio profilo che risiede nel server.

Il mercato italiano di Wyse, che ha una filiale a Gallarate (Va) aperta da poco dal sales consultant Matteo Del Corno e che come country manager ha Davide Bolzoni, è fatto da nomi significativi. Alitalia Servizi (struttura in predicato di essere ceduta a Eds, partner di Wyse) sta installando i dispositivi zero client nel suo call center e ai check in. Si tratta, in totale, di 4.500 postazioni. Stefanel ha adottato i thin client dapprima per il quartier generale di Venezia e ora sta programmandone la diffusione nei punti vendita. E poi il fenomeno imprenditoriale nazionale, Geox. La società di Treviso è in forte espansione nel mondo e Wyse, dall’Italia, configura e spedisce i thin client dove il Ceo Mario Moretti Polegato apre un nuovo insediamento produttivo o commerciale.

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