Il «sogno» di Amd

Insieme a Ibm, la rivale di Intel progetta la nuova generazione di semiconduttori. Ma la frequentazione della “casa blu” stimola anche altri voli pindarici…

Il fatto: Amd ha ampliato la propria alleanza tecnologica con Ibm includendo attività di ricerca esplorativa su nuovi transistor, tecnologie litografiche, di interconnessione e di connessione die-to-package fino al 2011.


In virtù dell’accordo, Amd collaborerà direttamente con la Ibm Research Division per l’implementazione di attività di ricerca e sviluppo su materiali elettronici, dai tre ai cinque anni prima della loro commercializzazione effettiva. Insomma, entrerà nei laboratori di Big Blue, mani e piedi.


Peraltro, fa notare Amd, la ricerca esplorativa è una componente essenziale per le attività di ricerca e sviluppo sui microprocessori. La collaborazione, allora, consentirà alle due società di identificare e approfondire le sfide tecnologiche in anticipo, per reperire soluzioni appropriate e fare le scelte tecnologiche fondamentali in tempi più brevi.


Inizialmente le società si concentreranno sulle tecnologie destinate alle generazioni da 32 e 22 nanometri. Le attività di ricerca e sviluppo saranno svolte presso l’Ibm Watson Research Center di Yorktown Heights (New York), il nuovo Center for Semiconductor Research di Albany NanoTech, e l’impianto di produzione da 300 millimetri che Big Blue ha a East Fishkill.

La previsione: ne ha parlato Phil Hester, Cto di Amd, a Dresda, in Germania, filosofeggiando l’evoluzione della propria tecnologia processore, che già oggi incorpora e traduce in fatti i concetti come l’autodeterminazione e il controllo gestito delle risorse tanto cari a Ibm, alla voce autonomic computing e virtualization.


Perché fermarsi qui?, si è sostanzialmente chiesto retoricamente Hester, dato che la strada imboccata dalle Cpu di Amd è chiara e porta a qualcosa che ricorda la forma del mainframe?


Ovvero, perché fermarsi all’architettura x86?


Affidabilità, scalabilità, gestibilità e disponibilità, insomma, sono già adesso e lo saranno ancora di più in futuro il patrimonio genetico del processore, nel cui Dna c’è scritto che l’evoluzione della specie porta alla massima potenza, nel minimo spazio, con la massima duttilità.


Il tema, da sempre nella mente e nelle azioni infrastruturali di Ibm, insomma, sta facendo accoliti. Per ora è solo filosofia, oppure sogno, ma il fatto che se ne parli può avvicinare alla realtà.

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