Il lavoro nell’era Web

Mario Bianco, trent’anni di esperienza nella selezione del personale, valuta il cambiamento di approccio alla ricerca del lavoro.

Mario Bianco può essere considerato uno dei “grandi vecchi” del mercato del lavoro in Italia.
Consulente di direzione da quasi un trentennio, dirige da parecchi anni
l’agenzia di selezione del personale Selebi, a Milano e ha da poco pubblicato la
quarta edizione della guida “Gli indirizzi che contano per trovare lavoro”. Ci siamo avvalsi della sua esperienza per studiare com’è cambiato il mondo della ricerca di personale nel corso del tempo, ovviamente focalizzandoci sulle professionalità informatiche.

Esiste, innanzitutto, una specificità del lavoro
nell’Ict? Si tratta di un comparto che presenta caratteristiche peculiari o che
le aveva un tempo e oggi, magari si è standardizzato?


“Si può rispondere osservando l’evoluzione della ricerca di personale, soprattutto nella fascia alta delle professionalità Ict. Una volta quello che si chiamava Edp manager era sostanzialmente un tecnico, mentre oggi, sempre più, deve avere capacità di organizzazione. Chi cerca questo genere di figure preferisce soggetti che, accanto ai soliti Erp e simili, sappiano gestire persone e impostare strategie. Evidentemente, questo è un segno dei tempi, che avvicina il Cio ad altre soggetti forti nell’organizzazione dell’impresa. Questo soggetto dev’essere in grado di decidere cosa mantenere in gestione interna e cosa delegare in outsourcing, perché questa è una tendenza marcata e non solo nell’informatica. Per quanto riguarda i professionisti “intermedi” rimane una certa specificità. Tra i plus che oggi fanno la differenza, poi, ci sono la conoscenza della normativa sulla qualità e possibilmente una certificazione, oltre all’ovvia competenza su Internet e sulla sicurezza”.

Si può individuare uno spartiacque nelle
modalità di ricerca delle figure professionali nel nostro
settore?

“Certamente l’avvento delle reti. Il fenomeno è partito
alcuni anni fa ed è ancora oggi ciò che fa evolvere le richieste. La convergenza
di computer e telefono sta cambiando l’assetto stesso del mercato, tant’è che i
carrier si stanno già attrezzando per reggere l’impatto della voce su Ip.
Conoscere questi scenari indubbiamente aiuta, così come è importante saper
impostare un sistema informativo organizzato per gestire soggetti che lavorano
in remoto, non solo in termini di accessibilità e di sicurezza, ma anche potendo
aggiornarli dal centro su sistemi operativi, programmi e policy adottate
dall’azienda”.

Quali sono le caratteristiche richieste oggi a
un It manager?

“Deve conoscere bene le funzioni aziendali, avere
capacità organizzative, ma anche essere aggiornato su ciò che di innovativo il
mercato propone, riuscendo a intuire quello che può essere realmente utile alla
propria azienda. Questo, però, non deve far perdere di vista la conoscenza delle
tecnologie-chiave sulle quali le imprese hanno basato la propria
informatizzazione. Per intenderci, chi cerca sul mercato queste figure non
prescinde da un buon livello di esperienza sugli Erp. Una tendenza degli ultimi
tempi è l’esperienza in progetti internazionali, richiesta anche da realtà con
base e attività in Italia”.

Come sono cambiati, nel tempo, i canali
attraverso i quali si svolge la ricerca del lavoro?

“Basta
osservare come oggi arrivano i curriculum dei candidati. In pochi anni, il
sistema postale è stato pressoché totalmente rimpiazzato da Internet, anche per
gli operatori storici. Per la ricerca di figure specializzate, oggi si segue in
larga parte la via della ricerca diretta. Per le altre, si procede con gli
annunci sui quotidiani oppure attraverso i siti Internet nel frattempo divenuti
importanti”.

Dati i tempi, il turnover sul mercato appare
oggi senz’altro minore rispetto al passato. Quali sono i candidati che oggi si
presentano per una posizione aperta e cosa stanno cercando?

“Qui
le cose sono cambiate nel tempo. Una volta, chi selezionava doveva stare attento
che il curriculum fosse omogeneo e poco discontinuo in termini di cambiamento di
posti di lavoro. Chi cambiava spesso non dava garanzia di affidabililità. Negli
ultimi anni, prima con l’onda della new economy e poi con l’avvento del lavoro
interinale, la situazione si è capovolta. In primo piano, ora, sono passati
criteri come la competenza o la volontà di seguire un percorso di carriera.
Certo, il lavoro a tempo determinato sta creando danni alla generazione che oggi
si affaccia sul mondo del lavoro, poiché molti giovani vengono impiegati per
attività molto operative, quando invece servirebbe soprattutto la formazione,
per creare nuovi specialisti e futuri responsabili”.

Si può ancora parlare, oggi, di fenomeno dello
skill shortage?

“Senza dubbio. A dispetto del fatto che si
ricevono più curriculum per singola ricerca, quando occorre trovare uno
specialista, anche in settori consolidati come gli Erp, si fa una grande fatica.
È anche cambiata la tipologia di figure richiesta. Se ancora alla metà degli
anni Novanta erano in voga gli analisti programmatori, ormai in cima alla lista
si sono portati i sistemisti di rete e chi ha competenze nel mondo Internet. Su
quest’ultimo fronte, anzi, si può dire che una conoscenza del Web sia ormai
richiesta anche alle segretarie, soprattutto se di alta direzione. Quasi
scomparsi, invece, alcuni soggetti, come gli specialisti Cad, segno del declino
industriale del Paese”.

Consiglierebbe a un professionista dell’It,
oggi, di cercare comunque, anche al di là della situazione economica
complessiva, di attivarsi per cambiare lavoro?

“Nell’attuale
contesto il cambio potrebbe essere rischioso. In ogni caso, è sempre opportuno
vagliare tutte le opportunità, ma occorre stare più attenti, magari guardando
prima su Internet le caratteristiche dell’azienda che sta cercando lavoro. E a
tutti i candidati consiglio di fare molte domande, anche al consulente che sta
facendo la selezione”.

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