Il punto sull’LTE nel Belpaese

A meno di un anno dall’asta per l’assegnazione delle frequenze LTE (Long Term Evolution), facciamo il punto sulla situazione in Italia.

Non è passato un anno da quando, lo scorso mese di settembre, l’asta per l’assegnazione delle frequenze LTE per giorni interi galvanizzò l’attenzione di tutta la stampa e degli analisti di mercato.
Quasi quattro miliardi di euro fu la raccolta finale e 2,96 miliardi per la sola frequenza degli 800 MHz.
Un successo non solo per il comparto, ma anche per il sistema Paese che non solo aveva bisogno di quell’iniezione di capitale proveniente dal mondo delle imprese, ma soprattutto continua ad aver bisogno di LTE per chiudere il digital divide e promuovere i servizi a banda ultralarga per i cittadini e per le imprese.

Ma cosa è successo in questi dieci mesi e a che punto siamo, prima che di varo commerciale delle nuove reti si possa davvero parlare?
Ne abbiamo parlato con Fabio Moresi, Marketing Manager Soluzioni Wireless di Huawei, che ci ha aiutato a inquadrare la situazione.
Nei mesi scorsi sono iniziate le prime sperimentazioni.
Le hanno avviate gli operatori assegnatari delle frequenze e tanto Telecom Italia quanto Vodafone hanno presentato anche trial pubblici in città come Torino e Milano.
Non solo.
Huawei è partner dei test di affidabilità delle reti a 800 MHz in Italia coordinati dal Ministero dello Sviluppo Economico, Dipartimento per le Comunicazioni, realizzati presso il Centro Nazionale Controllo Emissioni Radio Elettriche di Roma.

Si tratta di un trial importante, perché dai dati che se ne ricaveranno sarà possibile verificare la coesistenza dei servizi e delle tecnologie attualmente in uso sulle reti di quarta generazione in deployment su scala nazionale.
La scelta di Huawei, che in questo caso opera in veste di fornitore unico, non è casuale: ”Sono ormai tre anni che Huawei sta portando avanti i trial LTE nel nostro Paese – racconta Moresi – Senza contare che nel 2009 l’azienda è stata la prima a lanciare un progetto commerciale in Europa con Telia Sonera e che delle 57 reti commerciali LTE censite nel mondo la primavera scorsa, 28 utilizzano tecnologia Huawei”.

Che per il colosso cinese l’LTE rappresenti il trampolino ideale per una ulteriore fase di crescita è dimostrato dagli investimenti che l’azienda sta indirizzando su questa tecnologia. È altrettanto vero, tuttavia, che in molti Paesi, Italia inclusa, le connessioni mobili ad alta velocità possono rappresentare un punto di svolta per la nascita di nuovi servizi: e non è certo un caso che oggi 285 operatori in 93 Paesi diversi stanno investendo su Lte.

”Due sono i driver che rendono LTE interessante – sono ancora parole di Moresi – la copertura e la capacità. Quando si parla di copertura significa che dove oggi non si arriva con la fibra, domani si arriverà con LTE800. Quando si parla di capacità, invece, basti pensare che con LTE si arriva fino a 100 MBPS in downlink e a 50 in uplink: le opportunità per sviluppare nuovi servizi sono pressoché infinte”.
I bisogni da coprire sono tanti e tali che non è certo semplice fare una graduatoria, anche se Moresi si dice convinto che la richiesta di nuovi servizi e contenuti legati alla diffusione di tablet e smartphone influenzerà non poco il mercato in tutta Europa.

Al momento dell’asta, l’attenzione degli operatori si era concentrata soprattutto sulle frequenze a 800 MHz, che, in effetti, raccolsero la quota più rilevate degli investimenti.
“Telecom, Vodafone e Wind si sono aggiudicate ciascuna 10 MHz di questa frequenza. L’interesse si giustifica da un lato con il fatto che gli investimenti infrastrutturali richiesti su questa frequenza sono inferiori rispetto a quelli previsti su quelle a 1800 o 2600. E poi, di nuovo, si parla di copertura: con un sito a 800 MHz copro un’area molto più ampia rispetto agli altri, con un fattore 2 rispetto alla frequenza 2600”.

Qualche problema, tuttavia, in questo percorso che guarda al 2013 come data per il varo commerciale dei primi servizi LTE800, c’è.
“Non ci si può dimenticare che stiamo parlando di frequenze occupate dalle tv, prima del passaggio dall’analogico al digitale. In base ai tempi stabiliti per lo switch off di ciascuna regione, bisogna tenere una mappa aggiornata dei canali ancora occupati dai canali locali e di quelle che nel frattempo vengono liberate. Non solo. In qualche caso è importante verificare che non permangano interferenze tra i sistemi”.

Ed è qui che diventano strategici i test. “Certo. In qualche caso si dovrà intervenire con dei filtri sui cavi coassiali delle nostre TV. In ogni caso il Ministero ha garantito che tutti i canali assegnati alle TV saranno spenti entro la fine di quest’anno, per cui siamo in linea con i tempi previsti, e le sperimentazioni in corso daranno le informazioni necessarie per guidare il lancio della tecnologia LTE800 senza grossi impatti”.

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