Il mainframe ancora campione di gestione

Cento It manager motivano l’intramontabilità della piattaforma per assicurare le applicazioni distribuite

Si sta registrando un aumento di attenzione nei confronti del mainframe, a più livelli: si ha la percezione che non sia solo una realtà del passato o del presente, ma che lo possa essere anche nel futuro. Percezione suffragata dai risultati di un’indagine realizzata da Ca, che sottolineano l’importanza del mainframe come piattaforma fondamentale dell’enterprise computing multilivello. Si tratta di un’inchiesta in cui sono stati intervistati oltre 100 manager e responsabili informatici di aziende in cui è utilizzato il mainframe Ibm System z, operanti in più settori industriali negli Stati Uniti, in Europa e in Australia, in merito alle loro opinioni sui modelli basati su mainframe, informatica distribuita e cloud computing. Gli intervistati provenivano da aziende con fatturati da 500 milioni a oltre 10 miliardi di dollari. Oltre il 35% apparteneva al settore della finanza. Gli It manager hanno più volte scelto il mainframe come piattaforma più rappresentativa degli attributi positivi dell’It, soprattutto riguardo i temi dell’affidabilità, della resistenza ai guasti, della sicurezza, della gestione e della conformità. Il mainframe è risultato vincente anche sotto i profili rapporto costo-efficacia, dell’eco-compatibilità e del costo del personale addetto. L’importanza del ruolo svolto dal mainframe nell’erogazione dei servizi di business in un ambiente multilivello è stato sottolineato dal fatto che il 97% degli intervistati ha affermato che alcune delle loro applicazioni distribuite cesserebbero di funzionare in caso di mancata disponibilità del mainframe. Il 67% dei manager intervistati ha dichiarato che con la crescita dell’infrastruttura distribuita diviene più interessante la capacità di tenere diverse applicazioni su un unico mainframe. L’81% ha citato come ulteriore problema la scarsa disponibilità di spazio nel data center, circostanza che costituisce un’altra argomentazione a favore dell’aggiunta dei carichi di lavoro al mainframe, in luogo dell’incremento dell’infrastruttura dei server distribuiti.

L’iniziativa di Ca ci ha offerto il destro per andare a riprendere le dichiarazioni fatteci da Robert Hoey, Gm Major markets del Systems & Technology group di Ibm al momento della sua estiva visita italiana.

Hoey crede che il “pendolo dell’It”, in azione ormai da anni, complice la congiuntura, abbia portato il mainframe ad avere un ruolo di centralità per quelle aziende che hanno carichi elaborativi consistenti. La chiave per comprenderne il nuovo valore, alla luce delle esigenze economiche sorte, è proprio quella di rapportare la macchina con la popolazione di riferimento.

Secondo Hoey, oggi il mainframe è importante per tre grandi motivi: i valori economici, la sicurezza, l’affidabilità. Per capire il valore di un sistema ne va valutato il costo per transazione e si può dimostrare che quello del mainframe è il più basso ottenibile se si gestiscono workload multipli: è il concetto delle economie di scala. Quanto alla sicurezza, basta dire che oggi ciò che conta è che i dati non siano compromessi, e il mainframe assolve brillantemente la missione. E chi fa riferimento a un’alta popolazione di utenti, come le banche o la Pa, ha bisogno dell’alta affidabilità del mainframe.

La metà dei mainframe installati nel mondo, secondo Hoey, è impegnata in attività di consolidamento, quattro su cinque sono sistemi aperti, uno su due è protagonista di progetti di virtualizzazione, e quasi tutti (il 90%) sono fonte di innovazione.

Oggi le aziende hanno bisogno di servizi applicativi, che devono provvedere alla cosiddetta “sintonia fine” delle applicazioni. Si tratta di modernizzarle, portarle al passo con le nuove reti. Poi ci sono quelli per la riduzione dei costi, ossia di ottimizzazione dell’It. La chiave per raggiungere il virtuosismo, secondo Hoey, è aumentare la capacità di lavoro del mainframe senza richiedere competenze aggiuntive. Interessante, allora, è capire come agiscono le economie di scala. In uno scenario in cui i workload crescono, le piattaforme standard fanno da moltiplicatori dei costi. Il mainframe, invece, tende a impostare una curva in discesa: più alto è il workload nel tempo, meno costa l’operazione. In questo scenario, il prezzo “secco” della macchina conta, ma vanno aggiunte altre considerazioni. Esistono anche ragioni non tecniche che sottostanno alla scelta di una piattaforma. Semplificando, per Hoey, il mainframe va valutato in senso tridimensionale, facendo interagire i fattori del costo, della sicurezza e dell’affidabilità.Si tratta di prendere una decisione ampia, sui livelli di servizio.

Per questo, a un Cio in procinto di dismettere un mainframe per passare ad altre piattaforme, Hoey consiglia di stare attento ai costi di migrazione: l’operazione non è indolore e il costo finale potrebbe essere superiore alla somma degli addendi. Tutto dipende dai workload. E al Cio orientato ad attivarne uno, sottolinea la capacità del mainframe di diventare la base per costruire un sistema che dura nel tempo.

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