Il problema degli standard

Negli ultimi anni, nel mercato del Bpm, si è registrata una grande corsa nella definizione degli standard, causando spesso più confusione che chiarezza. Il risultato è che ancora oggi, nel caso di alcune specifiche, non sembra essere chiaro il livello …

Negli ultimi anni, nel mercato del Bpm, si è registrata una grande corsa nella definizione degli standard, causando spesso più confusione che chiarezza.


Il risultato è che ancora oggi, nel caso di alcune specifiche, non sembra essere chiaro il livello di complementarità o, addirittura, di sovrapposizione. Il mercato Bpm,secondo Jon Pyke, vedrà presto un consolidamento attorno a quattro standard principali: Bpel (Business process execution language), Bpmn (Business process modeling notation), Wfxml (Workflow XML) e Xpdl (XML process definition language). Un lavoro di semplificazione, cui la Workflow Management Coalition sta già lavorando alacremente, soprattutto ora che la Bpmi.org si è collocata sotto l’ala protettrice dell’Object management Group, lasciando, di fatto, la Wfmc come unico gruppo dedicato allo sviluppo della tecnologia collegata ai processi.


Il primo standard, il Bpel, è un linguaggio di programmazione, basato su XML, che descrive in modo formale i processi ed è in grado di compiere chiamate multiple simultaneamente. Il Business process modeling notation è, invece, uno standard di notazione grafica per la visualizzazione immediata di processi di business all’interno di un workflow. Il WfXml è un protocollo Web service che può essere usato remotamente per inviare o rintracciare le definizioni di processo. Xpdl, infine, è un’interfaccia che si colloca tra gli strumenti di modeling/definizione e i motori di esecuzione o simulazione per il design dei processi.

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