Il garante parla delle etichette rfid

In un’intervista al Sole 24 ore Stefano Rodotà spiega i contenuti del prossimo provvedimento

21 maggio 2004 Tempi duri per le targhette Rfid.
L’apparire dei primi esemplari di chip dotati di antenna che sotto forma di
etichette sono applicate ai prodotti trasmettendo via radio la propria
posizione, ha posto subito qualche problema di privacy. Qualcuno ha iniziato ad
adottarli e poi ha smesso in fretta come è successo in Germania a un punto
vendita Metro che ha dovuto ritirarle sotto la pressione delle proteste
degli utenti
. In Italia, però, dovremmo riuscire a evitare questi
problemi grazie all’intervento del Garante della privacy. Stefano Rodotà ha
anticipato ad Alfa, l’inserto che il Sole 24 ore dedica al mondo Ict, i
contenuti del provvedimento che si prepara a emanare.


“Faremo una distinzione netta – afferma Rodotà -. Da una parte
mettiamo gli impieghi che riguardano i prodotti senza che questo possa
comportare la raccolta dei dati sulle persone. In questo caso non c’è materia
per un nostro intervento”
. Dall’altra parte, però ci sono i prodotti che
comportano la raccolta dei dati e in questo caso “il cliente ha il diritto
di essere informato”
. “Questo deve essere assolutamente esplicito e
messo in grande evidenza”
, afferma il garante. Per quanto riguarda la
disattivazione invece è un’eventualità rispetto alla quale si sta ancora
discutendo. In pratica per quanto riguarda i chip passivi, che non permettono la
raccolta dei dati, bisognerà solo avvisare il consumatore
mentre nel caso di chip Rfid si configura il caso dei trattamento dei dati
personali. Per questo se il consumatore paga con la carta di credito e acquista
un prodotto con chip Rfid, il negoziante lo deve informare della sua intenzione
di adoperare i dati per tracciarne il profilo e ottenerne il consenso.

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