Il test di 10 PC Card USB 2.0

Ecco come aumentare il numero di connessioni del notebook. I prezzi partono da 27 euro. Attenzione all’alimentazione supplementare

aprile 2004 Il passaggio dallo standard USB 1.1 all’USB 2.0 consente
un aumento della velocità che può arrivare fino
a 40 volte, un beneficio molto utile per le unità di memorizzazione di
massa a collegamento esterno, come i dischi rigidi e i masterizzatori di CD e
DVD.

A titolo di prova, per trasferire 691 MB da un disco rigido esterno a disco
interno mediante porta USB 1.1 ci vogliono 15 minuti e 53 secondi su un notebook
vecchio di due anni. La stessa operazione, ripetuta mediante le PC Card USB
2.0 proposte in questo articolo, impiega di media 3 minuti e 19 secondi.

La disponibilità di porte USB 2.0 su sistemi datati come pure la loro
espansione su sistemi più moderni, diventa perciò un’operazione
molto interessante. Avevamo recentemente parlato dell’espansione delle
porte mediante l’uso di hub
USB 2.0
: una scelta economica, inadatta però per le periferiche
ad alta velocità
come i modem ISDN o ADSL, i masterizzatori,
le interfacce di rete e le unità disco esterne. In quell’articolo
avevamo, spiegato che un hub non aumenta il numero di porte del sistema, bensì
il numero di dispositivi che si possono collegare a una singola porta. Tutti
i dispositivi collegati all’hub, condividono la banda passante e, nel
caso di un hub passivo, anche l’alimentazione fornita da una singola porta.

L’unico modo per espandere il numero delle porte e aumentare la velocità
di connessione consiste nel montare una PC Card dedicata allo scopo.

Ne esistono diversi tipi con due o tre porte USB, in alcuni
casi combinate anche con porte FireWire (IEEE 1934, utili per
la connessione di videocamere e di dischi esterni con tale interfaccia). Ne
abbiamo provate dieci, su un computer datato con Windows 2000 e su un computer
recentissimo con Windows XP.

I risultati mostrano che la velocità è sostanzialmente
costante
tra le varie schede il che si giustifica per il fatto che
quasi tutte usano lo stesso chipset prodotto da NEC. Quel che cambia è
la semplicità con cui la scheda s’installa, il numero di porte,
la stabilità nella connessione e la dotazione a corredo.

Quasi tutti i modelli provati sono stati riconosciuti e installati automaticamente
dal sistema operativo utilizzando i propri driver di base (Windows 2000 o Windows
XP). Fanno eccezione solo il modello D-Link e Adaptec
che hanno richiesto un driver particolare già in fase d’installazione.
Anche Magnex lavora meglio con i propri driver.

Con queste tre schedine abbiamo anche dovuto riavviare il computer dopo l’installazione
della PC Card (cosa che non è stata necessaria con le altre). Sono stati
invece molto rari i casi di blocco del sistema dovuto a perdita
di sincronizzazione tra notebook, PC Card e unità esterna. In un solo
caso, D-Link, abbiamo visto una schermata blu con riavvio obbligatorio, a seguito
di un disallineamento dei driver. Negli altri casi il massimo dell’inconveniente
è consistito nel blocco dell’applicazione attiva al momento o,
più generalmente, nella perdita di visibilità dell’unità
disco esterna.

Tutte le schedine hanno riconosciuto automaticamente le periferiche collegate
sulle porte USB, con la sola eccezione della Sweex che richiede
obbligatoriamente la presenta del cavo di alimentazione supplementare fornito
a corredo.

Allo stesso modo, in mancanza di alimentazione ausiliaria, abbiamo riscontrato
una certa difficoltà di funzionamento della componente FireWire all’interno
delle schede “combo” (Adaptec e Magnex).

Il bus PCMCIA è in grado di erogare una quantità limitata
di corrente
e nel caso di schede combo, che devono alimentare due interfacce
separate al loro interno, diminuisce la potenza disponibile sulla porta di connessione
vera e propria il che, nel caso di unità disco, può comportare
problemi.

Le limitazioni del bus PCMCIA possono farsi sentire anche nell’uso prolungato
portando all’occasionale perdita di contatto con l’unità
esterna che a volte si risolve semplicemente disconnettendo e riconnettendo
l’unità stessa (magari spegnendola nel frattempo), a volte richiede
di disabilitare e riabilitare l’intera schedina (con estrazione e reinserimento
nello slot PCMCIA) e, molto di rado, richiede di riavviare il computer.

Molti di questi problemi si risolvono adottando l’alimentazione
supplementare
, di conseguenza cercate schedine che la prevedano. Si
tratta di una piccola presa femmina con innesto a baionetta dello stesso tipo
usato in molti hub miniaturizzati che può essere di fatto alimentata
con uno dei trasformatori da 5 volt usati per i mini hub (fate attenzione alle
polarità).

In alternativa è possibile utilizzare il cavetto di alimentazione,
fornito a corredo di alcune schede. Ne esistono di due tipi. Uno si collega
a una presa USB nativa del computer oppure a una presa libera di un hub con
alimentazione propria e preleva unicamente l’alimentazione (non il segnale
USB). Il secondo si collega alla presa PS/2 (tastiera o mouse) e preleva l’alimentazione
direttamente dal notebook, ma consente il collegamento in cascata di un mouse
oppure una tastiera mediante la presa passante.

Precauzioni d’uso
Inserite la PC Card sempre nello stesso slot, altrimenti dovrete rifare l’installazione
tutte le volte. Se dovete per forza cambiare slot, staccate tutte le periferiche
prima d’inserirla e aspettate che si completi la sua installazione prima
di collegare le periferiche, una alla volta.

Nel caso abbiate due slot PCMCIA sovrapposti, usate sempre quello superiore
in modo da lasciare quello sottostante libero per una PC Card di altro tipo.
Una volta configurata, la schedina può restare stabilmente nel computer
con tutte le periferiche collegate così da essere pronta a ogni riavvio.

Se doveste toglierla con il computer in funzione, disattivate le singole periferiche
e poi la PC Card via software (dalla barra di controllo in basso a destra) prima
di estrarla. Nel caso usiate un alimentatore ausiliario, controllate le polarità.
Gran parte delle schedine con presa di alimentazione, riportano la polarità
stampigliata di fianco alla presa stessa, sul dorso della scheda oppure nella
documentazione. Di norma il polo positivo è all’interno e il negativo
è all’esterno.

continua…

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