Il decoder porta Java in tutte le case

Lo standard per le applicazioni interattive del digitale terrestre, MHP, deriva dal linguaggio di Sun. Sviluppatori italiani all’avanguardia

MHP, acronimo di Multimedia Home Platform, è lo standard software che specifica l’insieme di funzioni che i produttori devono inserire nei decoder per permettere l’esecuzione in locale delle applicazioni interattive del digitale terrestre. Si tratta di un insieme di classi Java, con collegate regole di esecuzione, standardizzato nel 2001 dal consorzio europeo DVB (Digital Video Broadcasting), che fornisce a tutte le televisioni digitali un linguaggio comune con cui sviluppare le applicazioni. Ogni decoder è così in grado non solo di decodificare i diversi canali, ma anche di eseguire sia le applicazioni interattive mandate da Rai, Mediaset, La7, MTV e ogni altra televisione digitale, anche locale.


Il rischio della complessità


«La presenza della piattaforma MHP nel set top box – osserva Gianpaolo Balboni, senior manager Servizi tv e multimediali di Telecom Italia Lab – ha un valore che va oltre le considerazioni relative al servizio tv. Ciò che capiterà nel volgere di alcuni anni sarà, infatti, che in tutte le case degli italiani verrà collocato sul televisore, o eventualmente integrato dentro la tv, un piccolo computer programmabile, in grado di eseguire applicazioni Java che gli vengono fornite da remoto. Se a questo aggiungete il fatto che il set top box è collegabile alla rete di telecomunicazioni, quasi sempre attraverso la tradizionale presa telefonica, in taluni casi utilizzando le più moderne connessioni GSM/GPRS o ADSL, ecco che lo scenario di utilizzo diventa potenzialmente più ampio, sia per applicazioni di tipo commerciale sia per quelle di pubblica utilità».


In casa Sun Microsystems si dicono convinti che MHP offra interessanti opportunità per la comunità di sviluppatori Java, soprattutto quelli italiani, e puntano sulla semplicità d’uso. «L’Italia è all’avanguardia – sostiene Giuseppe Facchetti, Chief technology officer di Sun -. Siamo stati tra i primi in Europa a sviluppare applicazioni ed esiste una diffusa conoscenza di Java e MHP. Ci sono molti rappresentanti di enti governativi e aziende italiane nei vari comitati internazionali di definizione degli standard».


Pur essendo uno standard consolidato, MHP è in via di evoluzione su alcuni aspetti. In particolare, si lavora sul fronte della security, con lo standard SATSA (Security and trust services Api) utilizzato anche per telefonini, e sulle tecnologie legate alle smart card, un metodo comodo per autenticare gli utenti.


«Oggi i decoder sono molto semplici – precisa Facchetti – e spero che continuino a esserlo. Si comincia a parlare di decoder con hard disk o collegati alla stampante e gli standard devono seguire l’evoluzione dei terminali, che diventano più intelligenti. Tuttavia, più funzionalità vuol dire anche maggiore complessità di gestione. Sun ha il pallino della semplicità, un approccio opposto ai nostri concorrenti: riteniamo che la complessità debba restare nel data center, dove ci sono specialisti pagati apposta».


Nel mirino anche IPTV e DVBH


Al di là del supporto alla comunità di sviluppatori Java, l’impegno di Sun nel digitale terrestre è su più fronti: sia nello sviluppo di applicazioni (alcune già in produzione da un anno), sia nella definizione della piattaforma per il centro servizi (già realizzata per due grandi broadcaster), sia nel Digital asset management, ovvero il software per la gestione gli archivi multimediali di broadcaster e fornitori di contenuti. Inoltre, nella sede milanese di Sun è operativo un laboratorio dedicato dove con i clienti e i partner possono verificare il lavoro già svolto e sviluppare e testare prototipi di applicazioni.


Ma Sun non si ferma qui. L’interesse dell’azienda è a 360 gradi sulle soluzioni emergenti, fra cui l’IPTV, ovvero la televisione su protocollo IP, e il DVBH, utilizzato per trasmettere il segnale televisivo sul telefono cellulare.


«L’IPTV è più consolidata – commenta Facchetti – e prevede un rapporto one-to-one tra chi trasmette e chi riceve. Il DTT è one to many, però diventa personale con l’interattività. Sono complementari, anche se qualche volta potrebbe esserci competizione. Di sicuro sono due opportunità It, perché entrambe richiedono investimenti in Information technology. Quanto alla Mobile tv in DVBH, su cellulari e PDA, riteniamo che rappresenti l’immediato futuro ed esprime bene il concetto di convergenza, di cui tanto si parla. È un’altra opportunità interessante, sia per la gestione dei contenuti sia perché esiste un ampio range di applicazioni da costruire».

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