Il manufacturing e l’intelligence

Una ricerca di Aberdeen Group fissa i paletti dell’uso della Business intelligence nel comparto manifatturiero.

Aberdeen Group ha recentemente condotto una ricerca per individuare il grado di adozione della Business Intelligence (Bi) tra le aziende manifatturiere, utilizzando un campione di 440 imprese di diversi settori (quali industrial equipment, automobilistico, high-tech e oil e gas) di varie dimensioni (il 43% sono piccole aziende, il 39% medie e il 18% grandi). Il 61% del campione è composto da realtà del Nord America, il 18% dell’Europa, il 15% dall’Asia Pacifica e la percentuale restante del Medioriente, Centro e Sud America. Ai fini dell’indagine, Aberdeen Group ha diviso i partecipanti in due gruppi: il primo costituito dalle società più avanzate tecnologicamente e il secondo da organizzazione meno avvezze alla tecnologia.

Dai risultati dell’indagine emerge che il 65% del totale degli intervistati è coinvolto nello sforzo di adottare al proprio interno soluzioni di intelligenza diffusa. Da questo dato emerge l’importanza, secondo le imprese manifatturiere, di integrare i dati interni (riportati dall’Erp) con quelli esterni, (provenienti dalle vendite).

Per il 55% degli interpellati gli obiettivi primari che si perseguono con l’adozione di un sistema Bi sono quelli di rilevare dati specifici dalle vendite, renderli visibili e metterli a disposizione dall’Erp. Per il 36% del campione, invece, l’obiettivo principale è disaggregare i dati forniti dal gestionale per trasmetterli, poi, ai punti vendita.

Sul tema della pervasività della Bi, Aberdeen Group fa notare che i cruscotti e i portali tecnologici danno una certa garanzia di certificazione del dato, ma da soli non servono.

È per questo che alcune delle compagnie più “tecnologiche” (tra il 5 e il 15%) li prendono come punto di partenza per collegare tutti i livelli aziendali, abbinandone l’implementazione con lo sviluppo di funzionalità predittive e analisi in tempo reale.

Secondo i risultati del campione, i freni all’adozione della Bi sono dati dalla difficoltà d’integrazione con gli strumenti esistenti (il 54% del campione), dalla mancanza di unificazione delle architetture It (42%) e dalle difficoltà di supportare un’ampia gamma di applicazioni (42%). L’invecchiamento delle tecnologie e la presenza di sistemi proprietari sono altri freni per il 37% degli intervistati, così come la difficoltà di fornire ai business user le informazioni necessarie per prendere decisioni (25%).

Nell’integrazione tra Bi e Erp, i produttori devono essere capaci di modellare concretamente i processi e contestualizzare i dati provenienti da diverse fonti.
I vendor di Erp e Bi, da parte loro, stanno già lavorando per fornire alternative che facilitino l’interoperabilità con i sistemi preesistenti, includendo nei propri software gli standard Isa-95 (serie di specifiche internazionali per favorire l’integrazione tra azienda e sistemi di controllo manifatturiero) e Oagis (specifica stata sviluppata per creare un linguaggio standardizzato che favorisca l’interoperatibilità tra le applicazioni), che servono a semplificare l’integrazione dei processi, fornendo linee guida per ridurre i costi e i rischi associati all’implementazione.

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