
Giovani tecnologici e aziende in ritardo. Paradosso italiano.
Quando i quotidiani si occupano di nuove tecnologie spesso è meglio saltare l’articolo.
La prova arriva dal computer che si porta al polso presente in Smau che da tv e prestigiosi inserti è stato descritto come un oggetto che potrà migliorare la nostra vita mentre si tratta di un pc industriale.
Alcuni giornalisti però sono inarrivabili quando scrivono pezzi come quello di oggi della bravissima Concita De Gregorio su Repubblica che descrive i ragazzi (ma soprattutto le ragazze) che hanno contestato la riforma Moratti a Roma.
La giornalista in poche righe racconta di una generazione molto hi tech, “veloci, reattivi di fronte all’ostacolo che serve per passare di livello”.
Cresciuti con i videogame si muovono a loro agio con le nuove tecnologie e grazie all’utilizzo di pc e console sono capaci di muoversi anche in un modo diverso dal passato.
Ne è un esempio la tattica adottata in piazza che ha sorpreso le forse dell’ordine.
E’ vero, nell’articolo ci si calca la mano, c’è un po’ di colore ma il quadro che ne viene fuori conferma i dati di mercato.
Sono i giovani e le famiglie a comprare tecnologia, mentre le aziende sono ferme al palo.
Ecco, quello che è triste è che quando questi ragazzi usciranno dall’università e andranno a lavorare, se nulla cambia, sbatteranno il muso contro una realtà molto meno tecnologica rispetto alla loro vita di tutti i giorni dove il loro know how, il loro muoversi secondo schemi differenti, non potrà essere particolarmente apprezzato.
In questo paese iniziano a esserci due anime e quella delle aziende è la più vecchia.