Il promettente mercato della sicurezza

Molte realtà non consideravano la sicurezza come un elemento fondamentale, ma alcune ricerche di mercato condotte a cavallo dell’11 settembre hanno evidenziato un cambiamento di rotta e adesso tutti la vogliono implementare. Ecco i pareri di Sirmi, Idc e Computer Science Corporation

Il mercato della sicurezza offre molte interessanti opportunità agli
operatori. Si tratta, infatti, di un settore in costante crescita e sempre più
fondamentale per le aziende.
Sarà vero, però, quest’ultimo concetto? Secondo
una ricerca Sirmi dello scorso anno, oltre il 90% delle
aziende
coinvolte aveva una precisa politica per la
sicurezza
, ma il 70% non possedeva dei fondi dedicati
e non n’erano previsti. Situazione in un certo qual modo
“imbarazzante”, considerando che oggi tutto è gestito attraverso computer e
un’eventuale intrusione (interna o esterna) può fare molti danni.
L’Italia
però non è la sola ad avere di questi problemi, altre ricerche, come una fatta
da Computer Science Corporation, hanno evidenziato che anche
altri paesi hanno un approccio alla sicurezza che si attiene al modello:
“speriamo che il cielo ce la mandi buona”.
A ravvivare l’orizzonte è
intervenuta Idc, che durante un recente convegno ha diradato le
nuvole delle precedenti ricerche, rilevando come nel breve termine ci sarà
un incremento di spesa per la sicurezza. Una considerazione è
d’obbligo: l’11 settembre ha segnato questo settore. I risultati di alcune
analisi di mercato sono relativi a interviste con un campione prima di quella
fatidica data; quelle fatte successivamente hanno evidenziato un maggior
interesse per l’argomento.
Il mercato italiano, da come emerge dalla ricerca
Sirmi, ha fatto delle precise scelte per quanto riguarda le strategie e gli
strumenti da utilizzare.
Al primo posto c’è il backup dei dati e
procedure di salvataggio
(94%), seguito dagli antivirus
e il controllo dell’accesso attraverso un meccanismo
di username/password (87%). Firewall, scansione della posta elettronica
e controllo degli accessi evoluto
sono presenti nel 60% dei casi,
mentre crittografia e certificati digitali sono utilizzati da
meno del 10% degli intervistati.
Da questi dati sembra che l’unica soluzione
scelta da tutti (94%) siano le procedure di salvataggio dei dati, mentre gli
altri strumenti sono utilizzati, ma faticano a trovare una collocazione:
soprattutto quando le realtà produttive dichiarano a Sirmi di essere state
attaccate solo da virus.
Idc conferma che le cause dei
problemi di sicurezza sono prima di tutto Internet (52%) e intranet
(39%),
insomma le reti e le comunicazioni. Le imprese europee
intervistate percepiscono i diversi tipi di rischi in quest’ordine:
virus (87%), sicurezza fisica (85%), infrastrutture di rete (83%),
integrità dei messaggi (82%) e così via fino ai pagamenti sicuri messi
all’ultimo posto con il 58%
.
L’Italia non si discosta molto, ma
vede con maggiore preoccupazione i sistemi di pagamento e le transazioni
finanziarie. Idc considera però l’Italia un mercato molto
promettente per gli operatori della sicurezza. Prevede, infatti, una crescita
costante degli investimenti complessivi a partire da quest’anno, quando ci sarà
un balzo in avanti di quasi il 90%, con un giro di affari di 744,77
milioni di euro
e con una distribuzione dei valori che vedrà prevalere
i servizi per la sicurezza, sia sul software sia sull’hardware.

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