Il gattopardo

Era già tutto previsto, dati causa ed effetto.

Si cambia nel modo in cui si vuole che poco o nulla cambi. Tutto un po’ noiosetto, in fondo, quanto sta accadendo ai vertici di Sun, scontato e prevedibile.

Nonostante ancora qualcuno si entusiasmi di fronte al cambio al vertice serotino, che ha portato sulla poltrona di amministratore delegato della società che ha inventato la rete-computer Jonathan Schwartz al posto del padre padrone Scott McNealy, salutando la cosa come un esempio di reazione alle negatività (trimestre in perdita) noi siamo convinti assertori dell’”era tutto previsto”. Perciò ci permettiamo non stupefare.

Era da almeno un paio d’anni che si poteva ritenere Schwartz, javista della prima ora, un ceo in pectore. A lui, spesso, l’onore di introdurre le nuove tecnologie, di difendere posizioni e credo della società, di portare avanti la rivoluzione dei blog dentro e fuori l’azienda. Un maitre a penser abile e arruolato. Un delfino, come si diceva in altri tempi.

Un neo-ceo a cui spetteranno anche oneri. Ti fanno osservare: gli toccherà tagliare, con l’amaro in bocca. Lo avrebbe fatto anche McNealy, con altrettanta malavoglia.

Il trimestre in rosso non è la causa del cambio al vertice, è solo una buona occasione per fare quanto si pensava da tempo. E se non fosse stato adesso, sarebbe stato fra sei mesi, un anno.

Sono altri i cambiamenti di trono che cambiano lo scenario competitivo, sparigliano il mercato, scompaginano le carte. Come quello che portò in prima linea Lou Gerstner a rilanciare Ibm, e con essa tutta l’informatica dopo le difficoltà e un po’ le colpe di John Akers.

Schwartz, la cui carica empatica è fuori discussione, non sarà un Gerstner. Anche perché in giro non ce ne sono più.

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