Il marketplace in Italia attrae le Pmi

Da un’analisi svolta dall’I-Lab dell’Università Bocconi emerge che le piazze digitali possono giocare un ruolo determinante nel processo di sviluppo dei distretti industriali.

Risultati interessanti quelli emersi dal censimento sui mercati virtuali in Italia, effettuato dal Centro di ricerca sull’economia digitale dell’Università Bocconi. Pare, infatti, che questa forma di transazione piaccia alle Piccole e medie imprese. L’80% delle imprese utenti dei 33 marketplace censiti dall’I-Lab è, infatti, costituito da imprese con meno di 100 dipendenti. Nella metà dei casi, poi, il personale non raggiunge le 20 unità. Affiora, quindi, l’importanza che tali agorà digitali possono assumere nel contribuire al processo di virtualizzazione dei distretti industriali. Un ulteriore dato che emerge dai risultati dello studio è quello relativo ai clienti che, oltre a effettuare l’iscrizione, utilizzano effettivamente i servizi offerti. La quota, pari al 44%, scende solo di tre punti percentuali se si analizza il numero di utenti che accedono ai marketplace più volte. Rimane, però, ancora forte il cosiddetto rischio di “marriage broker”, che lega l’accesso alle piazze digitali più alla raccolta di informazioni che al completamento di operazioni commerciali. Solo il 26% delle transazioni avviene, effettivamente, online. Per quanto esigui, gli scambi rappresentano, comunque, la maggior fonte di revenue per i marketplace (in media, il 43% degli introiti), strettamente connesso alla ricchezza dei serivizi accessori a portafoglio.
La ricerca ha, infine, delineato quattro modelli di business prevalenti, riconoscendo nei “grandi generalisti” quei marketplace che fugono da intermediari nel campo dei beni di largo consumo, in vari settori produttivi, e che puntano sulla qualità delle proprie piattaforme digitali di scambio. A questi si contrappongono i cosiddetti “network based” che si contraddistinguono per un ventaglio più ampio e soprattutto per una molteplicità di collaborazioni con fornitori di servizi (dalla logistica al leasing) e un buon rapporto prezzo-qualità. Del poker fanno parte anche i marketplace di “nicchia”, che coprono una singola filiera o alcune fasi di essa, e i “tentative”, gruppo residuale non ancora caratterizzato da una coerente strategia di mercato.

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