Il decalogo per rilanciare l’ICT

Dalla School of Management del Politecnico di Milano, 10 consigli per dare una scossa all’Italia digitale.

A colpi di post-it virtuali Andrea Rangone, responsabile degli Osservatori della School of Management del Politecnico di Milano, ha dato il via al convegno inaugurale di Smau facendo il punto sulla situazione dell’azienda Italia.

E visto che la litania, bassa produttività, scarso utilizzo Ict, bassa spesa delle aziende in tecnologia in particolare per quanto riguarda le piccole e medie imprese, è abbastanza scontata, il docente del Politecnico di Milano prova a sottolineare anche i lati positivi.

Che sono investimenti in telecomunicazioni quali al livello dei paesi più avanzati, il successo dei cellulari che vantano una percentuale di penetrazione altissima, lo sviluppo della banda larga mobile e della tv digitale.

Però i problemi rimangono e affinchè l’ICT possa veramente diventare una leva strategica per la competività del sistema Italia, la School of Management ha stilato un decalogo sull’Information e Coomunication Technology.

1. Non parlare più di Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione, ma di tecnologie per l’Innovazione e la Competitività

2. Serve un elettroschock culturale per superare il digital divide, che è in primis culturale. E a tutti i livelli: Manager, Imprenditori, Funzionari pubblici, Giornalisti/Editori, Università, Analisti, Politici, Istituzioni, Associazioni

3. Per fornitori ed esperti di ICT: abbandonare il gergo da iniziati, fatto di acronimi e tecnocratese. Bisogna rendere l’ICT più sexy e comprensibile anche per i non addetti: manager, imprenditori, politici, giornalisti e via dicendo.

4. Diffondere una reale e concreta conoscenza del valore gestionale dell’ICT:
dati e informazioni affidabili, casi concreti, benchmark per dare indicazioni ed esempi a chi deve decidere. In altre parole, meno “medie del pollo” e maggiore focus su best e worst practice.

5. Per decisori aziendali (privati e pubblici): non è necessario sviluppare approfondite competenze tecnologiche ma aprire la mente e renderla più sensibile al valore competitivo dell’ICT

6. Serve una via italiana all’innovazione digitale: non scimmiottare paesi esteri più avanzati, ma tener conto delle nostre peculiarità e valorizzare i nostri asset.

7. Bisogna guardare al digitale a 360 gradi. Digitale non è solo il mondo PC-centrico, ma anche il mondo cellulare-centrico e TV-centrico.

8. In un Paese in cui la spesa pubblica pesa circa la metà del PIL è fondamentale il ruolo trainante della PA per:

  • innovazione e sburocratizzazione della PA stessa
  • stimolo alla domanda interna di ICT
  • effetto di trascinamento soprattutto sulle PMI (ad es. eProcurement e fattura elettronica)

9. Definire una priorità chiara nell’agenda dei Governi, centrali e locali: azioni concrete per “spronare” le aziende a investire di più in ICT (ad es. defiscalizzazione degli investimenti, fondi per l’innovazione)

10. Sbloccare lo stallo, a livelli di investimenti e regole, delle autostrade digitali a banda larga, che sono le reali vie di comunicazione a elevata percorrenza  dei prossimi decenni.

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