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Il media center fatto in casa

L’evoluzione del sistema operativo Mac OS X nel corso degli ultimi anni ha portato con sé parecchi benefici ma anche alcune limitazioni. I miglioramenti proposti da Apple si sono spesso scontrati con la strategia di marketing che ha reso impossibili gli usi alternativi che un utente può fare del proprio computer.

A nuove e interessanti caratteristiche spesso si sottraggono funzionalità che gli utenti utilizzano abitualmente o che prima o poi avrebbero potuto iniziare a usare. Il caso emblematico è quello di Front Row, applicazione integrata dalla fine del 2005 in tutti i Mac dotati del sistema operativo Tiger e che consentiva di accedere ai contenuti multimediali del computer da una comoda interfaccia interattiva.

Con Leopard le cose erano addirittura migliorate, ereditando in Front Row l’interfaccia della prima Apple TV, quella grigia che sembrava un piccolo Mac mini. In Snow Leopard ci sono stati pochi cambiamenti essenziali, ma con l’arrivo della Apple TV nera e del sistema operativo Lion i giochi sono finiti: Front Row è definitivamente scomparso e ogni tentativo di rinascita, anche non ufficiale, è stato bloccato dall’azienda di Cupertino con un aggiornamento di iTunes. Se da un lato Front Row non era più presente nel sistema operativo, alcuni smanettoni erano riusciti a recuperare una versione installata nelle edizioni beta di Lion: sono bastati pochi mesi perché Apple sbattesse la porta in faccia anche a questi ultimi e rendesse il Front Row “taroccato” incompatibile con iTunes non consentendo l’accesso alla libreria musicale del proprio Mac.

Naturalmente la spiegazione logica è puramente di mercato, dovuta all’esigenza di spingere le vendite della piccola Apple TV, il prodotto che recentemente Tim Cook ha continuato a definire poco più che un hobby. Spendendo 120 euro e collegando in rete la Apple TV è possibile accedere ai contenuti del proprio Mac per lo più offerti a pagamento, con la formula del noleggio o dell’acquisto, nell’iTunes Store della stessa Apple.

Un tempo, con Mac OS X e Front Row, bastava riciclare un vecchio Mac e trasformarlo in un media center. In teoria, con la nuova filosofia Apple, tutto ciò non sarebbe possibile. Basta però affidarsi a delle alternative: le più famose nel mondo Mac si chiamano XBMC e Plex.

I due eredi di Front Row
Non si tratta di due progetti molto diversi, dato che l’origine è la stessa, ma nel corso degli ultimi anni le loro strade si sono divise seguendo filosofie diametralmente opposte. XBMC (http://xbmc.org) significa Xbox Media Center ed è nato come un’applicazione per la prima console Xbox quando questa veniva modificata tramite appositi “modchip”. Lo scopo era consentire la riproduzione di filmati DivX, DVD, CD audio, musica in formato MP3, raccolte di immagini e quant’altro attraverso una semplice interfaccia. Nel corso degli anni XBMC, soprattutto dopo la scomparsa della console dal mercato, si è affacciata verso altri lidi venendo proposta anche su sistemi operativi per computer come Mac OS X, Linux, Windows e le Apple TV modificate.
Da una lite tra programmatori del gruppo XBMC e da una costola del codice sorgente originale è invece nato Plex (http://plexapp.com). Inizialmente le differenze tra i due progetti erano minime, fino alla divisione dell’applicazione in due elementi: un media server, che si occupa di catalogare e gestire i contenuti, e un client, che è l’interfaccia con cui l’utente interagisce per accedere ai propri file multimediali. Il vantaggio di Plex rispetto a XBMC è proprio questa sua doppia vita: è possibile catalogare i contenuti su un computer e riprodurli, attraverso la propria rete locale, su un altro.
In questa occasione ci occuperemo proprio dell’utilizzo e della configurazione di Plex per Mac, del suo Media Server e dell’applicazione ufficiale per dispositivi iOS.

L’occorrente
Per prima cosa è necessario verificare se il computer che vogliamo trasformare in un media center è in grado di sopportare le richieste hardware di Plex. Il minimo indispensabile è un Mac con processore Intel Core Duo, 1,6 GHz di frequenza, 1 GB di memoria RAM e il sistema operativo Mac OS X 10.6 Snow Leopard. Gli sviluppatori raccomandano comunque un processore con 2 GHz, 2 GB di memoria e possibilmente un chip grafico dedicato Nvidia 9400M o superiore. La nostra macchina di test è stata un Mac mini con processore Core 2 Duo, 1,83 GHz, 2 GB di memoria RAM e hard disk esterno da 1 Terabyte per i dati multimediali.
Se il nostro Mac soddisfa questi requisiti dobbiamo scaricare il software che consente di trasformarlo in una stazione multimediale completa. Sul sito ufficiale di Plex raggiungiamo la pagina Downloads, clicchiamo su Download Plex for Mac e scarichiamo i due pacchetti Media Center e Media Server dalla colonna di destra. È presente anche Plex/Nine e si riferisce a una vecchia versione di Plex, che in teoria comprende entrambi gli oggetti, ma vi consigliamo comunque di scaricare i due file sopra indicati, dato che la guida si riferisce all’ultima edizione dell’applicazione.

Plex Media Server può catalogare nel suo database file multimediali di ogni tipo. Innanzitutto accede senza problemi alla libreria iTunes del nostro computer, consentendoci di aggiungere anche eventuali MP3 non indicizzati, associando la cartella in cui questi sono contenuti. È importante, per rendere più semplice la raccolta di questi contenuti, suddividere in cartelle distinte eventuali film da serie TV o programmi di intrattenimento.
Nel nostro caso sono state create tre cartelle “Film”, “Serie TV” e “Programmi TV” in cui abbiamo suddiviso tutti i DVD convertiti in file MP4 con l’applicazione RipIt (http://thelittleappfactory.com/ripit).

Configurare Plex Media Server
Cerchiamo i due file scaricati in precedenza nella cartella
Download del nostro Mac e localizziamo Plex-Media-Server.0.9.5.2.zip (o
il numero di versione disponibile quando questo numero di Applicando
sarà in edicola) e con un doppio clic attendiamo che il file venga decompresso.
Spostiamo Plex Media Server nella cartella Applicazioni ed eseguiamola, ci
troveremo di fronte a una schermata di benvenuto (figura
1) che ci permetterà di configurare rapidamente alcune caratteristiche
del Media Server. Cliccando su Next ci verrà
chiesto in sequenza dove si trovano i nostri film, dove le serie TV e
l’eventuale musica aggiuntiva: anche se verrebbe naturale cliccare il tasto con
il segno “+” posto in basso a sinistra vi
consigliamo di scegliere Skip, almeno per
film e show televisivi. Spiegheremo in seguito il perché.

Riguardo la musica, come accennato in precedenza, se tutti
i nostri file audio sono catalogati nella libreria di iTunes clicchiamo anche
in questo caso Skip, altrimenti scegliamo “+”
e tramite la consueta finestra di navigazione di Mac OS X raggiungiamo la
cartella che contiene i brani che vogliamo indicizzare.

La quarta schermata consente di aggiungere alcuni plug-in
per accedere a contenuti multimediali aggiuntivi direttamente da Internet. Tra
quelli forniti già in fase di installazione consigliamo CNET TV, Vimeo e Live
Music Archive, ma è comunque possibile aggiungerne tantissimi altri in seguito.

Cliccando ancora Next, ci
verrà chiesto se vogliamo installare sul nostro computer il plug-in Soundflower.
Questo si occupa di convertire eventuali sorgenti audio provenienti da filmati
compressi con Adobe Flash o Microsoft Silverlight nel caso vogliamo riprodurli
su dispositivi non in grado di leggerli, come un iPhone o un iPad, pertanto
consigliamo di selezionare Install Soundflower
e cliccare ancora su Next.

Infine ci verrà chiesto se vogliamo iscriverci alla
newsletter di Plex per restare informati o inviare informazioni anonime
sull’utilizzo dell’applicazione; entrambe sono operazioni facoltative, possiamo
quindi andare ancora avanti e infine cliccare su Finish.
A seconda del numero di plug-in selezionati e degli eventuali file musicali da
indicizzare l’installazione vera e propria potrebbe richiedere alcuni minuti:
ci verrà chiesta la password di amministratore per l’installazione di
Soundflower e dopo l’installazione si concluderà con la configurazione
automatica di Plex. Al termine, un’ulteriore schermata ci avviserà che la prima
parte del lavoro è finita e che è giunto il momento di scaricare Plex per Mac o
iOS. Per il momento facciamo clic su Close.

In alto a destra sullo schermo, vicino all’orologio di
sistema, troviamo adesso l’icona di Plex Media Server che, molto probabilmente,
sarà affiancata da una rotellina che indica l’aggiornamento della libreria con
la catalogazione della nostra musica. Cliccando sull’icona, apparirà il menu a
tendina che permette di accedere alle impostazioni (Preferences),
di caricare il Media Server automaticamente a ogni avvio del computer (Open at Login) e di raggiungere il Media Manager
per verificare e aggiungere elementi alla nostra libreria. Clicchiamo su Media Manager e attendiamo il caricamento della
relativa finestra. Da questa schermata è possibile tenere sotto controllo le
librerie associate a Plex.

Prima di aggiungere contenuti multimediali clicchiamo
sull’icona a forma di ingranaggio presente nella cornice superiore. Questa fase
consentirà di personalizzare alcune impostazioni relative alla raccolta di
metadati dei contenuti multimediali. Tipicamente Plex Media Server, al termine
della configurazione tradizionale, avrebbe cercato i nomi dei film, le
locandine e le descrizioni in lingua inglese. Avendo saltato in precedenza la
fase di raccolta dei documenti multimediali, è possibile adesso indicare di
scaricare le informazioni in lingua italiana per avere una libreria più
ordinata.

Per prima cosa occupiamoci dei film: selezioniamo nella
colonna di sinistra Freebase e Personal Media scegliendo vari canali da cui Plex
Media Server attingerà per raccogliere informazioni. Selezioniamone anche più
di uno ma accertiamoci, quando uno di questi lo permette, di accedere alla
impostazioni (pulsante Preferences) per
personalizzarle. Nel caso di Freebase – dalla colonna di destra, questa volta –
potremo infatti selezionare Localized Titles,
che indicherà a Plex Media Server di mantenere titoli e informazioni in
italiano dei film che abbiamo nella raccolta, oppure OpenSubtitles.org per scaricare eventuali sottotitoli
aggiuntivi in varie lingue.

Lo stesso lavoro andrà fatto con la sezione TV Shows (in questo caso selezioniamo tutti gli
agenti), Artists e Albums. Ultimata anche questa fase possiamo
cliccare in basso a destra su Close e
finalmente aggiungere i contenuti multimediali al Plex Media Server.

Cliccando sul tasto “+”
in basso a sinistra comparirà sullo schermo una finestra in cui potremo
scegliere il tipo di sezione (Movies, TV Shows, Music e
Photos) e l’eventuale nome da dare alla
sezione. Per iniziare abbiamo pensato di indicizzare i film contenuti nel
nostro hard disk mettendo come Section name
appunto Film (automaticamente apparirebbe Movies) e lasciando
invariate le restanti opzioni (a patto di verificare che il campo Language riporti Italiano).
Cliccando sul tasto “+” in basso è possibile
selezionare la cartella o le cartelle in cui sono contenuti i film e terminare
l’operazione con il pulsante Add Section in
basso a sinistra.

A questo punto Plex Media
Server inizierà a raccogliere le informazioni sui nostri film, indicizzarne i
nomi ed effettuare una ricerca incrociata con gli “agent” di cui abbiamo
trattato prima. Il risultato finale – dopo alcuni minuti di elaborazione, pochi
o tanti in base al numero di elementi da indicizzare – sarà un elenco di
copertine o poster dei film con il nome originale associato. Naturalmente la
stessa operazione possiamo farla con le serie TV o i programmi TV: allo stesso
modo Plex Media Server si occuperà di indicizzarli e renderli più ordinati ed
eleganti.

Non si deve aver fretta durante queste fasi: la libreria
per essere aggiornata potrebbe richiedere diverso tempo e le copertine e i
metadati essere associati ai file in modo sparso. Non preoccupiamoci quindi se
vedremo popolare il nostro elenco di film o serie TV a macchia di leopardo, è
normale.

Durante questa
operazione possiamo invece occuparci della configurazione del Plex Media
Server. Dall’icona vicino all’orologio di sistema selezioniamo Preferences e
iniziamo a impostare alcune caratteristiche facoltative ma comunque utili. Per
prima cosa diamo un nome al Media Center (Friendly
name
), nel nostro caso abbiamo optato per un banale Mac Media mini.

Se non optiamo per un
“nome amichevole” il Media Center prenderà quello del computer, che nella
maggior parte dei casi potrebbe risultare simile a Mac mini di Mario Rossi,
sicuramente un nome non adatto allo scopo. Nella sezione Library consigliamo di selezionare Update my library when changes to my folders are detected
e Empty trash automatically after every scan
,
che consente a Plex di catalogare nuovi file quando questi vengono aggiunti
alle cartelle condivise e di svuotare il cestino contenente eventuali
informazioni eliminate dopo un aggiornamento della libreria. La sezione Sharing consente di selezionare quali librerie
standard del Mac vorremo condividere con Plex Media Server, tra queste sono
presenti iTunes (per musica e filmati), iPhoto (per foto e video) e Aperture.
Infine consigliamo di effettuare la registrazione di un profilo myPlex,
dall’omonima sezione, per poter accedere alla nostra libreria anche quando ci
troviamo fuori casa.

Ultimata anche questa
fase e, soprattutto, quando la libreria sarà completamente importata – cioè
quando la rotellina a fianco dell’icona di Plex vicino l’orologio di sistema
sarà scomparsa – potremo quindi occuparci di Plex Media Client.



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