Il difficile ingresso dell’e-learning nelle Pmi. Le ragioni del mercato

Con Andrea Paravicini, fondatore di Manager.it, abbiamo analizzato perché le piccole aziende nazionali sono ancora restie a pianificare un serio programma di formazione a distanza, per qualificare le competenze interne. I problemi non dipendono solo dai costi.

La Piccola e media impresa (Pmi), vista fino a oggi come forza “trainante” dell’economia italiana, sta in realtà diventando l’anello debole della catena del valore del Sistema Paese: in forte crisi di capacità di generazione di ricavi, sta attuando tagli di costi e ristrutturazioni, ed è piuttosto assente (e sorda) nel considerare utile ogni criterio di “rivalutazione delle conoscenze” in azienda. In merito abbiamo interpellato Andrea Paravicini, fondatore nel 2000 di Manager.it, che dal proprio osservatorio ha avuto modo di toccare con mano l’approccio formativo delle Pmi in Italia . “È piuttosto sbalorditivo notare – commenta Paravicini – che la maggioranza delle Pmi pensa di “tenere botta” con strutture organizzative “tirate e tagliate” al minimo senza alcuna preoccupazione nei confronti del come riorganizzare, invece, una vera ripresa. Infatti, nel nome del re-engineering aziendale, vengono operate vere e proprie diaspore con cui si cacciano brillanti 40-50enni sacrificati in nome di freschi 25-30enni a cui, a costi inferiori dei precedenti, vengono richieste prestazioni e risultati che i primi non sono più in grado di garantire”.


Il ragionamento non fa una grinza: i manager anziani (che costano) non ottengono risultati minimali perché il mercato non tira, e allora meglio avere maestranze meno retribuite e senza pregiudizi che abbiano maggiore desiderio di arrivare ai risultati attesi.


“Alla fine – sottolinea il manager – è sempre una questione di tenere viva la tensione per raggiungere i risultati e, soprattutto, a costi inferiori, visto che i ricavi languono. In questo scenario, si dovrebbero intravedere notevoli spazi per la formazione in azienda perché vi dovrebbe essere la necessità di formare alla svelta, e con modalità il più possibile “certificate”, le nuove leve, ma in realtà non è così: purtroppo diversi sono gli indicatori negativi che rivelano la bassissima propensione agli investimenti, oggi considerati addirittura come spese, facendo cadere i presupposti contabili di ammortamento degli stessi. Altrettanto sconcertanti sono i tagli in diverse aree aziendali come quella del marketing, il che è come sostenere che il marketing, non producendo risultati a breve, non è oggi considerato fattore strategico. Inoltre le tattiche diventano strategie e la visione di breve “vince” su quella di più ampio respiro”.

 


Percorsi ad hoc a prezzi bassi


Nell’ultimissima parte del 2003 sono stati stanziati e ripartiti tra le regioni, 50 milioni di euro per incentivare l’introduzione della cosiddetta “formazione continua” (lifelong learning) sopratutto nelle Pmi cui dovranno essere destinabili il 70% dell’ammontare totale regionale. Ogni regione dovrà stabilire criteri di elargizione di questi fondi. Per misurare l’effettiva bontà di questo provvedimento, moltissimo dipenderà dall’efficacia attuativa regionale che, in ogni caso, non va a modificare la foto dello scenario. “Sino a oggi – riprende Paravicini – le Pmi sono rimaste fuori dal gioco dell’e-learning perché comunque richiedono percorsi ad hoc a costi bassi e con ritorni attesi elevati. La produzione attuale di e-learning è concentrata sul grosso del mercato, con corsi base rivenduti in quantità, oppure su “grossi committenti” di corsi specifici, che ne possono ripagare i costi di produzione”.


Per cui, secondo il manager è d’obbligo domandarci: l’azienda è pronta all’e-learning? ha già avuto esperienze in merito? cosa si aspetta? chi-decide-cosa? Dettagliate risposte a queste prime domande già possono delineare la propensione di accettabilità o meno dell’e-learning e se, in prima battuta, vi siano ostacoli alla sua introduzione. Inoltre, vi è il problema della retribuzione: quando un dipendente frequenta un percorso di auto-apprendimento online, ciò deve avvenire in azienda oppure anytime-anywhere? e poi, il dipendente che frequenta è retribuito o no?


Da esperienze di multinazionali italiane, se i percorsi di formazione a distanza non avvengono durante gli orari di lavoro, rientrando così nel conteggio dello stipendio, vengono frequentati da meno del 10% dei potenziali discenti. Importante è, dunque, fotografare non solo la predisposizione attuale dell’azienda all’introduzione dell’e-learning, ma anche quella di definire dei primi concreti passi necessari per consentire di valutare se il gioco valga la candela.


Chi decide di adottare l’e-learning, lo fa sulla scorta di elementi tangibili (costi, mancati ricavi, ricavi, risparmi, benefici e via dicendo) e di alternative ben identificate (costa meno tenere un dipendente e farlo crescere, posto che ne abbia le potenzialità, oppure formare da zero un nuovo giovane virgulto?). È indispensabile l’apporto e coinvolgimento pro-attivo del capo del personale o di chi ne fa le veci perché solo lui ci potrà dare elementi indispensabili per arrivare a formulare quel quadro conclusivo della prima indagine che aiuti subito a portare a delle successive decisioni e non a delle riflessioni che ne rimandino l’assenso-diniego. Difficilmente esiste un responsabile della formazione in una Pmi e questo fa sì che si riveli importante identificare l’insieme dei soggetti interessati/interessabili a percorsi formativi: questo, se da un lato contribuisce alla stesura della prima analisi, dall’altro dovrà comprendere anche quelle persone che dovranno poi decidere in merito alla formazione.

Valutare i livelli di apprendimento


Senza una certificazione del livello di apprendimento raggiunto, qualsiasi formazione tradizionale o Fad (formazione a distanza) o e-learning ne viene snaturata: ma quante aziende hanno già introdotto dei criteri di certificazione delle competenze? quante scuole di management hanno corsi con esami finali?


“Certamente la certificazione dipende un poco dalle abitudini del settore di appartenenza e dall’area in cui viene introdotta la formazione anche tradizionale – osserva Paravicini – ma è, comunque, inutile fare formazione, Fad, e-learning se non si introducono anche dei criteri valutativi che pesino non solo sul curriculum professionale dell’individuo, ma anche sulla sua retribuzione e/o posizione, bonus e altro ancora”.


Di solito i tre attori della formazione (chi la fa, chi la paga e chi ne usufruisce) sono in realtà piuttosto reticenti a svolgere controlli qualitativi del corso, per cui il risultato di queste tre attitudini lo si ritrova alla fine nei comportamenti di questi tre attori che, a seguito dell’effettuazione di percorsi formativi, hanno dato fin’ora validità ai soli “attestati di frequenza”, che sono lontani anni-luce dalla certificazione dell’apprendimento e dalla sua valorizzazione.


Tuttavia, più il pacchetto formativo si integrerà negli strumenti di Human resource (Hr) già utilizzati dall’azienda, più i risultati saranno ottimali riuscendo a provocare quel benefico ciclo di miglioramento continuo delle conoscenze in azienda.

I plus della piattaforma “eLearning for Tutor”


“In questo momento in Italia – prosegue il nostro interlocutore – non c’è capacità di produrre a bassi costi dei veri percorsi personalizzati di e-learning per le singole Pmi e fintantoché, da una parte, non si abbasseranno i costi di produzione/consulenza e, dall’altra, le Pmi riconosceranno maggiore importanza a percorsi di apprendimento online, l’e-learning rimarrà un fenomeno sporadico solo di alcune Pmi, che se lo potranno permettere”.


Da questa considerazione all’interno del portale manager.it è maturata la decisione di mettere a disposizione, gratuitamente, “eLearning for Tutor”, una piattaforma di e-learning già utilizzata da più di 600 formatori, consulenti, aziende ed enti.


La piattaforma, studiata espressamente per una grande facilità di immissione-pubblicazione riservata di corsi multimediali, è alla sua quarta release e consente di: iscriversi gratuitamente, senza alcuna obbligatorietà; disporre di una propria area “tutor” riservata e protetta da dove immettere autonomamente e gratuitamente, con percorso guidato semplicissimo, innumerevoli propri percorsi formativi; potere immettere glossari, Faq, forum, agenda e altro ancora in modo da gestire autonomamente, verso i propri allievi-discenti, propri corsi online completi di esami, esercitazioni e via dicendo.


“Per sapere costruire efficaci percorsi e-learning multimediali, cioè con testo, immagini, audio, video, esercizi, esercitazioni, glossari, Faq, non è banale e richiede professionalità che non sono diffuse nè così comuni – sottolinea Paravicini -. Ad esempio sapere che ogni 5-8 minuti vi è la necessità di un break nella lezione o solo saper trattare i cosiddetti “oggetti immagine/audio/video” perché possano essere velocemente visualizzabili dai discenti, non è da tutti. Molti hanno appena finito di imparare a utilizzare PowerPoint, che subito lo confondono con la possibilità di fare corsi online, che invece è piuttosto differente. Non è il caso, infatti, di evidenziare tecnicismi che sono solo la definizione di tantissimi strumenti/mercati per affrontare alcune possibilità che offre l’e-learning, ma vi è invece la necessità di tenere i piedi per terra e capire le ragioni del mercato senza soffermarsi al “doppio carburatore con spillo” oppure all’iniezione common rail: vi sono centinaia di strumenti di e-learning nel mondo e direttamente su manager.it, grazie a un accordo con l’autorevole Istituto americano indipendente Brandon Hall, dove è possibile trovare nel menu Impresa & Ripresa anche una sezione “e-learning in azienda?” in cui vi sono gratuiti white paper, executive summary, Faq, glossario e tanti dossier a pagamento in cui sono recensiti, come le auto su Quattroruote, centinaia di piattaforme di e-learning con tutte le loro caratteristiche, costi, così come tutti i sistemi di authoring o di simulazione o per effettuare live-learning o per m-elearning. L’importante è scegliere la cosa giusta per la propria azienda e, qualora non esistano le condizioni per effettuare e-learning, è meglio soprassedere per poi ritornare a verificare, passato un certo lasso di tempo, se siano cambiate le condizioni”.


Indubbiamente il cammino dell’e-learning, secondo Paravicini è già iniziato e “c’è solo un gran bisogno che diventi sempre più diffuso e riconosciuto come strumento accertato per apprendere e crescere sia per le aziende, che avranno la loro parte nel riconoscergli il suo vero ruolo a valore aggiunto, e non, quindi, solo di semplice spesa, sia per tutte le persone che lavorano e che potranno avere benefici più che proporzionali ad avere inserito in curriculum i risultati certificati del livello del loro apprendimento nei vari corsi frequentati”.

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