
In prova la soluzione audio più completa per desktop. Indicata per videogiocatori esigenti e per i puristi dell’audio
ottobre 2005 Creative risponde alla sfida lanciata da Intel con HD
Audio, specifiche per i chipset audio di qualità integrati sulle schede
madri, con un altro salto in avanti dell’ormai storica serie SoundBlaster.
Dopo Pro, AWE32, Live! ed Audigy, giunta lo scorso anno alla versione 4 Pro,
l’ultimo nome per le SoundBlaster sarà X-Fi acronimo di Extreme
Fidelity. Le nuove schede X-Fi hanno tre modalità di utilizzo, selezionabili
via software e che allocano in modo diverso le potenzialità del chip
X-Fi: Gaming Mode, Audio Creation Mode ed Entertainment Mode.
I modelli in vendita saranno quattro: XtremeMusic (129,99
euro) l’entry-level, singola scheda; in fascia media ci saranno Platinum
(199,99 euro) con frontalino da 5”1/4 e Fatal1ty FPS (249,99
euro) con RAM veloce “X-RAM” dedicata ai giochi; il top di gamma
sarà la Elite Pro, (349,99 euro) da noi testata in questa
occasione (con box esterno e RAM veloce). Le prime tre hanno un rapporto segnale/rumore
di 109 dB, la Elite pro arriva al record di 116 dB (Audigy 4 Pro arrivava a
113 dB).
L’hardware
Il nuovo chip X-Fi (in codice 20k1) è completamente diverso dall’Audigy
(10k2): formato da 51 milioni di transistor, ha un clock di 400 MHz, 4.096 canali
audio interni e una potenza di calcolo totale di 10.340 MIPS (1.200 MIPS per
il solo DSP).
Il “vecchio” Audigy in confronto con i suoi 4,5 milioni di transistor,
424 MIPS e 64 canali audio interni sembra preistoria. Il nuovo chip ha una struttura
ad anello, diversa da quella a stadi successivi tipica dei chip audio precedenti,
per cui i dati audio non devono seguire un percorso obbligato ma possono muoversi
in cerchio tra tutte le unità logiche (mixer, I/O, filtraggio, conversione,
DSP).
Altro punto di forza è il SRC (Sample Rate Converter) che consente il
ricampionamento con un rapporto segnale/rumore fino a 136 dB.
I convertitori DAC (digitale/ analogico) nella X-Fi Elite Pro restano gli
eccellenti Cirrus Logic CS4398 visti sulla Audigy 4 Pro, con gamma dinamica
di 120 dB, mentre nelle altre versioni la X-Fi monterà il chip CS4382
usato dalle Audigy 2 ZS, con 114 dB di gamma dinamica. Migliore inoltre il convertitore
ADC (analogico/digitale), utilizzato per registrare: dal Texas Instruments PCM1804
da 112 dB della Audigy 4 siamo passati all’eccellente AKM AK5394 da ben
120 dB.
La versione Elite Pro da noi testata è formata da scheda PCI
e box esterno, collegato tramite un grosso cavo proprietario, mentre
sono scomparsi cavo e porte FireWire. Sulla scheda ci sono le uscite minijack
7.1 più un minijack che può essere utilizzato come Mic In, Line
In o uscita digitale SPDIF.
Sul box esterno troviamo i jack grandi cuffie, Line In 2 e Line In 3, i connettori
RCA stereo Aux 2, ingressi ed uscite digitali ottici TOSLink e coassiali, porte
MIDI IN ed OUT.
I connettori Jack Line In 3 e 2 possono essere convertiti per funzionare come
ingresso Mic 2 e ingresso “Hi-Z” (ad alta impedenza), utile per
collegare strumenti come chitarre e bassi elettrici.
L’ingresso RCA Aux 2 può essere trasformato in ingresso Phono
con preamplificazione RIAA, una novità per Creative già presente
da anni sui frontalini delle schede Terratec, ed a tale scopo è presente
anche un connettore GND per collegare la massa del giradischi. Completano il
box ben 7 potenziometri per attivare e regolare le funzioni speciali come CMSS,
3D MIDI, 24-bit Crystalizer. Infine, è presente un nuovo telecomando
ad infrarossi. Unica mancanza è un’uscita analogica RCA stereo,
che eviterebbe l’uso di adattatori collegandosi ad amplificatori HiFi.
Tentare l’impossibile
Nell’ascolto musicale la X-Fi offre la nuova tecnologia 24-bit Crystalizer,
che promette “l’impossibile”: portare l’audio CD a 16
bit e l’audio compresso MP3 alla qualità dei 24 bit/96KHz.
L’audio viene infatti convertito in tempo reale a 24bit/96KHz e su di
esso viene applicata la tecnologia di miglioramento, che sfrutta proprio la
maggiore gamma dinamica consentita dai 24 bit.
Ovviamente ci siamo avvicinati con molto scetticismo a questa caratteristica,
visto che l’antica regola “quello che non c’è non si
può creare” implica l’impossibilità di restaurare
un brano audio compresso.
Creative però afferma che la nuova tecnologia non si limita ad equalizzare
il suono per migliorarne la brillantezza e la resa dei bassi, ma aumenta la
gamma dinamica con tecniche intelligenti come l’esaltazione dei transienti
(in parole povere aumentare il volume nei picchi improvvisi dell’audio,
ovvero eseguire al contrario quello che viene fatto comprimendo l’audio)
che non agiscono indiscriminatamente, ma analizzano le frequenze per distinguere
i suoni (ad esempio le percussioni) che necessitano maggiormente di esaltazione
e quelli (ad esempio gli archi) che perderebbero naturalezza.
Dopo aver ascoltato come agisce la 24-bit Crystalizer dobbiamo dire che Creative
ha fatto un buon lavoro: la gamma dinamica dell’audio MP3 è notevolmente
ampliata, lo spettro sonoro più saturo ed il suono guadagna in chiarezza.
Suoni come i piatti della batteria sono più incisivi, ma c’è
il rovescio della medaglia, ad esempio alcuni suoni percussivi diventano troppo
presenti, e se si esagera con la percentuale di intervento alcuni suoni medio-bassi
acquistano un rimbombo che alla fine risulta stancante.
Se con gli MP3 il 24-bit Crystalizer è utile, con risultati paragonabili
ad una buona “riverniciata”, che ridona ampiezza e nettezza negli
attacchi ai suoni, comunque si tratta sempre di processi che non ricostruiscono
quanto perso dell’incisione originale, dunque sono da utilizzare con attenzione
e sono più adatti a determinati stili musicali (disco, techno, rock)
che alla musica classica o jazz. Tantomeno consigliamo l’utilizzo di tale
tecnologia con i CD audio, che se di buona qualità perderebbero solo
naturalezza, mentre risulta molto adatta all’audio cinematografico.